Ghiaccio Sotto i Piedi: La Sfida del Maltempo in Italia

Fiorenza stava già indossando il camice quando il cellulare della collega squillò:
Fiorenza, oggi dovevi arrivare mezzora prima, riesci?
Certo, vai tranquillo dal dentista, esco subito.

Corse giù per le scale e uscì dal palazzo; la notte aveva trasformato il marciapiede in una lastra di ghiaccio. Il freddo aveva indurito la strada che portava dallandrone alla via.

Non sarà veloce, mormorò, fissando la superficie scivolosa, e si diresse verso la fermata dellautobus.

Lungo il percorso il custode Il Signor Antonio, soprannominato da tutti Antonio nonostante il nome di dieci lettere, cercava di scusarsi con i passanti:
Non cè sabbia, non è arrivata, ma tutti sorridevano e rispondevano:
Tranquillo, Antonio, ce la faremo!

Uscita dal cortile, sul selciato cera una miscela densa di fango e neve appena caduta; i pedoni del mattino avevano già imbrattato il bianco, trasformandolo in un tappeto grigio. Fiorenza avanzava con passo deciso, pensando se dimettere dalla quinta ala una partoriente o farla rimanere ancora qualche giorno in ospedale.

Allimprovviso scivolò. Per rialzarsi dovette affondare le mani nella melma fangosa. Laspetto disgustoso del fango la guardò da tutte le parti, ma un uomo alto la afferrò per le ascelle e la sollevò.

Grazie, disse, voltandosi. Davanti a lei cera un uomo sorridente:
Di niente, ma dovrai pulirti a casa.
Non ho tempo, devo sbrigarmi.
Allora buona fortuna al lavoro, rispose, svoltando in una via laterale.

Entrata in reparto, consegnò il cappotto sporco allinfermiera di turno, chiedendo di appenderlo. Linfermiera le parlò:
Tutto come al solito, il medico di guardia è qui, controlla la nuova paziente; è una ragazza giovane che ha paura del parto, ma ha deciso di tenere il bambino. I genitori vivono a Firenze, è venuta dalla zia a partorire e tornerà subito a casa.
In quale stanza?
Nella settima.

Fiorenza sospirò: la giornata cominciava. Entrò nella stanza sette e incontrò il medico di guardia, ricevette le informazioni sul turno, e si avviò verso la paziente. La giovane era sdraiata, girata verso il muro. Fiorenza le toccò la spalla; la ragazza girò la testa e chiese:

È un dottore?
Sì, mi chiamo Fiorenza, e tu sei Ludovica, lo so già, voglio parlare con te.

Ludovica rispose frettolosamente:
Ho già deciso, rinuncerò al bambino.

Fiorenza interrogò:
È una tua decisione o dei tuoi familiari?
È una decisione comune.
Il padre lo sa?
Ancora no, ma credo che a lui non serva un figlio.

È suo padre, quindi la legge ti obbliga a informarlo; il bambino non è un giocattolo, tu hai mamma e papà, perché lo privi del tuo amore?
Sono ancora giovane, devo studiare.

Fiorenza continuò:
Dovevi pensarci prima; ogni azione ha le sue responsabilità. È giusto sottrarsi a questa responsabilità e abbandonare un bambino, quando nei primi giorni ha più bisogno della madre? osservò, guardando la quasi ragazzina, sentendo crescere langoscia Immagina di essere su un treno comodo, poi ti scaricano allesterno, al freddo, nudo. Come ti sembra? Tu sei adulta, troverai una via duscita, ma il tuo bambino è così piccolo che potrebbe morire subito.

Ludovica alzò la voce:
Allora lo aiuterai!

Fiorenza rispose:
Tu lo aiuti.

Ludovica ribatté:
Non voglio.

Fiorenza le sorrise dolcemente, stringendole la mano:
Hai ancora tempo per riflettere e chiamare il padre. Non temere il parto, andrà tutto bene.

Il volto di Ludovica mostrava dolore, confusione e una flebile speranza che i suoi problemi si dissolvessero come neve al sole.

Per tutto il giorno Fiorenza pensò a Ludovica e a sé stessa. Aveva trentatré anni, ma non era riuscita a formare una famiglia. Alluniversità aveva avuto un fidanzato con cui voleva sposarsi; una notte, un uomo ubriaco lo investì, uccidendolo. Era accaduto al quarto anno; per anni rimase addolorata, e poi, immersa nel lavoro, il dolore si attenuò, ma tutti i suoi coetanei si erano già sposati. Non aveva mai incontrato un candidato idoneo.

Sua madre la incitava:
Non stare a casa il fine settimana, forse incontrerai luomo giusto.

Fiorenza rispose:
Mamma, non so come potresti immaginarlo; potrebbe essere un imbroglione.

Talvolta, mentre dimetteva i pazienti, si fermava alla finestra del suo ambulatorio e osservava gli uomini che accoglievano le loro mogli. Le lacrime le rigavano gli occhi; desiderava anche lei, come quelle donne, stringere tra le braccia il proprio figlio.

Quella sera fuori faceva una pioggia gelida, la neve cadeva bagnata. Il giorno successivo doveva tornare freddo, le strade sarebbero state ancora scivolose. Fiorenza ricordò di dover pulire il cappotto, così si diresse verso il guardaroba del personale.

Il turno fu tranquillo, senza casi gravi. Decise di tornare a far visita a Ludovica nella settima stanza. Scoprì che la ragazza aveva diciotto anni, viveva in un piccolo paese di provincia, e che la sua zia laveva portata lì perché tutti conoscono tutti e laveva messa a disagio. Aveva tempo per ponderare pro e contro, ma il padre doveva firmare un documento, e la situazione rimaneva poco chiara.

Fiorenza, che prima evitava di approfondire i casi di aborto, ora si sentiva coinvolta dal cuore. Il dossier medico di Ludovica le mostrava la sua storia, e la dottoressa non poteva più stare a distanza.

Ludovica, che era arrivata con la zia anziana, cercava di telefonare al padre del bambino, ma senza risposta.

Forse dovrei scrivere che non so chi è il padre?
Prima partorisci, poi vedrai. Hai le contrazioni?
Nessuna.
Se ti fa male, chiama linfermiera, lei avviserà il medico.

Ludovica si calmò e sorrise.

Fiorenza uscì dallospedale, camminando lentamente per non scivolare, ma scivolò di nuovo, stavolta sul ginocchio, e non riuscì a rialzarsi. Una donna alle sue spalle non riuscì a sollevarla; improvvisamente un giovane la afferrò per le ascelle e la sollevò.

Grazie, disse.
Io sono Yuri, e tu come ti chiami? chiese, aspettandosi una risposta.

Fiorenza, sebbene non avesse intenzione di fare nuove conoscenze per strada, rispose:
Fiorenza.

Yuri era un ingegnere meccanico di unofficina di Torino; aveva un fratello minore e una sorella che allevava.

Ho una figlia, Nadina, e il fratello ha avuto problemi con una ragazza, ma non vuole parlarne. Sono più esperto di te, lo so.

La aiutò a salire al secondo piano e incontrò Lidia, la signora che lo aveva invitato a prendere un tè, ma lui declinò dicendo che i figli lo aspettavano. Lidia, sentendo parlare dei figli, disse:
Grazie per aver aiutato mia figlia.

Il marito di Lidia commentò:
Un uomo così buono, ma è già sposato, che sfortuna

Fiorenza, però, sapeva che Yuri non era sposato; aveva semplicemente un fratello e una sorella da accudire.

La madre di Fiorenza, mentre apparecchiava la tavola, continuava a parlare:
Se muoio, rimarrai sola; oltre a mia sorella Masha, che è due anni più giovane, non hai più nessuno.

Fiorenza la abbracciò dolcemente:
Allora vivrai, anche senza di me. Ora vado a dormire, sono stanca. Domani devo alzarmi presto, temo per una sola bambina.

Alzatasi alle sei del mattino, telefonò al reparto:
Come sta Ludovica della settima stanza?
Le contrazioni sono cominciate, ma riuscirà a fare colazione.

Quella mattina pensò a Yuri e, stranamente, lo immaginò accanto a Ludovica con il bambino in braccio.

Forse mi sto innamorando in età avanzata? si chiedeva, osservando il suo sorriso. Si mise davanti allo specchio, si sistemò i capelli e realizzò di volerlo incontrare di nuovo per strada.

Ma Yuri non comparve. Entrò nellatrio dellospedale e vide due uomini; uno di loro era proprio Yuri. Si avvicinò:

Buongiorno, come posso aiutarla?
Come ci sei finita qui?
Lavoro qui, tua sorella sta bene?

Lui rispose:
Mia sorella ha solo dodici anni. Spero non segua le orme di quel pazzo, ma prima finisce luniversità.

Fiorenza si rivolse al fratello di Yuri, Vladimir:
E il tuo fratellino?

Vladimir rise:
Ha fatto un bambino, ma ora scappa da una ragazza ingannata, non gli serve più. Lo ha chiamato 20 volte ieri.

Fiorenza, pronta a tornare al reparto, si vestì di nuovo:
Sto per andare al reparto di nascita.

Ludovica, spaventata, temeva di morire, vedeva il collega Vova sorridente, il dolore la distraeva e lira verso di lui cresceva.

Dovè Fiorenza? Perché non viene? chiedeva Ludovica.

Uninfermiera le rispose:
Non temere, andrà tutto bene.

Il bambino fu mostrato alla giovane dal personale infermieristico, che lo portò nella sua unità.

Ludovica riposò nella sua stanza.

Lo chiamerete Yuri? chiese a Vladimir.
Sì, per ringraziarla del suo aiuto. Ludovica sta bene.

Yuri, guardando Fiorenza, sorrise:
Prima chiederò a Ludovica, ha appena partorito.

Una settimana dopo, fratelli e sorella festeggiarono il piccolo Yuri con la mamma. Poi andarono a casa, dove Lidia stava apparecchiando per il pranzo di festa. Lidia si trasferì temporaneamente da loro per aiutare Ludovica, la cui zia era ricoverata. Yuri, a volte, diceva di passare la notte a casa di un amico, ma tutti vedevano il suo sguardo felice verso Fiorenza.

Il figlio più giovane di Yuri fu mostrato ai genitori di Ludovica, e fu organizzato il battesimo. Fiorenza fu madrina, Yuri padrino. Due mesi dopo si celebrarono le nozze. I giovani erano felici, ma la più grande gioia fu per Lidia, che ora vedeva la figlia al sicuro in una famiglia unita e numerosa; tutto ciò che le restava era attendere i nipoti, perché ogni cosa a suo tempo.

La storia insegna che, accettando le proprie responsabilità e aprendo il cuore agli altri, si costruisce non solo una famiglia, ma una vita piena di significato.

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