Perché ho permesso a mio figlio e a mia nuora di venire a vivere con me? Ancora non lo so.
Sono Vera Esposito, vivo in un appartamento di due stanze in una zona residenziale di Bologna. Ho sessantatré anni, sono vedova. La mia pensione è modesta, ma riesco a vivere. Quando mio figlio Marco si è sposato due anni fa, come ogni madre, ero felicissima. Lui è giovane ha trentun anni, e mia nuora Chiara è un po più giovane. Si sono sposati, uniti in matrimonio, ma non avevano dove vivere. Non avevano una casa. Dissero: “Mamma, vivremo con te per un po. Presto risparmieremo per lanticipo del mutuo e ce ne andremo.”
Io, da sciocca, ero entusiasta: pensavo che mi sarei occupata dei nipoti. E li ho fatti restare. Ma ora non so come uscirne. Perché quel “per un po” sono già due anni, e la qualità della vita è scomparsa per tutti.
Allinizio, cercavo di non intromettermi. Sono giovani, si devono abituare alla vita di coppia. Non li disturbavo, cucinavo per loro, lavavo i panni, facevo tutto come si deve. Poi Chiara è rimasta incinta. Fu presto, pensai se Dio lo vuole, ci sarà un motivo. Nacque mio nipote, Matteo. Un bambino adorabile. Solo che, con la sua nascita, tutti i risparmi sono svaniti. Tutti sanno quanto costa crescere un figlio: pannolini, latte, omogeneizzati tutto caro, e Chiara vuole solo marche costose, sempre fresche, solo importate.
Io sono disposta ad aiutare. Ma non sono una domestica. Eppure, sono diventata babysitter, cuoca e cameriera in una. La giovane mamma è “troppo stanca”. Pare che Matteo non la lasci dormire. Allora lei resta a letto fino a mezzogiorno, attaccata al telefono. Il bambino è nel box. Lei sul divano. La TV accesa, il pranzo pronto, il pavimento lavato, il nipotino già lavato. E Chiara si lamenta di essere “esausta”.
E mio figlio? Marco va al lavoro e torna a testa bassa, non apre bocca. Se provo a parlargli, subito si sfila. Dice: “Mamma, non immischiarti.” E Chiara si comporta come se fosse lei la padrona di casa. Io dico una parola, lei ne risponde con tre. E sempre a voce alta. Poi Marco dice che “opprimo” sua moglie. Opprimere! Proprio io, che li aiuto così tanto!
Non so più cosa fare. Dico a Marco: “Figlio, cercatevi un affare. Sono stanca.” E lui risponde: “Non abbiamo soldi, mamma.” Ho proposto di cambiare casa: io avrei preso un monolocale e loro avrebbero risparmiato per un mutuo, vivendo come adulti. Responsabili della loro vita. Avrei aiutato con il nipotino quel che potevo. Ma no, mio figlio annuisce, ma nulla cambia.
Capisco che sono giovani, è difficile. Ma non sono fatta dacciaio. Ho problemi di pressione, dolori alle articolazioni, insonnia. E se hanno bisogno di me, corro allospedale, alle iniezioni, e passo giorni col nipotino. Se dico di essere stanca, mi guardano come se fossi una traditrice.
Recentemente cè stato un grosso litigio. Mi sono svegliata, ho messo in ordine la cucina, preparato la pappa per Matteo, come sempre. Chiara si alza e dice: “Perché hai fatto questa pappa di nuovo? Ti ho detto che voglio quelle già pronte!” Non ho trattenuto le parole. Le ho detto che sono una nonna, non una macchina da cucina. Che dovrebbero mantenere la loro famiglia. Ha pianto, Marco ha preso le sue difese, hanno sbattuto la porta e sono usciti. Unora dopo sono tornati come niente fosse. Nemmeno una scusa.
Ora mi sveglio ogni giorno e penso: perché li ho fatti restare? Perché non ho insistito allinizio? Forse perché sono una madre. Perché amo mio figlio. E sempre più spesso mi chiedo lo amo, ma sono esausta. E quando mi siedo a prendere le pillole per la pressione, penso forse è davvero ora di mandarli via? Farà male, ma almeno non impazzisco.
E ditemi sono solo io così ingenua? O cè qualcun altro della mia età caduto in questa trappola?






