Ma stai scherzando, Davide? Dimmi che è solo una battuta stupida, ti prego. O forse ho sentito male con il rumore dellacqua?
Giulia chiuse il rubinetto, si asciugò le mani con uno strofinaccio e si girò lentamente verso suo marito. In cucina si sentiva profumo di verdure bollite, prezzemolo fresco e arance candite: odore di festa imminente. Mancavano appena sei ore a Capodanno. Sul tavolo la montagna degli ingredienti per l’insalata russa era già pronta, nel forno arroventato il cappone ripieno cuoceva lento e in frigo si stava solidificando la gelatina che aveva preparato durante la notte.
Davide era fermo sulla soglia, passava il peso da un piede allaltro come un ragazzino in colpa. Continuava a giocherellare con un bottone della camicia, quel suo gesto da quando sa di essere in torto ma non vuole mollare la presa.
Giulia, non ricominciamo, ti prego la voce aveva un tono quasi implorante, da vittima innocente. Stefania ha avuto un guaio con lacqua. Non proprio allagamento, ma glielhanno staccata pure il riscaldamento è fermo. Pensa che notte di San Silvestro per i ragazzi, al freddo. Non me la sono sentita di dirle di no. Sono pur sempre i miei figli.
I figli sì, sono i tuoi, cercava di mantenere la calma, ma dentro sentiva una rabbia gelida e Stefania? È tua figlia anche lei? Perché non può andare da sua madre, da unamica, in albergo? Con quello che le versi di mantenimento, si potrebbe permettere una suite in centro.
La madre è alle terme, le amiche sono via distolse lo sguardo e poi è una festa di famiglia. Ai bambini farà piacere passare la mezzanotte col papà! Stiamo insieme tranquilli, si cena, si guarda i fuochi. Su, che sarà mai? Qui cè spazio per tutti
Giulia si guardò intorno. Sì, la casa era grande, ma era la loro. Nel vero senso della parola. Su quella festa ci aveva lavorato una settimana: sacrifici, pulizie, decorazioni, aveva scelto le tovagliette abbinate alle tende e comprato per Davide quel profumo francese da uomo che desiderava da mesi. Se lo era immaginato tutto diverso: luci soffuse, musica leggera, loro due e basta. Il primo Capodanno in tre anni senza invitare nessuno, senza partenze. E ora, invece, il castello di carte crollava.
Davide, ce lo eravamo promessi sussurrò. Questo doveva essere il nostro momento. Non ho nulla contro i tuoi figli, mi conosci. Ogni volta che vengono, li accolgo. Ma lei… Hai invitato tua ex moglie al nostro tavolo. Ti rendi conto?
La fai più grande di quello che è lui agitò la mano, come se volesse ridimensionare il disagio. Siamo persone civili. Stefania è la madre dei miei figli e basta. Non essere egoista, Giulia. Non puoi essere così rigida, specialmente a Capodanno. Arrivano tra unora.
Si girò di scatto ed uscì dalla cucina, come se avesse paura di una reazione violenta. Giulia rimase appoggiata al piano, sentiva il profumo del cappone arrostirsi, ma lo stomaco era chiuso. Non essere egoista, quella frase le fece male più di tutto. In tre anni aveva fatto limpossibile per essere la moglie perfetta. Aveva imparato a convivere con la famiglia pregressa di lui, accolto i bambini ogni weekend, risposto alle chiamate notturne di Stefania per richieste assurde: cambiare una lampadina, portare il gatto dal veterinario. E ora?
Continuò a tagliare patate in silenzio, sperando che la rabbia si sciogliesse. Forse davvero non era la fine del mondo. Forse Stefania si sarebbe comportata bene, magari il Capodanno avrebbe portato una magia.
La magia, però, non arrivò. Il campanello suonò con precisione dopo cinquanta minuti. Giulia aveva appena avuto il tempo di togliere la vestaglia, infilarsi un abito elegante e una passata di mascara. Davide corse ad aprire tutto sorridente, come un ragazzino la mattina di Natale.
La processione entrò con un fracasso che spazzò via ogni atmosfera. I primi a scattare furono i bimbi Matteo e Riccardo, dieci e sette anni che scattarono sui parquet candidi senza togliersi le scarpe, lasciando le orme ovunque. Poi arrivò lei: Stefania.
In rosso sgargiante, scollatura esagerata, borse enormi tra le mani e nuvola di profumo dolce che stuccava ogni altro odore.
Finalmente! sbottò, scrollandosi la neve dalla pelliccia direttamente sul tappeto. Il traffico era impossibile, al tassista ho dovuto quasi urlare! Davide, porta questi sacchetti, ci sono i regali per i bambini e uno champagne serio. Mica quello che compri tu.
Giulia li accolse in corridoio col sorriso di circostanza.
Buonasera, Stefania. Ciao ragazzi.
La ex la squadrò, fissando a lungo labito sobrio di Giulia.
Ciao, Giulia salutò distrattamente. Ma qui fa un caldo soffocante! Davide, le mie pantofole dove sono? Quelle rosa che ho lasciato lultima volta che sono passata a prendermi i soldi?
Subito, te le prendo, Stefi Davide si fiondò dentro la scarpiera.
Stefi. La sensazione di un elastico che le si stringeva nello stomaco. In casa sua, pantofoline della ex?
Gli ospiti entrarono in salotto. I bambini già urlavano davanti alla TV, saltando sul divano nuovo che Giulia non aveva mai permesso a nessuno di maltrattare.
Matteo, Riccardo, fate attenzione, per favore cercò di dire con gentilezza.
Ma sì, sono bambini! intervenne Stefania, già sprofondata in poltrona Si devono sfogare! Davide, portami un bicchiere dacqua, che sono tutta secca.
Seguì unora da tragedia della commedia allitaliana. Stefania era ovunque: criticava lalbero (Palline un po tristi, eh, da noi erano allegre!), la tavola (Quante posate, ma che siamo alla corte della Regina?), sgridava i figli, poi li coccolava alla prima lacrima. Davide la assecondava per ogni minima cosa: portava cuscino, sistemava volume, cercava caricabatterie. A malapena guardava Giulia.
Giulia, intanto, preparava la tavola come una cameriera su commissione.
Giulia! urlò Stefania dal salotto Hai fatto linsalata russa con il salame? Ma dai, è di altri tempi! A Davide piace col vitello, lo sai? Noi la facevamo solo col vitello!
Sono tre anni che la mangia così e non si è mai lamentato replicò Giulia, poggiando la ciotola sul vassoio col rumore di chi mette un macigno.
Eh, è troppo educato! rise Stefania. Il povero Davide, si sacrifica.
Davide, presente sulla porta a tutto ciò, lasciò correre. Neanche un basta Stefania, cucina da dio niente. Silenzio.
Questo fu il primo schiaffo. Il secondo arrivò dopo. Quando Giulia portò a tavola il cappone, dorato e croccante, decorato con mele e prugne.
Prego, cappone con annurca e prugne secche.
I bambini si avvicinarono, storti in viso.
Ma è bruciato! gridò Riccardo Io voglio la pizza!
Non è bruciato, è crosta! cercò di spiegare Giulia.
Ma va là, i bambini non mangiano queste cose Stefania storceva il naso Troppo grasso, poi con la prugna Ma chi la mette la prugna nella carne? Dai Davide, ordina una pizza ai bambini. E anche per me, che ho lo stomaco delicato.
Davide guardò Giulia con tristezza:
Giù, che dici? Alla fine è Capodanno, facciamoli contenti. Arriva subito
Stai scherzando tu, vero? la voce di Giulia tremava Quattro ore di cucina e ve la buttate così? Questo è il mio piatto migliore.
Non te la prendere provò ad abbracciarla, ma lei si scostò Si possono mangiare entrambe, così cè più varietà!
Mentre chiedeva alla ex Funghi o diavola?, Giulia sedette. Le pareva di essere dentro un sogno grottesco. Casa sua, la sua cucina, la sua festa. Eppure era spettatrice, mentre marito ed ex ridevano su topping per pizze.
Ti ricordi, Davide, il Capodanno del 2014 in Toscana, alla baita? Tu vestito da Babbo Natale, la barba che cadeva proprio davanti a tutti! iniziò a evocare Stefania.
E tu eri la Befana! Ti si staccò il tacco scendendo dal terrazzo! rideva Davide.
Andarono avanti così. Ricordi, aneddoti condivisi, le vacanze, la prima macchina, il primo giorno di scuola di Matteo ridevano compagni di squadra. Era il loro passato, inaccessibile, e Giulia si sentiva trasparente. Invisibile.
I bambini correvano attorno al tavolo, uno urtò il bicchiere di vino che si riversò sulla tovaglia candida appena stirata. Macchia rubino che si espanse.
Ma va! protestò Stefania Davide, fai qualcosa! E che ci stanno a fare i bicchieri di vino vicino ai bambini? Giulia, hai sale? Così almeno proviamo ad assorbire la macchia, anche se la tovaglia, vabè, è piuttosto banale.
Giulia si alzò lentamente. I rumori di TV e chiacchiere diventavano un brusio distante. Davide correva a prendere il sale, neanche la guardava.
Fu lì che capì di essere un oggetto. Non una persona. Per marito, figli, ex, lei era perfetta comparsa in una scena non sua. Cera la famiglia da mantenere, i sensi di colpa da rimediare. E lei solo decoro, cucinare, pulire, sorridere.
Senza rumore lasciò il salotto. Nessuno fece caso. Stefania continuava i suoi racconti, Davide rideva.
Andò in camera. Lì dentro silenzio e una luce aranciata dal lampione sulla strada. Aprì larmadio: borsa da palestra, e iniziò a metterci quello che le serviva. Jeans, maglioncino, cambio, spazzolino, carica-cellulare. Portafoglio e carta didentità.
Si cambiò in pochi gesti, lasciando il vestito elegante sul letto. Indossò gli stivaletti. Si guardò nello specchio: labbra strette, occhi stanchi ma decisi.
Stava uscendo quando sentì il campanello: era la pizza.
Pizzaaa! urlavano i bambini.
Davide, paga tu, ho solo banconote grandi! gridò Stefania.
Giulia attraversò lingresso mentre Davide era impegnato con il fattorino. Attese il momento giusto, aprì la porta ed uscì silenziosa. Il rumore del chiavistello si perse nel chiasso della casa. Prese lascensore. Solo mentre scendeva lasciò andare il respiro che tratteneva da unora.
Fuori la neve cadeva spessa. Roma era in festa, petardi da ogni parte, risate. Giulia prese il telefono e compose un numero.
Fede, dormi? chiese appena sentì la voce.
Ma sei matta? È quasi Capodanno, sono sveglia! Che succede? Hai la voce di chi ne ha passate!
Ho lasciato Davide. Posso venire da te?
Certo che puoi! Luca, metti un posto in più, Giulia sta arrivando! Dimmi dove sei che ti mando subito un taxi!
In meno di unora Giulia era nella cucina calda di Federica. Si stava bene, profumava di cannella e serenità. Luca, il marito di Fede, tacitamente si defilò a cercare il telecomando in camera così da lasciarci sole.
Va, racconta tutto Fede le porse una bella tazza di tè bollente al limone. Cosha combinato il genio?
Giulia raccontò tutto: lincidente idraulico di Stefania, il cenone, i ricordi, il cappone snobbato.
Fede, non è nemmeno per loro che ci sono rimasta male, confidò, abbracciando la tazza è lui. Si é fatto servo. Mi ha dimenticata. Io ero lì solo a servire, mentre loro si facevano la famiglia perfetta. Se resto con lui, rimarrà sempre così: io invisibile.
Già sospirò Federica. Sindrome del bravo ragazzo: vuole piacere a tutti e calpesta proprio chi gli vuole bene davvero. Hai fatto bene. Se fossi rimasta, avresti solo confermato che va bene così: che possono calpestare i tuoi sentimenti per un capriccio.
Il telefono di Giulia vibrò dopo più di unora. Solo quando finalmente si accorsero della sua assenza.
Era Davide. Giulia ignorò la chiamata.
Riprovò ancora, niente.
Poi i messaggi:
Giulia, dove sei? Non ti troviamo.
Sei uscita a prendere qualcosa? Si raffredda la pizza.
Giulia, rispondi, non è divertente. Stefania chiede dovè la padrona di casa.
Ma dai, ti offendi? Sei andata via? Giulia, non fare la bambina! Torna, che Stefania si sente a disagio
Giulia lesse lultimo, sorrise amaramente. Stefania si sente a disagio Non la moglie che hai umiliato, ma lex che ora starà trionfando.
Lascia perdere consigliò Federica. Adesso se la vedrà lui, a servire Stefi e a pulire dietro ai bimbi.
Giulia spense il telefono.
Quella notte, con il brindisi a mezzanotte, non espresse desideri. Bevve lo spumante con Fede e Luca, guardando Il piccolo diavolo e sentì una leggerezza strana. Come se uno zaino pesantissimo le fosse scivolato di spalle.
La mattina del primo fu limpida e gelida. Giulia si svegliò sul divano di Fede, col profumo di caffè che invadeva la casa. Accese il cellulare: cinquanta chiamate perse. Venti messaggi. Il tono era cambiato in piagnucoloso.
I bambini hanno rotto il vaso che amavi. Scusa
Stefania ha fatto una scenata, dice che il divano è scomodo.
Sono andati via. Casa sottosopra. Non so da dove partire.
Giulia, amore mio, perdonami, sono un idiota. Richiamami.
A pranzo suonarono. Alla porta cera Davide. Perso, disfatto. Camicia stazzonata, capelli spettinati, occhiaie da far paura. In mano un bouquet enorme di rose, preso di sicuro allunico fioraio aperto e pagato una follia.
Federica, mani ai fianchi, lo bloccò.
Beh Davide, che vuoi?
Fede, lasciami parlare con Giulia, ti prego. Lo so che è qui. Devo parlarle.
Giulia uscì. Videndo lo stato pietoso di lui, gli venne solo una stanchezza infinita, nessuna tenerezza.
Giulia! Davide fece per avvicinarsi, si fermò davanti ai suoi occhi freddi. Giulia, perdonami. Ho capito tutto. È stato un inferno senza di te. Stefania ha iniziato a comandare tutti, i bambini hanno sfasciato lalbero Io volevo solo calmare tutto, ma Stefania ha urlato che sono un padre pessimo e stavo rovinando la festa. Li ho mandati via alle tre, chiamato un taxi.
Si fermò per prendere fiato.
Giulia, mi dispiace. Ho fatto lo scemo, volevo essere buono per loro e sono stato orrendo con te. Tu sei la mia famiglia, solo tu. Torna. Casa è vuota senza di te. Ho anche pulito tutto O quasi.
Giulia guardò le rose, gocce di acqua sciolta sul pavimento.
Non è solo questione di scuse, Davide. Mi hai fatto sentire invisibile. Hai permesso a unaltra di metter becco in casa mia, di trattarmi come una domestica.
Ti giuro, mai più! esclamò lui Bloccherò Stefania ovunque, i bambini li vedrò fuori, niente più chiamate notturne. Cambio tutto, te lo prometto.
Giulia restò in silenzio. Lui sembrava sincero. Ma lamaro alla gola non passava.
Non torno oggi disse infine. Ho bisogno di tempo. Resto da Fede un paio di giorni. E tu pensaci. Non a come riportarmi a casa, ma perché è successo tutto questo: perché dare importanza a Stefania invece dei miei sentimenti.
Ti aspetterò, quanto servirà. Giulia, ti amo. Sul serio.
Lasciò i fiori sullingresso e uscì.
Giulia tornò da Federica che già le porgeva un tè.
Lo perdonerai? chiese lei.
Non lo so. Forse, col tempo. È un bravo uomo, ma deve capire chi è la sua famiglia. Se torno, sarà tutto diverso. Mai più mi lascerò trattare da spettatrice. Mai.
Guardò fuori: la città era bianca, coperta di neve, come una pagina nuova. La vita continuava e Giulia, ora, sapeva che la penna della sua storia doveva tenerla in mano lei, non darla ai fantasmi del passato.






