Finché vendiamo lappartamento, vai a stare un po in una casa di riposo pronunciò la figlia
Donatella si sposò tardi. Vale la pena dire che la sorte laveva trascurata a lungo, e ormai, a quarantanni, aveva quasi perso la speranza di conoscere un uomo, ai suoi occhi, degno.
Il quarantacinquenne Gabriele fu, per così dire, un principe particolare. Più volte divorziato e con tre figli, ai quali, per ordinanza del tribunale, aveva ceduto il suo appartamento.
Così a Donatella, dopo qualche mese trascorso a girare da un affitto allaltro, non restò che portare il marito a casa della madre la sessantenne Maria Fiorenza.
Gabriele, appena varcata la soglia, storse il viso e arricciò il naso, dando a intendere con tutto il corpo quanto lo infastidisse quellodore.
Odora di vecchio qua dentro borbottò con una smorfia di disgusto. Bisognerebbe aprire un po le finestre.
Maria Fiorenza sentì bene le parole del genero ma scelse di lasciarle volare via come farfalle.
Dove alloggeremo? sospirò pesante Gabriele, già insoddisfatto della nuova sistemazione.
Immediatamente Donatella cominciò a darsi da fare, desiderosa di compiacerlo, e prese la madre in disparte.
Mamma, io e Gabriele prenderemmo la tua camera, sussurrò la figlia e tu staresti un po in quella piccola.
Così, nello stesso giorno, Maria Fiorenza venne gentilmente (ma senza troppe cerimonie) trasferita in unaltra stanza, che a mala pena poteva definirsi abitabile.
A trasportare le proprie cose dovette pensarci da sola il genero aveva detto che lui non avrebbe aiutato.
Da quel giorno cominciò per Maria Fiorenza una vita pesante. Gabriele non era mai contento: non gli andava bene il cibo, la pulizia, il colore delle tappezzerie.
Ma soprattutto era ossessionato dallodore. Secondo lui cera in casa una puzza stantia che gli provocava addirittura allergia.
Fingeva di tossire non appena Donatella varcava la soglia.
Non si può andare avanti così! Serve una soluzione! annunciò Gabriele, visibilmente alterato, alla moglie.
Non abbiamo euro abbastanza per un affitto, Donatella spalancò le mani, incerta.
Trova una sistemazione per tua madre, brontolò lui, strizzando il naso. Non si respira.
E dove la metto?
Non è affar mio! Inventati qualcosa! Questa casa comunque è da buttare. Bisogna venderla e comprare qualcosa di nuovo, sussurrò Gabriele. Giusto! È quello che dobbiamo fare. Parla con tua madre!
E che le dico? chiese Donatella con voce tremante.
Inventa, tanto lappartamento ti verrà comunque lasciato dopo la sua morte. Anticipiamo solo le cose, rispose lui con fredda logica.
Mi sembra brutto però
Non capisco: ti importa di più lei o me? Io ti ho raccolta che avevi quarantanni. Chi ti voleva ormai, zitella? Gabriele colpiva dove sapeva che faceva più male. Se me ne vado resti di nuovo sola, e chi mai ti prenderebbe ancora?
Donatella, sguardo basso, entrò nella cameretta dove la madre ora passava le sue notti.
Mamma, forse qua non ti trovi bene? cercò di attaccar discorso la figlia.
Posso tornare nella mia camera? domandò Maria con ansia.
No, abbiamo unaltra idea. Questa casa alla fine la lascerai a me, no? chiese Donatella con speranza infantile.
Certamente.
Allora anticipiamo tutto! Vorrei vendere lappartamento e comprare qualcosa di nuovo, in un condominio bello.
Forse sarebbe meglio ristrutturare questo?
No, bisogna prendere qualcosa di più grande.
E io, figlia? le labbra di Maria tremarono fievolmente.
Nel frattempo puoi vivere in una casa di riposo dichiarò Donatella, quasi allegra di dare quella notizia ma sarà solo per poco. Appena sistemiamo tutto, torno a prenderti.
Davvero? la donna le rivolse uno sguardo pieno di speranza.
Ci penso io. Facciamo tutti i documenti, mettiamo a posto e poi ti riporto a casa, prese la madre per mano Donatella.
A Maria Fiorenza non restò che fidarsi, mentre firmava la cessione dellappartamento.
Appena i documenti furono pronti Gabriele, fregandosi le mani con soddisfazione, disse:
Prepara le cose della vecchia! Domani la portiamo in casa di riposo.
Già? si spaventò Donatella, rosicchiata dal rimorso.
Perché aspettare? Nemmeno la sua pensione mi interessa. Porta solo problemi. Tua madre ha già vissuto la sua vita, che lasci spazio a noi, decretò Gabriele con tono manageriale.
Ma non abbiamo ancora venduto lappartamento
Fai quello che ti dico, altrimenti resti sola, concluse Gabriele con aria solenne.
Due giorni dopo, le cose di Maria Fiorenza e la donna stessa vennero caricate su una vecchia Fiat e portate alla casa di riposo.
Durante il viaggio lei, di nascosto, si asciugò le lacrime. Il cuore le stringeva sinistri presagi.
Gabriele decise di non accompagnarle. Disse che doveva arieggiare la casa per liberarla dagli odori.
Maria Fiorenza fu sistemata in fretta nellistituto, e Donatella congedatasi in modo frettoloso e vergognoso se ne andò.
Donata, tornerai davvero a prendermi? chiese Maria con una fiamma di speranza, mentre si salutavano.
Certo, mamma, rispose Donatella, ma lo sguardo si perse altrove.
Lei sapeva bene che Gabriele non le avrebbe mai permesso di riportare la madre nella nuova casa.
Ottenuta la proprietà, la coppia vendette rapidamente lappartamento e ne acquistò un altro.
Per scrupolo Gabriele decise di intestarlo solo a sé, dichiarando che di Donata non ci si poteva fidare.
Dopo qualche mese, Donatella trovò il coraggio di nominare la madre, ma il marito reagì con stizza:
Se osi parlare di nuovo di lei, ti sbatto fuori! minacciò Gabriele, sempre più insofferente.
Donatella inghiottì le parole: capiva che non era uno scherzo. Da allora non nominò più la madre.
Più di una volta pensò di andare a trovarla alla casa di riposo, ma la paura di vedere le sue lacrime le faceva cambiare idea.
Maria Fiorenza, per cinque anni, ogni giorno, sperò che Donatella tornasse.
Ma quella speranza non si realizzò. E senza reggere più il peso dellabbandono, Maria Fiorenza scivolò via, lasciando il mondo.
Donatella lo seppe solo un anno dopo, quando Gabriele la cacciò dallappartamento e lei si ricordò di sua madre.
Il senso di colpa era talmente pesante che Donatella si rifugiò in un convento, cercando pace e perdono nel profumo dellincenso tra i sogni e le ombre del chiostro senza tempo.






