Caro diario,
oggi rifletto su quanto la mia vita sia stata segnata da contrasti familiari. Da piccolino vivevo con la mamma, la sorellina Ginevra e la nonna Maria, che abitava a pochi chilometri da noi, a Molfetta. Il mio vero padre è ormai un ricordo sbiadito, ma il padre di Ginevra, il mio patrigno, è rimasto impresso nella memoria.
Allinizio mi trattava con gentilezza, ma ben presto lui e la madre sembrarono dimenticarmi. Il patrigno alzava spesso la mano contro di me; piangevo in silenzio, temendo di far soffrire la mamma. Solo quando lei, un giorno, vide con i propri occhi il suo violento gesto, il silenzio si spezzò. Scoppiò un acceso litigio tra loro e lui sparì dalla nostra vita per sempre. Da quel momento i tre di noi ricominciammo a vivere insieme, sereni. La nonna Maria si occupava di Ginevra, mentre io finii gli studi superiori e decisi di restare a Bari per luniversità, nonostante avessi sognato di andare allestero. Non volevo abbandonare la famiglia.
Un pomeriggio la mamma propose di vendere i due appartamenti il nostro e quello di nonna Maria per comprare un unico trilocale. Così fummo tutti daccordo, e ci trasferimmo in un nuovo stabile. Io ebbi la mia camera, Ginevra rimase con la nonna, e la mamma occupò la terza stanza. Tutti sembravano felici.
Nel nuovo palazzo conobbi il vicino di sopra, un vecchio divorziato della stessa età della mamma. Da quel momento iniziò a prestare più attenzione a lei, facendola risplendere come non mai.
Qualche tempo dopo la mamma invitò a casa nostra lo zio Roberto, che decise di affittare il suo appartamento. Allapparenza tutto andava bene, ma presto lo zio cominciò a insultarci, soprattutto me, mostrando apertamente la sua ostilità. Le discussioni erano allordine del giorno, e la mamma, come al solito, prendeva sempre la sua parte.
Il clima divenne insopportabile. Decisi quindi di trasferirmi a Bologna per proseguire gli studi, convinto che la madre non avrebbe avuto problemi con la mia partenza. Vidi sul suo volto un velo di sollievo: non doveva più scegliere tra me e lo zio Roberto. Eppure, quel sollievo non mi confortò; mi chiesi come si potesse scambiare il proprio figlio con un altro uomo.
La lezione che traggo da tutto questo è che lamore di un genitore non dovrebbe mai diventare merce di scambio. È un legame che si costruisce con rispetto e protezione, non con compromessi che tradiscono la propria identità.






