La moglie incinta di mio fratello pretende che le cediamo il nostro appartamento: la richiesta assurda di chi non vuole smettere di fare figli e si aspetta che la famiglia risolva ogni problema

5 giugno 2023

Sono sposato da dieci anni. Vivo con mia moglie Teresa in un bilocale a Torino. Stiamo ancora pagando il mutuo. Non ci siamo ancora decisi ad avere figli, preferiamo avere una stabilità economica prima di fare questo grande passo. Ho un fratello, si chiama Enrico. Anche lui è sposato, con Martina, una ragazza di Napoli. Vivono in un piccolo monolocale, sempre a Torino. Enrico fa due lavori, spesso si arrangia anche con qualche lavoretto extra quando serve. Martina invece non lavora; continua ad avere bambini uno dietro laltro. Ne hanno già tre, lei ora è incinta del quarto e già parla del quinto.

Oltre ai figli, hanno acceso prestiti per comprarsi lavatrici, frigorifero, televisori e tutto quello che poteva servire. Io e Teresa le abbiamo dato spesso una mano: a volte qualche centinaio di euro, altre volte una busta di spesa o qualcosa che serviva in casa. Martina però, a differenza di Enrico, non aveva alcun problema a pretendere; invece di chiedere con gentilezza, spesso era impudente e pretendeva proprio.

Quando capitava, le rimettevamo i piedi per terra e dicevamo di no, anche se ci restava male e anche Enrico si offendeva. Ma dopo un po si rifacevano vivi con qualcosaltro da chiedere.

Laltro giorno Martina ha superato se stessa.
Visto che tu e Teresa non avete figli e noi ormai saremo in sei, dovreste lasciarci la vostra casa ha detto con una naturalezza disarmante.
E dove dovremmo andare noi? Nel vostro monolocale? ho risposto, incredulo.
No, voi la affitterete e vi troverete un altro posto, magari in affitto, mentre noi viviamo qui coi bambini ha ribattuto, come fosse cosa fatta, già pianificando il nostro trasloco.
Ma quando pensate di venire a vivere qui, scusa?
Quando volete lasciare le chiavi? ha aggiunto con sfacciataggine.

A quel punto ho perso la pazienza:
Martina, ti prego, vai a farti vedere da uno bravo. E ora per favore, fuori da casa mia le ho detto deciso.

Lei mi ha fissato con uno sguardo duro e poi ha minacciato:
Allora perderò il bambino, e sarà tutta colpa tua e con queste parole ha sbattuto la porta dietro di sé.

Quella sera stessa la situazione è precipitata, ha fatto tutto di nascosto… era solo al terzo mese di gravidanza.

Alle due di notte Enrico si è presentato a casa nostra furibondo, urlando contro di noi come un matto. Teresa ha cercato di calmarlo, io gli ho raccontato tutto senza tralasciare nulla. Alla fine, per fargli tornare un po di ragione, gli ho fatto sciacquare la faccia più volte con acqua fredda e poi lho accompagnato fuori dalla porta. Da quel giorno Enrico per me non esiste più.

Questa storia mi ha insegnato una cosa: in famiglia bisogna aiutarsi, ma non si può permettere che la generosità diventi sottomissione alle pretese assurde degli altri. Bisogna difendere i propri confini.

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