Il weekend della discordia la figlia sè ripresa il suo
Giulia, ma devi capire che la situazione è disperata sospirò Ernesto Rossi, massaggiandosi il naso con aria trafelata. Stefania mi tormenta da mesi, ormai.
Ha trovato un corso per Leonardo a Malta, sai, il nostro figliolo. Dice che bisogna dargli unoccasione, migliorare linglese… Ma dove li trovo i soldi?
Lo sai anche tu, in questo periodo non cè lavoro.
Giulia alzò gli occhi lentamente verso il padre.
E quindi hai pensato che vendere la casa al lago sia la soluzione perfetta? domandò sottovoce.
Ma certo! rispose subito lui, animandosi, sporgendosi in avanti. Tanto nessuno ci va mai, Stefania si annoia sempre, le zanzare nemmeno sa che da anni, sulla carta, non è più mia! Crede che la metteremo in vendita e poi ricomincia la bella vita!
Tu sei sveglia, Giulia. Facciamo così: ora la vendi tu formalmente. Ti riprendi ogni euro che mi avevi prestato dieci anni fa virgola per virgola!
Il resto, quello che ci va sopra col prezzo di mercato, lascialo a me. Siamo famiglia, no?
Così non ci perdi niente: hai i tuoi soldi indietro e aiuti pure tuo padre.
Era venuto a casa senza preavviso. Negli ultimi anni, a dire il vero, si vedevano pochissimo con la nuova famiglia, il lavoro, la primogenita era diventata quasi una presenza ingombrante.
Giulia sospettava che fosse venuto ancora una volta a chiedere soldi ma la proposta suonava strana, campata in aria.
Papà, ti ricordi cosè successo dieci anni fa? disse piano Giulia, lasciando che la domanda rimanesse sospesa. Quando sei venuto da me dicendo che ti servivano soldi per loperazione e la riabilitazione?
Ti ricordi?
A Ernesto si strinse il volto, come se risentisse tutto il dolore.
Ma che senso ha rivangare il passato? Ormai sono guarito!
Vecchie storie, dici? Giulia accennò un sorriso amaro, scuotendo la testa. Io a quei soldi ci tenevo: erano il frutto di cinque anni a risparmiare centesimo per centesimo. Avrei dovuto usarli per un acconto sulla mia prima casa.
Nei weekend lavoravo, i viaggi me li scordavo, figurati. E tu? Tu senza lavoro, zero risparmi, ma con una nuova moglie Stefania e un figlio, Leonardo.
Ti sei preso tutto, lasciandomi senza nulla.
Ma ero disperato, Giulia! Che avrei dovuto fare, lasciarmi morire per strada?
Ti avevo offerto aiuto, papà continuò senza ascoltarlo ma avevo paura: e se mi fossi trovata senza casa e senza soldi? Tanto tu avevi già una nuova famiglia, Stefania. Lei non mi avrebbe mai fatto entrare in quella villetta al lago
Abbiamo trattato per una settimana, ti ricordi? Non volevi firmare nessuna ricevuta degli avuti, ti offendevi: Come puoi non fidarti del tuo vero padre?
Io volevo solo delle garanzie.
E le garanzie le hai ottenute! le saltò addosso Ernesto. Col rogito, la casa al lago è tua. Te lho praticamente regalata per quella somma servita allospedale.
Ma avevamo detto: io continuo a usarla, e quando avrò soldi te la ricompro, promesso!
Sono passati dieci anni, papà. tagliò Giulia. E me lo domando: in dieci anni quante volte hai chiesto di ricomprarla? Quanti centesimi mi hai ridato? Nessuno.
Tu ci passavi lestate, piantavi i tuoi pomodori, bruciavi la legna che pagavo io.
Tasse? Minimo annuale pagato da me. Rifacimento del tetto? Pagato da me.
Tu vivevi come un signore, mentre io sudavo per il mutuo.
Ernesto tirò fuori un fazzoletto e si asciugò la fronte.
Ho avuto un sacco di problemi, Giulia! Dopo la chemio ci ho messo tanto a riprendermi, poi a cinquantanni chi ti assume più?
Stefania pure è delicata, lei con quellufficio si deprime tutta.
Viviamo di quattro cianfrusaglie vendute su internet, tiriamo avanti così.
Delicata, eh? Giulia si alzò e cominciò a misurare la cucina a passi grandi. E io invece sarei il mastino della situazione?
Io posso farmi in quattro in due lavori per chiudere il mutuo e pagare pure la villeggiatura a te?
Adesso Stefania ha deciso che bisogna vendere la casa per mandare il figlioletto a Malta?
La casa MIA, papà! MIA!
Sì, ufficialmente è tua, ma era una cosa temporanea, Giulia. Io sono tuo padre, ti ho dato la vita! Ti metterai davvero a litigare per quattro pareti quando tuo fratello ha bisogno di partire?
Tuo figlio, dici, quel fratello che ho visto sì e no due volte in vita mia?
Non mi ha mai fatto gli auguri di compleanno, Stefania manco sa che fatica ho fatto a pagare mutuo e spese per questa casa.
Lei crede tu sia il re dei palazzi che ha solo avuto una crisi passeggera.
Hai mentito a lei per dieci anni, papà.
Ernesto abbassò gli occhi, quasi pentito.
Non volevo darle dispiaceri… si sarebbe arrabbiata a trovare la casa intestata fuori.
Fuori?
Non attaccarti alle parole! sbottò Ernesto, alzando la voce. Ti sto facendo una proposta! Adesso casa al lago vale cinque volte di più. Prendi i tuoi centomila euro, quelli che mi avevi dato per curarmi, e gli altri duecentomila li lasci a me.
È giusto, no? Io devo piazzare Leonardo, sistemare i denti a Stefania, cambiare la macchina che cade a pezzi.
A te quei duecentomila non cambiano niente, ormai una casa in città te la sei comprata Sei sistemata, aiuta almeno la tua famiglia!
Giulia lo guardava smarrita. Dovera finito quelluomo che le raccontava le favole da bambina?
No, rispose secca.
Cosa vuol dire no? il padre sgranò gli occhi.
Vuol dire che la casa non si vende. E soldi in più non ne avrai. La casa è mia per legge e per coscienza.
Tu ci hai vissuto gratis dieci anni, ti sei rimesso in salute, hai fatto la tua villeggiatura.
Consideralo un mio regalo a te, come pagarti lassegno di mantenimento. Ma basta così.
Ma sei seria?! Ernesto Ferrari diventò paonazzo. Vuoi togliere lultima cosa a tuo padre? Se non fossi stato io non ci sarebbe nemmeno questa casa! Lha costruita mio padre, tuo nonno!
Appunto, tuo nonno. E si rivolterebbe nella tomba se sapesse che vuoi vendere il nido di famiglia per un corso a Malta che neanche sai se serve a un ragazzino che a diciannove anni non si è mai guadagnato un euro!
Giulia, ripensaci! urlò Ernesto, saltando su. Tu mi devi rispetto! Io ti ho cresciuta! Se non accetti ora, racconto a tutti che sei una tira-molla. Stefania viene qua e ti fa vedere lei cosa si fa!
Ti porto pure in tribunale! Il notaio ha attestato una vendita iniqua, tu hai approfittato che ero malato!
Giulia rise amaramente.
Provaci, papà. Ho tutte le fatture della clinica e i bonifici fatti a nome tuo.
E il rogito, firmato da te davanti al notaio, quando già eri in remissione.
Chissà come la prenderà Stefania quando scopre che avevi venduto casa ancor prima che Leonardo iniziasse le medie.
Non era il tuo grande lascito, papà?
Giulia… il tono di Ernesto divenne un sussurro, quasi un lamento. Figlia mia, ti supplico. Stefania ora è in un periodo difficile
Se scopre la verità mi butta fuori. Ha quindici anni meno di me: se non ci sono proprietà e soldi, cosa resto a fare con lei? Vuoi che tuo padre finisca a dormire in stazione a sessantanni?
Non ci hai pensato prima? la rabbia di Giulia traboccava. Quando in dieci anni non hai lavorato, hai permesso a Stefania di indebitarsi, promettendo mari e monti… a spese mie?
Quindi niente aiuto? Ernesto si raddrizzò, rigido. Proprio mia figlia sei…
Vai a casa, papà. Racconta a Stefania la verità. Almeno ti rimarrà un briciolo di dignità.
Tieniti pure sta casa! ringhiò Ernesto mentre se ne andava Non hai più un padre, hai capito? Dimentica il mio numero!
Uscì sbattendo la porta. Giulia rise tra sè: come se lavesse mai avuto, un padre.
La prima volta che la lasciò era quando aveva sette anni.
***
La telefonata arrivò il sabato mattina. Numero sconosciuto.
Pronto?
Sei Giulia? Giulia riconobbe subito la voce alterata della matrigna. Ma chi ti credi di essere, ragazzina?
Tu pensi che non sappiamo come hai imbrogliato Ernesto? Me lha raccontato tutto!
Gli hai fatto firmare i documenti quando ancora era fuori di testa dallanestesia!
Stefania, buongiorno rispose calma Giulia. Se vuole parlare, almeno non urli.
Altro che buongiorno! Stiamo già preparando la causa legale!
Il mio avvocato dice che la vendita non regge due minuti in tribunale. Hai approfittato della malattia di tuo padre, hai preso la casa di famiglia per due spiccioli.
Ti lasciamo senza un euro!
Mi ascolti bene, Stefania.
Capisco che Ernesto le abbia fornito la sua versione. Ma io ho tutte le prove: i soldi sono stati spesi per curarlo.
In più, ho le sue mail di ringraziamento. Ogni anno, per dieci anni: Grazie figlia mia che mi permetti di stare ancora qui, che la casa resta in mano sicura.
Secondo lei come va in tribunale?
Ci fu silenzio in linea: Stefania non se laspettava.
Sei unegoista sibilò. Non ti basta la tua casa? Vuoi togliere pure lultimo pezzetto a tuo fratello? Leonardo DEVE studiare!
Leonardo dovrebbe trovarsi un lavoro, come facevo io alla sua età.
E lei, Stefania, magari sarebbe tempo di conoscere la verità. Si ricorda di quelle azioni che Ernesto diceva di avere?
Quali azioni?
Quelle che non sono mai esistite. Lui ha sempre vissuto con quello che mandavo io, tutti i mesi, spacciando le mie rimesse per dividendi di qualche fondo immaginario.
Guardi le sue transazioni bancarie. Si è sempre fatto mantenere usando la malattia come scusa.
Io mi sono indebitata pensando di tirarlo fuori dai guai.
Stefania riattaccò. Quella sera arrivò un messaggio del padre: Solo tre parole: Hai rovinato tutto.
***
Giulia non rispose. Qualche giorno dopo, i vicini raccontarono che Stefania aveva scatenato una scenata epica: strillava e buttava i vestiti del marito giù dalle finestre della villetta.
Era saltato fuori che, certa di vendere la casa, Stefania aveva già acceso un mutuo da usura appena per mandare il figlio a Malta.
Ernesto dovette sloggiare. Stefania chiese il divorzio scoprendo tutte le menzogne.
Leonardo, abituato a fare il signorino, nemmeno ci sprecò una lacrima: si trasferì subito dalla fidanzata e liquidò il papà con un te la sei cercata.
Dove sia finito Ernesto, Giulia non lo sa. E sinceramente non ha nessuna voglia di scoprirlo.






