Finché cè vita, non è mai troppo tardi.
Allora, mamma, come avevamo detto, domani passo a prenderti e ti accompagno. Sono sicuro che lì ti piacerà tantissimo, Matteo si infilò in fretta la giacca mentre socchiudeva la porta di casa.
Lucia Benedetti si lasciò cadere stanca sul divano. Dopo tante insistenze aveva accettato. Le amiche del quartiere non facevano che ammirarla:
Che figlio premuroso che hai, Lucia! Unaltra volta ti manda a riposare altro che noi, dobbiamo arrangiarci come possiamo.
Ma il cuore di Lucia era pieno di dubbi. Eppure, domani ogni cosa si sarebbe chiarita.
La mattina dopo, Matteo arrivò presto. Portò giù velocemente le valigie della madre, la fece salire in macchina e partirono.
Che fortuna la Lucia, mormoravano le vicine sedute sulla panchina del cortile, il figlio le paga la donna delle pulizie, la porta in villeggiatura, non come noi
La residenza era fuori Firenze, immersa nel verde delle colline.
Mamma, guarda che è quasi un cinque stelle, disse Matteo, con un sorriso complice.
Appena arrivarono e attraversarono il giardino, dove sulle panchine stavano seduti solo anziani, Lucia capì subito che i suoi sospetti non erano infondati.
Ma non lasciò trasparire nulla, il volto sereno come sempre.
Incontrò lo sguardo del figlio, ma lui subito lo distolse. Aveva capito che lei aveva intuito tutto.
Mamma, qui ci sono i medici, tante attività, incontri prova almeno per tre settimane, poi vediamo Matteo si impaperò, senza osare guardarla negli occhi. Ma Lucia disse soltanto:
Vai, figlio mio. E non chiamarmi mamma, ma madre come facevi da piccolo, daccordo?
Lui annuì, visibilmente sollevato, la baciò sulla guancia e se ne andò.
A Lucia proposero una stanza singola o in condivisione. Scegliette la seconda: non voleva restare sola con i suoi pensieri.
Ben arrivata, cara, proclamò una donna ben vestita seduta sul divano, finalmente un po di compagnia, io sono Mariella Lombardi.
Si presentarono.
La stanza era davvero di lusso, Matteo aveva fatto le cose in grande. Salottino comune e due camere con bagno privato.
Mariella aveva novantuno anni, senza figli e senza problemi economici:
Tesoro mio, io sono stanca, qui si sta bene, mi coccolano. Ho dato in affitto il mio appartamento in centro e vivo in questo paradiso. Non devo pensare a niente, cè la palestra, gli atelier di pittura, la musica Ho lasciato lappartamento a mio nipote, lui mi porta al mare in settembre. Ma tu, cara, cosa ci fai qui? Sei ancora giovane
Lucia abbozzò un sorriso, ma la voglia di confidarsi le vinse la riservatezza:
Non è stata proprio una scelta mia. Mio figlio vive per conto suo con la moglie. Non siamo andate molto daccordo.
Anchio ho un appartamento grande, ma appena hanno potuto, ne hanno comprato uno loro. Forse è stato meglio: io e Chiara, mia nuora, abbiamo caratteri troppo diversi. Per un po da sola sono stata bene, Lucia si interruppe poi però la salute ha iniziato a mancarmi.
Ahhh, capisco, annuì Mariella, sistemando con cura i suoi capelli davanti allo specchio, questa sera ci sono le danze, tu vieni?
No, grazie, questa sera preferisco riposare, rispose Lucia, che si rifugiò nella sua stanza.
Aveva fatto la cosa giusta? Sua nipote Arianna studiava a Bologna. Sarebbe tornata dopo la laurea, avrebbe creato lì la sua famiglia.
Era stata tutta colpa sua.
Con Chiara non era mai riuscita ad andare daccordo, ma era stata Lucia a voler tenere tutto sotto controllo. Matteo era sempre tra due fuochi, e lei avrebbe voluto che scegliesse sua madre.
Che sciocchezza.
Quando se ne andarono, allinizio andava bene. Persino i rapporti sembravano migliorati, Matteo, Chiara e Arianna venivano spesso a trovarla. Ma poi eccola lì di nuovo, insoddisfatta!
Era solo colpa sua.
Iniziò a pensare che tutti si fossero dimenticati di lei. Si inventava dei malanni, faceva finta di non farcela, sperando che la visitassero di più. Ma il figlio decise diversamente. Forse temeva che lei e Chiara litigassero ancora. O magari aveva troppo lavoro.
Lucia, pensava solo a sé stessa.
Colpa sua.
Assunsero per lei una compagnia, poi unaltra. Ma nessuna le era simpatica: Lucia cercava lattenzione della famiglia, ma così aveva ottenuto solo solitudine.
Arianna, la nipote amata, era lontana per studiare. Chiamava spesso:
Nonna, torno presto, qui va tutto bene. E da te?
Tutto bene, rispondeva Lucia.
Nonna, non intristirti, arrivo tra poco, Arianna la adorava davvero.
Colpa sua.
Disse a Matteo di confondersi con le medicine, di dimenticare le cose. Una bugia.
Forse sperava la invitasse a vivere con lui.
Ma Matteo si spaventò, pensò che fosse peggiorata. Lui e Chiara lavoravano: chi si sarebbe occupato di lei? Così decise di portarla qui.
In questa residenza extralusso per anziani sulle colline toscane.
Lucia si guardò allo specchio:
Una donna in là con gli anni, quasi ottanta e allora?
La mente era ancora lucida, le forze non mancavano.
Colpa sua. Forse, però, era davvero meglio così.
Si sdraiò e si addormentò.
Tre settimane a Lucia parvero un secolo.
Il figlio veniva il venerdì, portava dolci, ma lì non mancava davvero nulla.
Tutto sarebbe stato perfetto, se davvero fosse stato un semplice soggiorno da hotel di lusso. Ma lidea che fosse per sempre la uccideva dentro.
Guardi, sua madre sta benissimo. Ha la salute di ferro, qualche nervosismo, ma nulla di più dissero i responsabili a Matteo, durante una vista.
E Lucia si accorse che Matteo era sinceramente stupito e contento. Chissà, pensava che tutti aspettassero solo di restare soli.
Allimprovviso, Arianna arrivò di corsa:
Nonna! Papà mi ha detto che qui ti riposi Che posto strano. Ma io ho preso la laurea, devi congratularti! Torniamo a casa? Sono tornata, senza di te è triste. Posso vivere un po con te?
Il cuore di Lucia ebbe un tuffo: Arianna era così sincera!
Papà domani viene, preparati. Andiamo a casa insieme!
Lucia annuì, quasi in lacrime.
Mariella, completando la messa in piega, si avvicinò:
Cara, devi proprio tornare a casa. Non fai per questi posti, aggiunse con una punta dinvidia, non sei una signora: sei una mamma. Si alzò e con fierezza tornò in camera sua.
Lucia preparò le valigie, ancora incredula di poter lasciare quel paradiso dorato.
Matteo arrivò allalba. Entrò, con un sorriso timido, e disse soltanto:
Madre, e la abbracciò.
In macchina cerano Arianna e, cosa davvero inattesa, anche Chiara. Si scambiarono uno sguardo e Lucia sentì finalmente il calore nel cuore:
“Tutta colpa mia. Ho sempre voluto comandare, controllare. Nessuno poteva vivere in pace. E adesso? Loro mi guardano Sono la mia famiglia”.
Grazie a voi, sussurrò a malapena Lucia, mentre Matteo le apriva la portiera.
Seduta in auto, mentre tornava a casa, Lucia sentiva la gioia correre nelle vene.
Adesso sarebbe stato tutto diverso. Ora credeva davvero in un futuro migliore.
Perché non è mai troppo tardi per vivere, essere felici e rendere felici gli altri.






