Fodera: L’Essenza Nascosta delle Storie Italiane

Lucia, sei tu? mi chiese, sorpresa, quando la vecchia compagna di classe mi aprì il portone del suo appartamento a Napoli. Non la vedevo da più di un anno, eppure mi aveva chiamata, invitandomi a farle visita. Lucia non era mai stata una ragazza dalla corporatura esile; al contrario, era sempre stata rotonda e non si vergognava di questo: si era sposata presto, aveva avuto un figlio, non aveva conosciuto la povertà. E ora, di fronte a me, cera una donna magra, spenta, con le occhiaie più profonde che avessi mai visto.

Quanti chili hai perso? le dissi, cercando di mascherare lo stupore.
Ventanni, vieni dentro mi indicò la cucina, dove il profumo del caffè aleggiava il peso continua a scivolare. Credevi che fossi felice? È per questo che ti ho chiamata.

Se non sai tu perché, non avresti dovuto chiamare me, ma la dottoressa Vania, che è una nostra amica in medicina.
Io ho già fatto tutti gli esami, versò il tè in due tazze, fissandomi con occhi tristi tutto è nella norma, non hanno trovato nulla. Ti ricordi la storia che mi raccontavi di Arianna, la nostra compagna di corso? Che fine ha fatto? Anche a lei i medici non hanno scoperto nulla?

Sì, lo ricordo, mormorai, ma non ci credevi allora.

Prima non credevo, ma ora la sua voce si incrinò qualcosa è successo e non so più a cosa credere.

Parla, le dissi, impaziente di scoprire la verità su quella donna che un tempo conoscevo.

È iniziato sei mesi fa, iniziò Lucia, mentre continuava a tagliare i cetrioli per linsalata ero lì, come ora, a sminuzzare un cetriolo, e improvvisamente il tempo sembrò fermarsi. Continuavo a tagliare e il cetriolo non finiva mai. Sai che non credo a cose immateriali, o almeno non credevo prima

Che incipit intrigante, commentai, amante dei misteri. Mi accoccolai sul divano, pronta a sentire il resto.

Non avevo ancora capito cosa stesse succedendo quando ho sentito il campanello. Guardai lo spioncino: nessuno. Pensai fosse dei ragazzi che scherzavano. Aprii la porta e trovai un pacco posato sul tappeto. Lo spostai con cautela, ma una voce interiore mi spinse a guardare dentro. Dentro cera unicona antica, di quelle che si trovano nei vecchi monasteri.

È davvero antica? incrociai lo sguardo, meravigliata, perché Lucia non andava né in chiesa né pregava.

Il mio zio Pietro, antiquario, lha riconosciuta subito. Mi ha offerto una buona somma di denaro, ma lha tenuta.

E tu? chiesi, mentre il dubbio mi attanagliava.

Mia nonna mi raccontava dellicona miracolosa vicino a una sorgente sacra. Dicono che licona nasceva lì, veniva portata tre volte in chiesa e poi tornava alla sorgente. Ho pensato che se licona mi aveva scelto, potesse restare con me.

È incredibile, confessai, senza aver mai sentito una storia simile.

Una settimana dopo è iniziato il peggio, Lucia scosse la testa, triste il mio gatto, Fulvio, è scomparso. Era giovane, sano, con tutti i vaccini, e lo tenevamo docchio. Una notte lo ho inseguito con il suo topolino di plastica, ma al mattino non è più uscito. Labbiamo seppellito al cimitero per animali.

E poi? premisi, il cuore che batteva più forte.

La mia madre, che lavora al pronto soccorso, mi ha chiamato: è caduta in casa e si è fratturata la gamba. Ho chiamato mio marito, ma mi ha detto che oggi lo hanno licenziato, lo hanno ridotto a un lavoro mal pagato.

Non ti sembra che tutto questo sia legato allicona? intervenni, preoccupata.

Mi hanno sempre detto di liberarmene, ma ho pensato che tutti mi invidiassero per quelloggetto prezioso.

Non è stato un caso, replicai, il pacco era stato messo sotto la porta. È una copertura, un nascondiglio.

Come può una copertura contenere unicona? dubbò Lucia, confusa è la Regina del Cielo che ritrae.

Dovremo scoprirlo, dissi, mentre la tensione riempiva la stanza. Raccontami cosa è successo dopo.

Il figlio, Marco, è stato ricoverato per un mese. Io ho iniziato a dimagrire, credendo fosse per lo stress. Dovevo correre da un capo allaltro: al negozio, alla cucina, al reparto ospedaliero, e poi al lavoro. Mio marito ha trovato un nuovo impiego, ma guadagna la metà di prima. Quando Marco è uscito dallospedale, tutto sembrava tornare normale, ma io continuavo a perdere peso. Mi tornò alla mente il caso di Arianna: anche a lei i dottori non avevano trovato nulla.

Eppure, confermai, cè una connessione.

Prima della difesa della tesi, io, la mia amica Tina e sua cugina Giulia avevamo organizzato un picnic. Ognuna di noi aveva un fidanzato; i ragazzi accettarono di passare la notte in tenda sul fiume. Sulla via ci siamo smarriti nel bosco. Giulia trovò un fazzoletto di seta su un ramo, lo mise al collo e subito scoprì un sentiero che ci riportò al fiume.

Quel fazzoletto non era qualsiasi, rise Giulia.

Meglio non prendere cose altrui, temette Tina.

Era solo un fazzoletto perso, rispose Giulia, lo terrò per me.

Ci divertimmo, pescammo, nuotammo, cucinammo una zuppa di pesce, cantammo intorno al fuoco. Al mattino, quando dovevamo tornare, Giulia era debole, aveva mal di testa. Lultimo tratto del cammino lo portò Kostya, il suo ragazzo, a trasportarla in braccio. Giulia iniziò a indebolirsi, non riuscì più a sostenere gli esami e fu bocciata. Nessun esame clinico trovò nulla.

Allora sono andata dalla nonna di Giulia, la signora Ustina, che vive a Croton, unanziana che cura malattie energetiche. Mi diede il fazzoletto, lo portò a una grotta dove lo seppellirono sotto un albero e preparò un decotto di erbe. Giulia bevve e in poco tempo riprese vigore, uscì dallospedale.

Forse dovremmo andare da Ustina con licona, suggerì Lucia, sperando.

Così facemmo, ma Ustina era già morta; arrivammo a una veglia funebre. Lì incontrammo sua figlia, la suora Maria, che pulì licona con acqua santa, la benedisse e ordinò di portarla in chiesa. Lucia fece come le fu detto, e tutte le sventure cessarono. Ricominciò a mangiare, a riprendere forma, e pochi mesi dopo diede alla luce una bambina, che chiamò Martina.

Il destino è stato salvato, conclusi, mentre le luci del tramonto filtravano dalla finestra, dipingendo la stanza di rosso fuoco.

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