Il cuore di mamma e papà: un racconto sulla famiglia, sulle preoccupazioni e sull’amore che non invecchia mai

Il cuore di un genitore. Racconto

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Ma che hai stamattina, perché hai quella faccia scura? Non sorridi nemmeno. Dai, sediamoci e facciamo colazione.

Il marito entrò in cucina stiracchiandosi assonnato. Finalmente una domenica di riposo.

Sul fornello sfrigolavano uova con pancetta, mentre la moglie versava il tè. Le servì più di metà delle uova nel piatto, con una fetta di pane accanto. Su, mangia, dai.

Non capisco, ho fatto qualcosa di sbagliato, Caterina? chiese gentilmente Giulio.

Sì, abbiamo sbagliato tutti e due. Non li abbiamo cresciuti nel modo giusto Caterina Romano si sedette accanto a lui, e iniziò a mangiare senza molto appetito.

La nostra Lucia e il nostro Paolo sono cresciuti, abbiamo fatto sacrifici, ci siamo privati di tante cose per loro, erano altri tempi. Abbiamo sempre dato sostegno a loro, ma chi sostiene noi? Anche solo con una parola? Hanno sempre problemi: si lamentano della noia, poi si lamentano dei soldi che non bastano. Tutta una lagna, sia da Lucia che da Paolo.

Ma perché dici così?

Giulio Bianchi aveva già finito le uova e si stava gustando una fetta di pane fresco col burro e la marmellata.

Beato te Loro scrivono tutto a me, alla madre. Paolo ieri voleva portare la famiglia a giocare a bowling, ha chiesto soldi fino allo stipendio, mi sono arrabbiata, non glieli ho dati. Si è offeso. E poco prima mi aveva chiamata Lucia: anche lei giù di morale, la carriera da cantante non decolla. Certo, piace anche a me che lei canti per passione, però deve pur lavorare! Lei invece sogna di mantenersi solo col canto, ma non ce la fa. Non è da tutti, lo deve capire e trovare un lavoro normale! Poi, pensa, da bambini andavano daccordo con Paolo, ora invece sembra che nemmeno si parlino!

Caterina Romano spinse via il piatto con luovo ormai freddo e bevve il suo tè.

Ma dai, non fartene un dramma, tutto si sistema. Anche noi da giovani avevamo le nostre crisi, ricordi? provava a consolarla Giulio; ma lei si irritò ancora di più.

Ma cosa dici, Giulio Ricordatelo tu! Noi vivevamo secondo le possibilità, e tutto ci sembrava un dono. Quando è nato Paolo, era una grande gioia. La carrozzina e il lettino me li aveva passati unamica, mia sorella mi aveva dato i vestitini del suo primogenito. Tutto usato, ma sembrava nuovo, i bambini crescono in fretta. E noi eravamo felici. E poi, quando abbiamo comprato la Fiat 127, ci sentivamo dei signori! Avevamo persino il box sotto casa! Oggi, invece, se non sono stati allestero, sembra che la loro vita non abbia senso Ma chi li ha cresciuti così, dimmi tu?

Sono i tempi, Cate, troppe cose nuove, troppe tentazioni. Sono giovani, dai, capiranno.

Eh, speriamo non sia troppo tardi Inseguono i soldi e intanto la vita passa. Mi guardo allo specchio e dico: ma sono davvero io? Ormai nonna già. E tu, nonno

Li interruppe il suono del telefono: era Paolo.

Ecco, di nuovo, ci risiamo Caterina Romano prese il cellulare e mentre parlava gli occhi si sgranavano per la sorpresa, si alzò di scatto.

Giulio, vestiti subito che Paolo è in ospedale! Mi ha chiamato il suo compagno di stanza.

Ma che è successo? Anche Giulio Bianchi saltò su, si vestì alla veloce.

Non ho capito bene lavorava col flessibile e si è fatto male a una mano. Pare che stiano provando a riattaccargli il polso, speriamo che vada tutto bene, che disgrazia Chissà se non resta senza mano! Dai, muoviamoci.

Si vestirono in fretta, non più giovani ma nemmeno anziani, con lansia nei loro occhi.

E salirono di corsa, dimenticando tutto il resto, diretti in ospedale dal figlio

Mentre correvano, Lucia telefonò: Mamma, passo da voi a pranzo, va bene?

Sì, vieni pure, forse quando torniamo siamo già a casa rispose Caterina Romano con il fiato corto, e senza aspettare la risposta corse dietro a Giulio verso la fermata dellautobus.

Allospedale li calmarono subito: la mano era salva ma per ora non era possibile vederlo.

Finché non ci fate entrare non me ne vado, resto qui ad aspettare Caterina si sedette nella sala dattesa, Giulio al suo fianco.

Dimprovviso Lucia entrò di corsa nellospedale, si gettò tra le loro braccia:

Mamma! Ma cosè questa faccia? È andato tutto bene. Paolo aveva preso un lavoretto extra ieri sera, doveva sistemare una macchina a uno. Non riusciva a smontare un pezzo, credo tagliava dei bulloni si è ferito, ma ora ha ripreso i sensi, hanno cucito tutto, le dita si muovono. Mamma, che paura che avete, ma è tutto a posto!

Ma come lo sai? si stupì Caterina.

Noi ci scriviamo sempre, anche con sua moglie Elena. E ci diamo una mano a vicenda, perché?

Perché noi pensavamo non vi sentiste più perché non ce lo dite mai? spiegò Giulio Bianchi.

Papà, siete così forti voi due, sempre tutto sotto controllo, non volevamo preoccuparvi per niente sorrise Lucia. E poi sembrate ancora giovani, abbiamo pensato che fosse ora vi godeste un po la vita senza impicci, tutto qui.

Ma va là, io credevo che non vi interessasse nulla di noi sorrise Caterina finalmente.

Ma dai, mamma! Il vostro è un altro mondo, siete delle rocce, e noi vorremmo essere come voi, anche se ogni tanto non ci riusciamo ma ci proviamo davvero, credetemi.

I genitori si guardarono e nei loro occhi lansia lasciava spazio a un sorriso sincero.

Mamma, papà, devo dirvi una cosa disse Lucia. Mi hanno presa a lavorare. E intanto mi chiamano a cantare agli eventi! Allasilo, ieri poi sono andata a cantare alla casa di riposo, mi hanno applaudita tantissimo! E una vecchietta piangeva sua figlia è una cantante famosa ma sempre in tournée, lha lasciata lì da sola che tristezza.

Di slancio abbracciò i genitori: Mamma, papà, vi vogliamo bene, lo sapete, vero?

Arrivò linfermiera e finalmente concesse loro di entrare un attimo da Paolo. Caterina si trattenne dal piangere, ma Paolo fu sereno:

Mamma, ora basta preoccuparsi, è tutto risolto. Papà, ti ricordi quella volta nel box con la macchina che hai trovato il nido di vespe? Ti hanno punto tanto che sei finito pure tu allospedale capita! Quando torno a casa, venite tutti a festeggiare il Capodanno con noi, stavolta facciamo sul serio e passiamo una sera insieme. Così Lucia ci presenta il suo ragazzo, non ve lho ancora detto?

Caterina e Giulio decisero di tornare a casa a piedi, per prendersi una boccata daria e riflettere.

Non ancora vecchi, ma nemmeno più giovani, questi genitori camminano con il cuore pieno di emozioni.

Ah, questo cuore di genitore: sempre a pensare ai propri figli, a desiderare che siano migliori degli altri, che vivano con saggezza, che ascoltino i consigli dei grandi.

Ma loro hanno la loro strada, comunque vada E sono comunque dei bravi ragazzi, sono nostri figliPer strada, il sole di dicembre filtrava tra i rami spogli, e il vento gelido fece rabbrividire Caterina. Giulio le prese la mano senza dire una parola. Camminarono così, silenziosi, sentendo che sotto al peso delle preoccupazioni stava nascosto, ancora acceso, quellamore semplice che li aveva accompagnati per tutta la vita.

Caterina lo guardò, finalmente alleggerita dai timori: “Forse non abbiamo sbagliato niente, Giulio. Sono solo cresciuti, tutto qua. E noi con loro.”

Lui annuì, con un piccolo sorriso che sciolse i residui di malinconia. I punti di riferimento cambiano, pensò, ma il cuore rimane sempre lo stesso, capace di spalancarsi davanti a una paura come alla gioia più inattesa.

Quando rientrarono a casa, li attendeva il profumo del pane e il morbido calore dei gatti che vagabondavano per la cucina. Caterina si voltò verso Giulio: “Facciamo una torta, stavolta quella con le mele di quando erano piccoli?”

Giulio rise, accarezzandole la guancia: “E magari invitiamo tutti, figli, amici, nipoti, chi capita. È ora che la nostra casa torni a riempirsi di risate.”

Mentre iniziavano a sbucciare le mele insieme, la cucina si colmò della musica lieve delle cose buone che restano nel tempo: la presenza silenziosa, il calore di un abbraccio, la certezza che il cuore di un genitore, come una casa vera, ha sempre una stanza pronta ad accogliere chi torna, chi cresce, chi sbaglia e chi sogna, oggi come ieri.

E forse domani, tra un dolce in forno e vecchie foto sul tavolo, Caterina e Giulio avrebbero imparato, insieme ai loro figli e nipoti, a lasciar andare le ansie. Perché nel viaggio infinito dellessere genitori, la cosa più preziosa resta la speranza che ogni passo, anche il più incerto, si fa sempre insieme, tenendosi per mano.

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