Diario di Antonella
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Ieri sera mia figlia è rientrata tardi dalla clinica dove lavora come infermiera nel reparto ortopedico. È rimasta a lungo sotto la doccia, poi si è presentata in cucina, indossando ancora la vestaglia.
Ho preparato le polpette e la pasta, le ho detto scrutandola in volto, cercando di capire cosa avesse, Sei stanca, Antonella? Perché quellaria triste?
Non mangio, mamma. Tanto sono già brutta così, se ingrasso ancora, peggio di così… Nessuno vorrà guardarmi, ha risposto cupa, versandosi una tazza di tè.
Ma cosa dici mai? sono insorta, Tutto a posto con te, occhi intelligenti, naso e labbra ben fatti… Non dire così, Antonella!
Dico solo che tutte le mie amiche sono già sposate, tranne me! Piaccio solo a uomini insignificanti. E quelli che piacciono a me nemmeno mi degnano di uno sguardo. Perché con me non va mai niente bene, mamma? mi ha fissata sperando in una risposta.
Semplicemente non hai ancora incontrato il destino giusto, il tempo arriverà, ho tentato di rassicurarla, ma lei si è innervosita.
Appunto, gli occhietti, perché sono piccoli. Labbra sottili e guarda questo naso! Se avessimo soldi, mi farei rifare tutto, ma siamo povere! Quindi ho deciso che sposerò uno degli invalidi. In clinica ci sono ragazzi che dopo incidenti o traumi sono stati lasciati dalle fidanzate. Che altro mi resta? Ho trentatre anni, non posso più aspettare!
Ma Antonella, ma cosa dici! Anche tuo padre ha problemi con le gambe, e io speravo che almeno il genero mi aiutasse nellorto in campagna… Era un grande aiuto, come si fa a vivere, sennò? mi sono lasciata sfuggire, poi ho cercato di rimediare, Non credere che ci tenga ai soldi, ma a che ti serve uno con problemi, Antonella? Guarda Riccardo, il figlio dei vicini: è un bravo ragazzo, sono anni che ti fa la corte. Robusto, i vostri figli sarebbero sani, e poi…
Ma mamma, per favore! Il tuo Riccardo non tiene mai un lavoro, gli piace bere, e poi, di che dovrei parlare con uno così? ha ribattuto.
Ma cosa te ne importa parlare, gli dico di andare a zappare lorto, poi si pranza insieme. O gli mando a fare la spesa… È uno in gamba, magari tra voi può nascere qualcosa! ho provato, ma lei ha spostato la tazza, si è alzata in piedi.
Vado a dormire, mamma, davvero, pensavo che almeno tu mi vedessi come una persona, invece anche tu pensi che io sia un mostro…
Antonella, tesoro, non dire così… lho rincorsa, ma lei mi ha solo fatto cenno con la mano. Basta, mamma!
E ha chiuso la porta della sua camera davanti al mio naso.
Poi è rimasta a lungo sveglia, pensierosa. Continuava a pensare a quel ragazzo che avevano ricoverato poco fa: gli avevano amputato la gamba fino alla caviglia.
Gli era crollata addosso una trave in una casa in rovina. Era entrato lì per qualche motivo, poi lhanno tirato fuori troppo tardi, la gamba era irrecuperabile.
Non veniva mai nessuno a trovarlo, anche se era giovane, nemmeno trentanni.
Allinizio la guardava sempre, le teneva la mano, la fissava con occhi pieni di supplica, subito dopo loperazione. Poi, recuperata lucidità, aveva realizzato la sua situazione, e fissava il soffitto in silenzio cupo. Chissà, forse Antonella lo compativa più degli altri perché lui era davvero solo.
Che ne pensi, potrò camminare ancora? le ha chiesto giorni fa, senza guardarla.
Certo che sì, ha risposto Antonella decisa, sei giovane, guarirai!
Lo dicono tutti, facile parlare, prova tu a stare senza una gamba, che vita è? si è infuriato allimprovviso, come se fosse colpa sua.
E tu perché sei entrato in quella casa? ha ribattuto Antonella, stizzita, È colpa tua, lo sai!
Ho visto qualcosa, mi sembrava, ha borbottato lui, e da allora, quando lei entrava in stanza, voltava la faccia verso il muro.
Antonella però lo osservava, aveva gli occhi chiari e freddi come il ghiaccio. Un viso gradevole, peccato per quello che era successo…
Mi compatisci, vero? lha pizzicata un giorno, Si vede che provi pena. A uno come me ora non resta che fare pena, che altro? Nessuno può amarmi così.
Nemmeno a me nessuno vuole bene, anche se ho tutte e due le gambe e le braccia; perché sono sbagliata io, neanche la pietà mi danno, magari fossi stata senza gambe avrebbero provato almeno pena, gli ha risposto Antonella, e si è sentita così triste da sentire le lacrime agli occhi.
Invece per la prima volta Leonardo così si chiamava le ha sorriso.
Sei strana forte, tu brutta? Ma va! Io ti vedo e, te lo giuro, invidio chi ti sposerà.
Antonella lha guardato negli occhi e, strano a dirsi, gli ha creduto davvero. Allora, senza riuscire a trattenersi, gli ha chiesto quello che aveva in testa da giorni:
E se scegliessi te, mi sposeresti? Lo vedo, non rispondi: vuol dire che dici bugie, ho capito tutto!
Si è alzata, offesa, avviandosi alla porta.
Ma Leonardo, con uno sforzo, si è tirato su a sedere sul letto, come per rincorrerla, poi si è ricordato che non poteva, e le ha urlato dietro:
Antonella, sposami! Ti giuro che a breve nessuno si accorgerà nemmeno del mio problema. Mi riprendo in fretta, non andare, Antonella…
E io, nel corridoio, quasi piangendo, sentivo dentro che sì, era LUI.
Non importa comè il mio naso o i miei occhi, o che lui abbia una gamba sola: semplicemente ci siamo trovati. Il tempo era arrivato, come dice sempre mamma…
Leonardo si è buttato nella riabilitazione con unenergia mai vista. Ora aveva uno scopo, voleva sposare quella meravigliosa ragazza. Doveva essere in piedi, per il loro domani.
Non voleva più che Antonella si sentisse inutile, voleva farla sentire amata, necessaria, importante. Solo con lei voleva vivere, per sempre insieme…
Ma ti sei proprio innamorata, finalmente? mi ha chiesto mamma qualche tempo dopo, Guarda come ti sei illuminata: e pensare che ti credevi brutta!
Questa volta non ho negato. Sorridevo, leggera come una piuma. Il mio desiderio più grande era che Leonardo imparasse a camminare bene con la protesi.
Abbiamo iniziato a passeggiare sempre di più: prima solo nel cortile della clinica, poi per le strade di Torino illuminate di luci colorate prima di Capodanno, sotto la neve…
Qui cera la casa che mi è crollata addosso, mi ha detto un giorno Leonardo, proprio questo punto.
Che ci facevi lì? Cosa avevi visto? Non me lhai mai raccontato, mi sono ricordata io.
Non ridere… Ho visto un cucciolo randagio, magrolino, nero e bianco; ho pensato che sarebbe morto di freddo e volevo portarlo a casa, non volevo restare solo, mi ha confessato.
Guarda là, cè proprio un cane magro che ci osserva, ho indicato io.
Ma potrebbe proprio essere lui! ha esultato Leonardo, e il cane, felice, ci ha seguito fino a casa…
Che fortuna Antonella, un marito così carino, più giovane e con una casa tutta per voi, senza suocera, scherzavano le amiche al matrimonio.
Mamma mio, invece, qualche lacrima lha versata quando Leonardo ha iniziato a chiamarla mamma.
Lui cresciuto in orfanotrofio, senza parenti, un ragazzo doro, con un cuore immenso, e soprattutto… ci siamo davvero innamorati. Possano essere felici insieme, si siano detti tutti.
Dellorto in campagna non importa più, ci si può arrangiare, anche se Leonardo dà una mano in tutto e gli riesce bene!
Antonella, Leonardo e il cane Pluto ora vivono insieme, ma presto saranno in quattro: sta per nascere la nostra bambina…
Mai disperare: rischieremmo di non riconoscere la felicità quando ci passa avanti.
E la vita, con la sua imprevedibilità, è sempre sorprendente e bella.






