Se solo avessi incontrato un vero uomo

Quando vi comprate una casa? La voce di Maria Grazia era tagliente, insistente.
Sedeva sul divano nel monolocale in affitto dove Lucia e Marco vivevano da tre anni, fissando la figlia come se avesse commesso un crimine.

Per quanto ancora volete vivere così, senza un tetto vostro?

Lucia sospirò e si voltò verso la finestra. Quei discorsi non erano più solo fastidiosi: erano diventati una tortura. Da quando aveva sposato Marco, la madre non faceva che ripeterle le stesse cose. Che aveva sbagliato scelta. Che Marco non aveva una casa, né soldi, niente di niente. Perché mai aveva sposato un uomo così? E per tre anni, Maria Grazia non aveva fatto che chiedere: quando avrebbero comprato casa? Perché continuavano a buttare i soldi in affitto? Non si vergognavano?

Lirritazione le ribolliva dentro, pronta a esplodere.

Stiamo cercando lappartamento giusto, mamma disse Lucia, cercando di mantenere la calma. Nella zona giusta, al prezzo giusto, con la ristrutturazione fatta. Ci serve un bilocale già sistemato perché non abbiamo soldi da investire. Lo capisci?

Maria Grazia sbuffò e rotolò gli occhi con tale espressione che Lucia serrò i pugni.

Eh, certo rispose la madre con sarcasmo. Se avessi trovato un uomo vero, sguazzeresti nelloro invece di cercare quattro mura al ribasso. Potresti guardare in quelle nuove costruzioni, invece ti accontenti degli scarti.

Lucia si alzò di scatto, trattenendo a stento limpulso di urlare.

Devo uscire, mamma disse secca, dirigendosi verso la porta.

Maria Grazia continuò a parlare, ma lei non ascoltò più. Laccompagnò fuori, chiuse la porta e vi si appoggiò con la schiena. Espirò. Solo allora si rese conto di quanto fosse tesa: le spalle le dolevano, la mascella era indolenzita per lo sforzo di stringere i denti. Ultimamente, ogni incontro con la madre le lasciava solo mal di testa. Ogni volta che Maria Grazia si presentava, era come prepararsi a una battaglia. Difendersi, giustificarsi, discutere. Tutto inutile.

Andò in cucina, si versò un bicchiere dacqua dal caraffa. Si sedette, bevve qualche sorso, cercando di riprendersi. E il telefono squillò.

Lucia! La voce di Marco era elettrizzata. Lho trovata! Lappartamento perfetto! Devi venire subito allindirizzo che ti dico. Dobbiamo prenderlo, capisci? Subito! È la nostra occasione!

Il cuore di Lucia accelerò. Afferrò una penna, annotò lindirizzo su un foglietto, si preparò in fretta. Indossò il giubbotto, uscì e prese un taxi. Per tutto il viaggio si agitò sul sedile, osservando dal finestrino, spingendo mentalmente lautista ad andare più veloce.

Marco laspettava già davanti al portone. Il suo viso brillava, gli occhi gli brillavano.

Vieni, guarda le prese la mano e la portò dentro.

Lappartamento era al terzo piano. Un bilocale. Piccolo, ma accogliente. La ristrutturazione era recente, luminosa. Carta da paroi color sabbia, pavimento in laminato, finestre con doppi vetri. I mobili erano inclusi: divano, armadi, cucina componibile. Tutto pulito, curato.

Guarda Marco la guidò tra le stanze, mostrandole ogni angolo. Qui la camera, qui il soggiorno. Cucina luminosa. E soprattutto: negozi, fermate, una scuola vicina. Tutto quello che serve. Il prezzo è onesto. I proprietari partono per unaltra città, devono vendere in fretta. Siamo fortunati.

Lucia esaminò lappartamento in silenzio. Passò da una stanza allaltra, toccò le pareti, sbirciò negli armadi. Dentro di lei si diffuse un calore che le scaldò il petto. Era davvero la loro casa. Già immaginava come lavrebbero arredata, dove avrebbero messo le loro cose, come avrebbero bevuto il caffè al mattino in cucina.

La prendiamo? chiese Marco piano, guardandola con speranza.
La prendiamo rispose Lucia sorridendo, e lui la strinse tra le braccia.

Conclusero laccordo sul posto. Discussero i dettagli, fissarono la data per firmare. Poi, felici ed emozionati, tornarono a casa. Marco non smise di parlare per tutto il tragitto: come si sarebbero sistemati, cosa avrebbero comprato, cosa cambiato. Lucia taceva, ma sorrideva. Dentro di lei ribolliva una gioia così forte che avrebbe voluto urlare, saltare, ballare.

Le settimane seguenti volarono tra mille cose. Documenti, corse per uffici, imballaggi. Lucia faticava a tenere il passo. La vita li aveva travolti in un vortice, e loro correvano senza fermarsi. Marco si occupò di gran parte delle organizzazioni, e lei ne era grata. Finalmente arrivò il giorno del trasloco. Spostarono le scatole, sistemarono i mobili, riordinarono. E quella sera, per la prima volta, erano nella loro casa.

Lucia si fermò in mezzo al soggiorno, guardandosi intorno. Marco le si avvicinò, la circondò con le braccia.

La nostra casa sussurrò allorecchio.
La nostra casa disse Lucia, e le lacrime le scesero sulle guance.

Ma la gioia durò poco. Il giorno dopo, qualcuno bussò alla porta. Lucia aprì: era sua madre. Il viso di Maria Grazia era una maschera di disapprovazione.

Buongiorno borbottò, entrando senza aspettare linvito.

Esaminò lappartamento lentamente. Controllò ogni angolo. Le sopracciglia aggrottate, le labbra serrate. Poi si fermò in mezzo alla stanza e chiese, con evidente delusione:

E questo sarebbe tutto?

Lucia rimase interdetta.

Cosa intendi?

Maria Grazia arricciò il naso, come se fosse in una discarica anziché in un appartamento. Osservò le pareti, il soffitto, le finestre.

È piccola e brutta dichiarò con fermezza. Pensavo avreste preso almeno un trilocale. E invece? Una scatola di fiammiferi! Le stanze comunicanti, minuscole. Più che un bilocale è un monolocale allargato! Ma è vivibile una cosa del genere?

Il volto di Lucia si infiammò. Dentro, tutto si strinse per la rabbia e lumiliazione.
Marco apparve nella stanza. Aveva sentito tutto. Provò a smussare.

Maria Grazia, è la nostra prima casa disse pacato. Mettiamo da parte qualcosa e magari in futuro cambieremo. Per ora ci basta. Siamo felici così.

Maria Grazia sbuffò, afferrò la borsa e si avviò verso luscita. Sulla soglia si voltò e lanciò a Lucia:

Questa casa è il ritratto di tuo marito. Inutile, grigia e miserabile. Come lui.

La porta si chiuse. Lucia rimase immobile. Le parole della madre le rimbombavano nella testa, graffiandola dentro. Sperò che Marco non le avesse sentite. Si voltò: lui la guardava con un sorriso triste.

Tutto a posto disse piano. Non pensarci.

Ma Lucia vide il dolore nei suoi occhi. E il suo cuore si spezzò.
Passò il tempo. Sistemarono la casa, si abituarono. Lappartamento diventò davvero loro. Lucia mise fiori sui davanzali

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