Sono tornata a casa prima del previsto: una sorpresa, una gravidanza al sesto mese, due borse pesantissime e un marito troppo impegnato a pulire per venirmi incontro

Rientrata a casa in anticipo

Sei già alla fermata? la voce di mio marito si alzò talmente tanto che fece quasi alzare i piccioni. In questo momento? E perché non mi hai avvisato? Ci eravamo messi daccordo per giovedì!
Volevo farti una sorpresa, si rabbuiò Donatella. Pietro, non sei contento? Sono stanca come una mula. Vieni a prendermi!
Aspetta! urlò allimprovviso lui. Non venire! Cioè, vieni, ma Dany, guarda, a casa ormai volano le mosche. Ieri ho finito anche lultima fetta di prosciutto.
Facciamo così: fai una scappata allalimentari notturno, quello lì allangolo. Prendi un po di carne, magari del manzo buono.

La borsa pesava come una cava e la spalla di Donatella lanciò un acuto simile a una lamentela napoletana.

Il solito dolore nella schiena, ormai compagno fedele da due mesi, la trafisse così in basso da pensar quasi di trovare un souvenir etrusco.

Posò con cautela i borsoni sullasfalto, tutto crepe e buche, della fermata.

Donatella sospirò, con la mano sul pancione.

La creatura dentro sera svegliata di malumore. Sei mesi mica una barzelletta, soprattutto se vuoi sorprendere tuo marito e torni dai tuoi tre giorni prima del previsto.

Era una nostalgia mortale. Gli ultimi cento chilometri in pullman li aveva passati a contare i platani della statale.

Chissà Pietro che fa? Scommetto che non sospetta nulla, sarà rilassato sul divano, a dieci minuti da me, beatissimo.

La strada fino al portone sembrava leterno ritorno.

Le borse, piene di tesori parentali vasetti di marmellata, salame fatto in casa, mele enormi pesavano unesagerazione.

Dopi cinquanta metri Donatella si fermò. Basta, non ce la faceva. La schiena si sarebbe ammutinata.

Prese il telefono e compose il numero del marito.

Pietro caro, sussurrò quando finalmente rispose, sono arrivata!

Donatella? Che succede? la preoccupazione gli saltò fuori come la pasta dallacqua.

Nulla, stai calmo. Sono sotto casa, con due borse giganti che mia madre ha farcito fino allinverosimile. Vieni giù, per favore, aiutami.

Stranamente rimase zitto. Donatella sbirciò lo schermo, temendo fosse caduta la linea.

Sei alla fermata? ruppe il silenzio Pietro, voce da tenore che ha dimenticato lo spartito. Proprio adesso? Perché non mi hai chiamato prima? Avevamo detto giovedì!

Era una sorpresa, si rabbuiò Donatella. Ma insomma, non sei felice? Sono stanca morta, vieni almeno ad accogliermi!

Aspetta! strillò di nuovo lui. Non venire, cioè… sì, ma… Dany, a casa non cè rimasto nemmeno un grissino. Ho svuotato tutto ieri.

Fammi così un favore: entra al supermercato h24, quello dietro langolo, e prendi del manzo buono.

Stamattina mi sono preso un giorno di ferie, volevo prepararti un pranzo come si deve, accoglierti in modo decente!

Mannaggia, Pietro! Donatella perplessa. Mi ascolti? Sono incinta di sei mesi, ti richiamo dal marciapiede con due valigioni che pesano quanto la cattedrale di Milano, ho la schiena a pezzi! Carne? Ma in casa cè già patate, ci sono le uova!

Vieni giù, ti prego. Voglio solo mangiare qualcosa e buttarmi a letto.

Dany, non capisci, la voce di lui si fece una mitragliata. Voglio che sia tutto perfetto. Che ti costa? Il supermercato è a due passi. Prendi carne, un po di patate fresche, che le nostre sono tutte avvizzite.

Oppure chiedi a qualcuno di darti una mano su, per favore! È per noi. Intanto preparo tutto qui.

Donatella guardò le sue mani arrossate, segnate dai manici delle borse. Unondata calda e amara le salì dallo stomaco.

Pietro, ma sei serio? tremava la sua voce. Mi mandi, così, al supermercato, con tutti questi chili e il pancione, perché ti viene la fissa della carne?

Non puoi proprio scendere tu a prendere tutto?

Ho appena cominciato… ecco… a preparare la sorpresa! Se vengo giù adesso rovino tutto.

Donny, per favore. Ti aspettavo da morire.

Prendi del manzo, ottocento grammi. E una reticella piccola di patate.

Su, ti aspetto!

Buttò giù la chiamata. Donatella restò a fissare lo schermo nero e pensò che forse sarebbe stato meglio prenotare direttamente a Lourdes.

Non le entrava proprio in testa. Aveva quasi voglia di piangere, lì sotto il riflesso bluastro del lampione.

Altro che baci e piumone: destinata alle corsie del reparto carne.

“Forse sta preparando davvero qualcosa di speciale?”, le balenò in testa.

Fece un sospiro, si trascinò le borse e si mise in cammino verso il supermercato, zoppicando.

***

Donatella spingeva il carrello per i corridoi, la cassiera assonnata le lanciava occhiate da io capisco.

Il manzo pesava di brutto, la rete di patate sembrava un attrezzo di tortura medievale.

Alluscita Donatella perse la sensazione nelle dita, ormai più adunche di una forchetta arrugginita.

E il telefono ricominciò a trillare.

Hai comprato tutto? Pietro sembrava quasi allegro.

Sì, ringhiò Donatella col fiato corto. Sono già davanti al portone. Apri.

Stop! urlò Pietro dallaltra parte. Non salire! Aspetta fuori sulla panchina. Dieci minuti, giuro.

Ma sei impazzito? urlò Donatella, incurante dei passanti. Pietro, qui mi scoppiano le gambe! Dieci minuti? Ho i piedi che sembrano zampogne!

La sorpresa non è pronta! ripeté lui come un disco rotto. Se entri ora è tutto rovinato. Siediti, prendi un po daria. Cinque minuti, ti supplico!

Attaccò. Donatella stramazzò su una panchina, le borse sprofondarono a terra senza grazia.

Le venne voglia di scagliare la carne direttamente contro il loro terzo piano.

Passarono dieci minuti. Poi venti. Donatella sedeva, braccia avvolte al pancione, lumore andato a farsi benedire.

Immaginava: che diavolo sta organizzando? Una cascata di rose? Una colazione a lume di candela? Un violinista nel salotto?

Nulla in questa lista avrebbe compensato laverla lasciata, al suo stato, catapultata sulla panchina dopo una notte insonne.

A trentaquinto minuto il portone cigolò.

Dal vano scale sbucò Pietro. Aveva una faccia tra il disperato e il comico: maglietta al contrario, sudato fradicio, capelli effetto fon temporale.

Dai, seduta qui? tentò un sorriso tirato, arraffando le borse. Ma sei tutta accigliata Ma dai, guarda che giornata… eh già, piove. Vieni su!

Sei totalmente madido! Donatella strizzò gli occhi, reggendo a stento la salita e aggrappandosi al corrimano. E questa scia di detersivo si sente fino a Roma Termini!

Lo vedrai! saltellò lui fino allascensore, la suspense alle stelle.

Salirono. Pietro spalancò la porta con aria trionfale, in attesa di applausi.

Donatella entrò: lodore letale di candeggina e finto profumo marino linvestì come uno scirocco tossico.

Passò in rassegna ingresso, sala, poi la cucina. Infine il bagno.

La casa era stranamente pulita. E, altresì, stranamente vuota.

I vestiti solitamente abbandonati sulle sedie erano spariti. Il tappeto tirato a lucido (rimanevano tracce di strisce umide), la polvere rasa, tutte le sue statuine ammucchiate tristemente.

Allora? Pietro brillava come una padella appena sgrassata. Che ne dici? Sorpresa!

Donatella si voltò lentamente.

Tutto qui? chiese sommessa.

Ma come tutto qui? Pietro era dovuto quasi crollare dalla rabbia. Dany, hai visto qui? Sono tre ore che sudo come a Ferragosto!

Ho lavato il pavimento OVUNQUE, anche sotto il divano!

Ho lavato ogni piatto, il WC brilla che puoi specchiartici!

Volevo che arrivassi e trovassi la casa perfetta, che tu non dovessi far nulla!

Ho corso come un dannato mentre tu… eri al supermercato.

Donatella sentì la gola stringersi.

Quindi, tremava la voce, per lavare i pavimenti, mi hai fatto andare a comprare la carne?

Non sei sceso a prendermi perché eri col mocio in mano?

Ma sì! alzò Pietro le mani, ma era per farti una bella sorpresa! Ti lamenti sempre che non aiuto Ecco la prova.

Se fossi arrivata giovedì, come promesso, sarebbe stato perfetto! Invece sei apparsa di notte! E ora mi guardi come se ti avessi versato il detersivo nel caffè!

Pietro, ma sei fuso? urlò finalmente Donatella, il tono ormai isterico. Me ne frego dei tuoi pavimenti!

Mi fa male ovunque, le borse erano cemento armato!

Sono incinta, Pietro! Te lo ricordi? IN-CIN-TA!

Avevo solo bisogno che tu mi accompagnassi a casa, con la mano, non di vedere i riflessi sul parquet!

Pietro diventò color pomodoro. Gettò il panno che brandiva nella vasca.

Che comincia la sagra, eh! strillò lui a sua volta. Non ti va mai tutto bene! Qui mi sveglio alle cinque per lustrare casa, corro, penso a farti felice, e cosa ricevo? Grida!

Hai visto comè lucida? Neanche il giorno del matrimonio!

Ma a che serve sta pulizia se poi mi lasci ad aspettare in strada stremata? Donatella ansimava di rabbia. Mi hai fatto aspettare mezzoora su una panchina!

Sono gelata, ho i piedi che sembrano zampe di elefante!

Mi hai mandato a comprare carne e patate, quando a momenti non riuscivo neanche a reggermi! Pietro, questa non è una sorpresa: è una tortura medievale!

Una tortura? Ah, scusa se non sono il principe azzurro che volevi! Pietro cominciò a girare per la cucina gesticolando. Altre donne sarebbero state grate! Un marito che pulisce casa, fa la spesa, vuole cucinare. Ma tu niente.

Pensi solo a TE! Col pancione qui, la schiena là Ma io? Io non ho dormito pensando a come sorprenderti!

Donatella si nascose la faccia tra le mani.

Non hai nemmeno idea singhiozzò. Hai scelto la lucentezza del battiscopa sopra al mio benessere.

Senti che storie per uno zoccolino! urlò di nuovo sbattendo il pugno sul tavolo. Sei arrivata prima tu! Hai rovinato la sorpresa!

Se fossi arrivata giovedì, avrei finito tutto e la casa sarebbe stata perfetta. Ma no, dovevi arrivare nel cuore della notte! E ora io sono il cattivo!

Ingrata, Donatella. E basta.

Se ne andò battendo la porta della camera con tutta la teatralità di unopera verdiana.

Il bimbo nella pancia diede una capriola. Donatella si sedette guardando quella carne che Pietro neanche aveva pensato di mettere in frigo.

Un senso di nausea e malessere la travolse.

Passarono dieci minuti. La porta della cucina si socchiuse.

Ma la carne la cucino o adesso vuoi fare sciopero della fame, così mi senti in colpa?

Lascia perdere, Pietro, disse Donatella senza girarsi. Voglio solo dormire.

Come ti pare! e di nuovo porta sbattuta.

Donatella si trascinò in bagno.

Si ritrovò allo specchio: pallida, occhiaie, capelli che più che spettinati erano in rivolta.

Si ricordò di quando fantasticava del ritorno: Pietro che la abbraccia, le sussurra: Meno male che sei tornata.

Sì, guarda… abbracci!

Quando, infine, uscì dal bagno, il festival degli urli ricominciò.

Pietro le urlò contro di nuovo, poi le scagliò contro un pezzo di carne.

Uscì di casa ancora in viaggio, senza essersi tolta nemmeno il cappotto. Meglio così.

Se ne tornò dai suoi.

***
A farle cambiare idea sul divorzio si scomodò tutto il parentame: suoceri, cognata, pure amici di famiglia.

Anche Pietro telefonava ogni giorno con suppliche da film drammatico.

Ma Donatella avevo deciso: con un marito del genere, meglio sola. Il divorzio si fa.

A che serve un marito che preferisce il pavimento lucido alla salute di suo figlio?

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