Chiara Verdi: Ti racconto, cara, di quelle serate che non finisco mai di ricordare. Ho provato mille volte a dire alla suocera, Maria Bianchi, di non venire più a questora, ma sembra che non mi ascolti affatto.
Per un motivo che non riesco a capire, Maria si crede in diritto di passare a casa nostra senza preavviso. Il nostro piccolo, Gianni, ha appena compiuto un anno e ho stabilito una routine precisa. Se non si addormenta verso le otto di sera, preferisco non metterlo a letto, perché altrimenti ci aspettano due ore di puro inferno.
Parlarne con lei è come parlare al muro. Per quanto le chieda di non venire così tardi, non cè risposta. Non capisce che non è una buona idea farla venire quando il nipotino è già così stanco.
Lavoro fino a tardi, dice. Si ferma per mezzora, gioca con Gianni, lo fa ridere, lo eccita, e poi tocca a me trascorrere la mezza notte a farlo addormentare. Dopo si agita, piange, e tutta la serata è un susseguirsi di lamenti.
Che fare, allora?
Stamattina, come al solito, ho messo Gianni a letto. Luca e io avevamo deciso di guardare un film. Proprio in quel momento sente bussare alla porta. Luca apre e cè Maria, con la sua borsa piena di pannolini e giocattoli.
Non so come descrivere quello che ho provato: una rabbia che mi ha travolto. Gianni aveva appena iniziato a dentare, era agitato e noi cercavamo disperatamente di trovare un attimo di tranquillità. Ho cercato di restare calma, perché dopotutto è la madre di Luca.
Mi sono messa a piangere finta, ho toccato la guancia e ho urlato:
Sei arrivata al momento giusto! Ho un mal di denti, non ce la faccio, non voglio andare dal dentista da sola. Restate un po con il bambino, poi andiamo via.
Luca non capiva più nulla. Si è infilato rapidamente una giacca e siamo usciti di casa.
Che spettacolo è questo? ha chiesto Luca, ancora confuso.
Almeno riusciamo a scappare da qui. E non dimenticare di spegnere il cellulare! gli ho risposto, cercando di sorridere.
Siamo rientrati a casa oltre mezzanotte. Maria ha dovuto prendere un taxi, che costava venti euro, per tornare al suo appartamento a Roma. Gianni dormiva in una culla, ma dappertutto cerano pannolini sporchi e vestiti macchiati. Giocattoli, ciucci, sonagli: un vero caos da artista.
Maria era esausta, il trucco sbavato e la gonna piena di beh, di una roba che solo i neonati possono produrre. Da quel giorno è venuta meno spesso e, soprattutto, non più a questora tarda.
Ecco, ora sai cosa ho passato. Spero che almeno tu non debba mai sentirti così. Un abbraccio.






