Fiori di Camomilla per il Nonno

Margherite per il nonno

Giuseppe Petrini abitava alla fine del vicolo, in una casetta piccola ma robusta.

Le pareti, intagliate dal padre con grossi tronchi di pino, si erano annerite col tempo, ma rimanevano in piedi come una roccia. Il tetto, leggermente afflosciato verso est, non lasciava passare neanche una goccia di pioggia. Il portico, invece, pendeva un po era ora di sistemarlo, ma le mani non arrivavano.

Aveva quasi ottanta anni, ma continuava a curare il suo orto non per necessità, ma per abitudine.

Ogni mattina, appena il sole accarezzava le cime dei meli, scendeva in cortile, prendeva la zappa o il rastrello a seconda del caso e si dirigeva alle aiuole. Patate, cipolle, carote, cetrioli tutto spaziava in file ordinate, proprio come faceva la sua amata Maria. A lei piaceva lordine. E seppur la pensione fosse sufficiente e i figli inviassero qualche euro di tanto in tanto, non poteva abbandonare la terra.

Aveva allevato figli, vissuto una vita buona come tutti. Ora, nel silenzio del cortile vuoto, a volte sentiva che la terra lo aspettava ogni mattina, fedele, immutata, lultima compagna di chiacchiere.

I figli erano sparsi: il figlio a Bari, la figlia a Catania. Chiamavano di rado, venivano una volta lanno. E Maria non si svegliò più una mattina. Giaceva con gli occhi chiusi, come se dormisse, ma le labbra erano leggermente colorate di blu. Allinizio non capì subito.

Eppure continuava a scavare tra le zolle, come se aspettasse che lei uscisse di corsa dalla porta a gridare: Giuseppe, vieni a cena! Talvolta, quando il vento muoveva la tenda in cucina, gli sembrava di sentire la sua voce. Si girava vuoto.

Nessuno lo chiamava. Solo i passeri frulivano sotto il tetto, e la vecchia gatta Micia ronronava ai suoi piedi.

Accanto, dietro la recinzione, viveva una giovane famiglia Mario, Laura e la loro figlia di cinque anni, Ginevra.

La casa, anchessa antica, era dipinta di azzurro brillante, come un pezzetto di cielo caduto tra i giardini. Mario, alto, con gli occhiali, era sempre a combinare qualcosa: riparava il recinto, costruiva panchine. Laura, snella e veloce, alternava il rumore della macchina da cucire al piegare il bucato. E Ginevra era una bimba, una bimba, tutta energia e curiosità.

Si erano trasferiti dalla città lanno precedente, avevano comprato quella dimora e lavevano ristrutturata. Dicevano di essere stanchi del frastuono, del traffico, di volersi avvicinare alla natura e alla gente.

Mario lavorava da casa (come dicono i giovani, in smartworking).

Stava al computer, faceva chiamate con voce autoritaria. Giuseppe Petrini non capiva come si potesse lavorare senza alzarsi dalla sedia, ma lo rispettava era il suo mestiere.

Laura cuciva su ordinazione.

Di tanto in tanto, dal cortile di loro si sentiva il ronzio della macchina da cucire. Poi, su una corda, comparivano vestiti, camicie, persino costumi strani forse per il teatro o per una festa. Perché su una corda? Probabilmente per stirare.

Ginevra correva nel cortile, inseguiva le galline, strappava fiori nel giardino di Giuseppe. Una bambina vivace, lentigginosa, con due codini ribelli. A volte rideva a squarciare, a volte si fermava a osservare un insetto. E sempre finiva per arrampicarsi su qualcosa.

Un giorno Giuseppe la vide strisciare sotto la recinzione e allungarsi verso le sue margherite.

Nonno, posso raccogliere i tuoi fiori? esclamò, notandolo.

Lui quasi si arrabbiò quelle margherite le aveva piantate Maria Ma vedendo gli occhi brillanti della bambina, fece un cenno:

Strappa pure, ma non sradicare le radici.

Ginevra annuì felice e cominciò a staccare delicatamente i fiori, facendo attenzione a non schiacciare i petali.

Giuseppe la osservava pensando che forse anche Maria, da piccola, era così: vivace, irrequieta, con le lentiggini sul naso.

La bimba si piegò e uno dei codini le cadde di lato. Lo prese con destrezza, lo sistemò dietro la schiena e riprese a raccogliere fiori, borbottando:

Per la mamma per il papà per me

Lui sorrise involontariamente.

E per me? chiese, senza aspettarsi quella battuta.

Ginevra lo guardò con gli occhioni tondi e scoppiò a ridere:

Tutti i fiori per te! Li hai fatti crescere! A mamma e papà ne prenderò ancora.

E gli porse un mazzo intero.

Giuseppe prese le margherite, sentendo un profumo sottile, quasi evanescente. Maria le metteva sempre in un vaso dacqua sul tavolo, accanto alla finestra.

Grazie, mormorò.

Nonno, perché hai così tanti fiori? continuava a chiedere Ginevra. Da noi cè solo erba e due cespugli

Mia moglie li amava, rispose semplicemente.

Dovè tua moglie?

Rimase fermo. Come spiegare a una bambina di cinque anni cosa significa è morta? Ma Ginevra sembrava già aver capito. Si calmò, accarezzò la sua mano:

È su il cielo?

Sì sussurrò.

Anche la mia nonna è lì. Mamma dice che è diventata una stella.

Giuseppe annuì, senza sapere cosa rispondere. Ma Ginevra cambiò subito discorso:

Guarda, una farfalla!

E corse via, dimenticando i fiori e i pensieri tristi.

Lui rimase lì, con le margherite in mano, poi andò lentamente verso casa. Trovò un vecchio vaso sulla mensola, lo spolverò, lo riempì dacqua e posò i fiori sul tavolo, come faceva Maria.

Di sera, bussò alla porta. Sulla soglia cera Laura, con un piatto in mano.

Buonasera, signor Petrini! Abbiamo preparato una torta, vorremmo offrirvela si bloccò vedendo le margherite sul tavolo.

Grazie, disse lui. Entrate pure.

Laura attraversò cauta la soglia, posò il piatto sul tavolo.

Oggi Ginevra vi ha portato i fiori?

Sì, è una brava bambina.

Che birbantella, sorrise Laura, ma i suoi occhi brillavano. Le sta diventando una fastidiosa?

No, rispose sinceramente. Talvolta mi sento solo.

Laura si sedette, come se le gambe non la reggissero più.

Allinizio temevamo che qui fosse troppo silenzioso. In città ci sono sempre i vicini dietro il muro Qui cè solo il vento tra gli alberi.

Vi abituerete, disse Giuseppe.

Silenzio. Poi Laura propose:

Che ne dite di cena da noi domani? Mario farà gli spiedini.

Lui voleva declinare era abituato alla sua solitudine, al suo silenzio ma ricordò le parole di Ginevra: Tutti i fiori per te!

Verrò, disse, sorpreso a se stesso.

Laura sorrise, si alzò:

A domani, allora.

Quando se ne andò, Giuseppe si avvicinò alla finestra. Dal cortile dei vicini una luce brillava, e attraverso la tenda intravide Ginevra saltare per la stanza, agitando le braccia, mentre Mario le parlava ridendo.

Sospirò e guardò le margherite nel vaso.

Maria, mormorò. Credo di non essere più solo.

E il silenzio nella casa non pareva più così pesante.

Il mattino iniziò con un forte colpo alla porta. Giuseppe, appena finito il suo caffè, sbuffò:

Chi è così audace a bussare a questora?

Sulla soglia cera Ginevra, con enormi stivali di gomma, evidentemente di suo padre, e occhi scintillanti.

Nonno, la mamma ha detto che oggi vieni a cena da noi! Stiamo già portando la legna! Andiamo!

Lui rimase perplesso, ricordando linvito di ieri.

Ma mi avevate chiamato a cena

E papà sta già marinando la carne! lo interruppe la bambina, afferrandolo per il braccio. E la mamma sta facendo unaltra torta! Hai promesso!

Giuseppe guardò il suo vecchio giubbotto e le ciabatte consumate.

Aspetta, piccolina, lasciami cambiarmi

Non serve! spinse Ginevra, trascinandolo. Sei già bellissimo così!

Dieci minuti dopo era seduto sulla panchina del cortile dei vicini, mentre Mario accendeva il fuoco in un barbecue improvvisato con una vecchia botte. Il sole mattutino scaldava, ma sotto il grande melo il fresco era piacevole.

Signor Petrini, secondi finiti i carboni? chiese il vicino, asciugandosi la fronte.

Il vecchio si alzò scricchiolando, scrutò il grill e annuì:

Cinque minuti ancora, sarà perfetto. Si colora di bianco come neve.

Laura portò fuori un vassoio con carne marinata, che sprigionava laroma di aglio e rosmarino.

Signor Petrini, oggi è il nostro consigliere supremo per gli spiedini. Mio marito non è molto esperto in queste cose.

Mario, pronto a contraddire, scosse la testa e poi si limitò a un cenno rassegnato.

Così iniziò la giornata più strana degli ultimi cinque anni.

Giuseppe impartì a Mario i segreti del perfetto spiedino, mentre Ginevra gironzolava, cercando di aiutare (e di intralciare). Laura disponeva i piatti, tagliava insalate fresche.

Quando si sedettero sotto lombra del melo, Giuseppe capì di riderci sopra: una battuta di Mario, un po cruda, ma talmente buffa da farli tutti scoppiare a ridere. Ginevra, con il ketchup sul viso, versava compote dal vaso e ne rovesciava metà sui bicchieri.

Nonno, è vero che eri un carro di guerra? chiese improvvisa, gli occhi spalancati.

Il tavolo cadde in silenzio. Mario e Laura si scambiarono uno sguardo.

Ginevra! esclamò la madre.

No, rispose Giuseppe, sorridendo. Ero solo un ragazzino affamato, come te.

E iniziò a raccontare di come, dopo la guerra, raccoglieva spighe nei campi del collettivo, di una patata ghiacciata che trovò e che fu il giorno più bello della sua vita. Ginevra ascoltò a bocca aperta, e al termine del racconto, lo abbracciò:

Ti darò tutta la mia patata! Tutta!

Tutti risero, e Giuseppe sentì un calore diffondersi dentro di sé.

Lieve notte, le prime stelle comparvero, e lui tornò a casa.

Mario lo accompagnò fino al cancello.

Grazie, signor Petrini. Per Ginevra è stato davvero importante. Per noi.

Il vecchio alzò la mano:

Figurati

No, sul serio. Abbiamo cambiato casa per stare più vicini alle persone. E invece è stato il contrario. Finché non siete

Giuseppe lo interruppe:

Domani passa da me. Ti mostro come si zappa bene una patata. Hai lerba alta fino alle ginocchia.

Mario rise a denti stretti:

Verrò, lo prometto.

A casa Giuseppe rimase davanti alla foto di Maria.

Vedi, sussurrò, temevi che senza di te scompaia.

Dal finestrino si udiva il frinire dei grilli e le risate di Ginevra dalla casa accanto sembrava non aver avuto alcuna stanchezza dopo una giornata così piena. Giuseppe spense la luce e si coricò.

Per la prima volta da tanto tempo non temeva il buio.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

nineteen − 15 =

Fiori di Camomilla per il Nonno