Anche le brave ragazze vengono lasciate Dallo specchio una bellissima donna di trentacinque anni con occhi tristi osservava Anna. Non riusciva a capire cosa cercassero davvero gli uomini italiani di oggi. Peccato che non insegnino queste cose all’università. A cosa le era poi servita una laurea con il massimo dei voti? Anna aveva sempre sognato una famiglia, un marito affettuoso e dei figli – magari tre, proprio come aveva visto ogni giorno nell’esempio dei suoi genitori, l’emblema della famiglia perfetta. Si era sempre sentita in dovere di sposarsi in fretta, come se temesse di perdere l’occasione per la felicità. Aveva conosciuto il marito Vittorio ai tempi dell’università, a Bologna. Un ragazzo bello, atletico, intelligente, carismatico: le ragazze lo notavano facilmente e lui era sempre l’anima delle feste. Si erano incontrati a una serata tra amici e subito erano piaciuti l’uno all’altra. Vittorio era venuto da fuori città per studiare, mentre Anna viveva ancora con i suoi. Dopo sei mesi, Vittorio le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva detto sì. Si erano sposati appena laureati. Lui sembrava un marito perfetto, attento, premuroso, allegro, assunto subito come ingegnere in una grande azienda energetica. Anna aveva trovato lavoro in banca. Era passato solo mezzo anno dal matrimonio, quando Anna scoprì di aspettare un bambino. La notizia però non fece felice Vittorio. — Anna, ma come è successo? Mi avevi detto che era tutto sotto controllo! — Non so… davvero… — rispose lei sinceramente, sconcertata dal tono contrariato del marito. — Ma non è bello? In fondo lo stavamo già programmando, doveva andare così! È il destino. — Dai, non dire sciocchezze! Non è destino, è disattenzione. Ci siamo appena stabilizzati, dovremmo pensare alla carriera ora, non ai pannolini da cambiare. Anna tratteneva a stento le lacrime. La reazione del marito la colse impreparata. — Annina — disse dolcemente Vittorio, stringendole una spalla. — Magari si potrebbe… aspettare ancora un po’… C’è tempo, no? Anna lo fissò, incredula. — Non pensarci nemmeno! Se non ti sta bene, non ti obbligo a niente. Decidi tu. Senza più parole, Anna uscì di casa. Camminò a lungo per le vie di Bologna, cercando di mettere insieme i pensieri. Il suo sogno di una grande e felice famiglia si stava infrangendo. Anna e Vittorio non si parlarono per diversi giorni. Alla fine lui, pentito, si scusò e disse di essere ora felice di diventare padre. La gioia fu immensa. Otto mesi dopo nacque il piccolo Antonio. Anna adorava essere mamma. Si prendeva cura con amore del figlio, della casa e si divertiva a preparare piatti prelibati per il marito. Quando Antonio compì tre anni, Anna tornò al lavoro, lasciando il bimbo all’asilo. Si sentiva la donna più felice del mondo. Gli amici della coppia lo notavano e si riunivano spesso da loro con le proprie famiglie universitarie. Fu in una di queste occasioni che Anna sentì per caso una conversazione tra il marito e gli amici. — Vittorio, sei stato fortunato con tua moglie! Bella, intelligente, lavora, in casa tutto a posto e cucina da chef. — Già, hai proprio ragione — aggiunse un secondo amico. — La mia solo sa chiedermi soldi e stressarmi. — Beh, anch’io sono in gamba, per questo ho una moglie così fantastica, — rispose Vittorio. Risero tutti insieme. Ma le mogli degli amici non la pensavano affatto così, e spesso volevano dirne quattro ad Anna.

Dallo specchio Francesca vedeva riflessa una donna bellissima di trentacinque anni, ma gli occhi tradivano una profonda tristezza. Non riusciva a capire cosa volessero davvero gli uomini di oggi. Peccato non averlo mai studiato alluniversità. A che cosa le era servita, allora, quella laurea con lode?

Fin da bambina, Francesca sognava una famiglia con un marito innamorato e almeno tre figli. Aveva avuto davanti agli occhi lesempio perfetto dei suoi genitori, un modello di armonia familiare. Le sembrava di dover correre contro il tempo per non lasciarsi sfuggire la felicità.

Conobbe Matteo alluniversità di Firenze. Alto, sportivo e intelligente, era il tipico ragazzo che attirava lattenzione di tutti e animava le serate tra amici. Si incontrarono ad una festa e tra loro scoccò subito la scintilla. Matteo era arrivato da Bologna per studiare, mentre Francesca viveva ancora con i genitori.

Dopo sei mesi, Matteo le fece la proposta. Lei accettò con entusiasmo. Si sposarono alla fine degli studi. Allinizio Matteo sembrava il marito ideale: affettuoso, premuroso, sempre allegro. Si sistemò come ingegnere presso unazienda energetica, mentre Francesca trovò lavoro in banca.

Era passato appena mezzo anno dal matrimonio, quando Francesca scoprì di essere incinta. Matteo non fu contento della notizia.

Francesca, ma come è successo? Mi avevi detto che era tutto sotto controllo!

Matteo, davvero non lo so rispose lei sinceramente, spaesata dal tono irritato del marito. Ma non importa poi così tanto, no? Volevamo comunque dei figli. Forse era destino che succedesse adesso.

Destino? Non diciamo sciocchezze! Questa è solo poca attenzione. Abbiamo appena iniziato a lavorare. È il momento di pensare alla carriera, non ai pannolini sporchi.

A Francesca vennero le lacrime agli occhi. La reazione del marito la colse di sorpresa.

Franci, disse Matteo in modo più dolce stringendola a sé. Forse dovremmo beh, fare qualcosa Possiamo rimandare, cè tempo

Lei lo guardò sbigottita.

Non provarci nemmeno! Se non ti va bene, nessuno ti obbliga a nulla. Decidi tu.

Francesca uscì correndo dallappartamento. Per ore camminò per le strade di Firenze, cercando di mettere ordine tra i pensieri. Quel sogno di una famiglia grande e felice stava andando in frantumi.

Nei giorni seguenti, Francesca e Matteo parlarono poco. Alla fine lui si scusò e le confessò di averci riflettuto: ora era felice di diventare padre. Per Francesca fu un sollievo enorme. Otto mesi dopo nacque il piccolo Andrea.

La maternità divenne la gioia più grande di Francesca: si prendeva cura del figlio, manteneva la casa in perfetto ordine e preparava deliziosi piatti per Matteo. Quando Andrea compì tre anni, tornò in banca, mentre il bimbo iniziava lasilo.

Francesca si sentiva in paradiso ed era convinta di essere la donna più felice del mondo. Daltronde lo dicevano anche i tanti amici che frequentavano casa loro. Spesso, nel loro appartamento, si riunivano le vecchie compagnie universitarie, ciascuno con le rispettive famiglie. Un giorno però, ascoltò per caso una chiacchierata tra Matteo e alcuni amici.

Te lo dico, Matteo, sei stato fortunato con Francesca! Bella, intelligente, lavora, tiene la casa che meglio non si può e in cucina è una regina.

È vero, si inserì un altro, la mia pensa solo a chiedermi soldi e a farmi impazzire.

Beh, anchio non sono male come marito, e la moglie che ho me la sono meritata! scherzò Matteo.

Tutti scoppiarono a ridere. Ma le mogli dei suoi amici erano di tuttaltro parere e spesso confidavano le loro lamentele proprio a Francesca.

In fondo, capì Francesca, anche le persone che fanno tutto bene possono essere lasciate, ferite o incomprese. Dietro le apparenze di felicità o di perfezione, ognuno affronta le proprie fragilità. Il vero segreto non è inseguire standard impossibili, ma cercare larmonia nel rispetto e nellascolto reciproco. Alla fine, la vera felicità nasce dallavere il coraggio di essere sinceri, prima di tutto con se stessi.

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Anche le brave ragazze vengono lasciate Dallo specchio una bellissima donna di trentacinque anni con occhi tristi osservava Anna. Non riusciva a capire cosa cercassero davvero gli uomini italiani di oggi. Peccato che non insegnino queste cose all’università. A cosa le era poi servita una laurea con il massimo dei voti? Anna aveva sempre sognato una famiglia, un marito affettuoso e dei figli – magari tre, proprio come aveva visto ogni giorno nell’esempio dei suoi genitori, l’emblema della famiglia perfetta. Si era sempre sentita in dovere di sposarsi in fretta, come se temesse di perdere l’occasione per la felicità. Aveva conosciuto il marito Vittorio ai tempi dell’università, a Bologna. Un ragazzo bello, atletico, intelligente, carismatico: le ragazze lo notavano facilmente e lui era sempre l’anima delle feste. Si erano incontrati a una serata tra amici e subito erano piaciuti l’uno all’altra. Vittorio era venuto da fuori città per studiare, mentre Anna viveva ancora con i suoi. Dopo sei mesi, Vittorio le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva detto sì. Si erano sposati appena laureati. Lui sembrava un marito perfetto, attento, premuroso, allegro, assunto subito come ingegnere in una grande azienda energetica. Anna aveva trovato lavoro in banca. Era passato solo mezzo anno dal matrimonio, quando Anna scoprì di aspettare un bambino. La notizia però non fece felice Vittorio. — Anna, ma come è successo? Mi avevi detto che era tutto sotto controllo! — Non so… davvero… — rispose lei sinceramente, sconcertata dal tono contrariato del marito. — Ma non è bello? In fondo lo stavamo già programmando, doveva andare così! È il destino. — Dai, non dire sciocchezze! Non è destino, è disattenzione. Ci siamo appena stabilizzati, dovremmo pensare alla carriera ora, non ai pannolini da cambiare. Anna tratteneva a stento le lacrime. La reazione del marito la colse impreparata. — Annina — disse dolcemente Vittorio, stringendole una spalla. — Magari si potrebbe… aspettare ancora un po’… C’è tempo, no? Anna lo fissò, incredula. — Non pensarci nemmeno! Se non ti sta bene, non ti obbligo a niente. Decidi tu. Senza più parole, Anna uscì di casa. Camminò a lungo per le vie di Bologna, cercando di mettere insieme i pensieri. Il suo sogno di una grande e felice famiglia si stava infrangendo. Anna e Vittorio non si parlarono per diversi giorni. Alla fine lui, pentito, si scusò e disse di essere ora felice di diventare padre. La gioia fu immensa. Otto mesi dopo nacque il piccolo Antonio. Anna adorava essere mamma. Si prendeva cura con amore del figlio, della casa e si divertiva a preparare piatti prelibati per il marito. Quando Antonio compì tre anni, Anna tornò al lavoro, lasciando il bimbo all’asilo. Si sentiva la donna più felice del mondo. Gli amici della coppia lo notavano e si riunivano spesso da loro con le proprie famiglie universitarie. Fu in una di queste occasioni che Anna sentì per caso una conversazione tra il marito e gli amici. — Vittorio, sei stato fortunato con tua moglie! Bella, intelligente, lavora, in casa tutto a posto e cucina da chef. — Già, hai proprio ragione — aggiunse un secondo amico. — La mia solo sa chiedermi soldi e stressarmi. — Beh, anch’io sono in gamba, per questo ho una moglie così fantastica, — rispose Vittorio. Risero tutti insieme. Ma le mogli degli amici non la pensavano affatto così, e spesso volevano dirne quattro ad Anna.