Badante per la moglie
In che senso? mi parve di non aver sentito bene. Dove dovrei andarmene? Perché? Per quale motivo?
Dai, non facciamo scenate, per favore Giovanni si fece una smorfia di fastidio. Che cè da non capire? Non hai più nessuno da cui badare. Dove andrai, poi, non mi interessa.
Giovanni, ma sei serio? Dovevamo sposarci…
Questa cosa te la sei inventata tu. Io non ci ho mai pensato.
A trentadue anni, decisi che era il momento di stravolgere la mia vita e lasciare il mio paesino tra le colline lucane.
Cosa potevo fare lì? Solo ascoltare le continue lamentele di mia madre.
Lei non riusciva ancora a rassegnarsi al mio divorzio, ripetendomi che avevo perso un bravo marito.
Eppure Rocco non era certo un angelo, anzi, tra il vino e le scappatelle non me ne faceva mancare una! Non so ancora come mi sia venuto in mente di sposarlo otto anni fa.
Non ho provato molta tristezza dopo il divorzio, anzi, quasi un senso di leggerezza.
Però proprio quel motivo era diventato la causa principale delle nostre discussioni, insieme al solito problema: i soldi, sempre troppo pochi.
Così decisi che sarei andata a vivere a Bari, convinta che lì mi sarei sistemata meglio.
La mia amica Antonella, che conoscevo fin dalle elementari, da cinque anni viveva lì, sposata a un vedovo.
E chissenefrega se lui aveva sedici anni in più e non era certo uno stinco di santo, limportante era che avesse una casa di proprietà e uno stipendio rispettabile.
E io non ero certo da meno rispetto ad Antonella!
Finalmente! Ti sei svegliata! mi incoraggiò lei subito. Fa la valigia, puoi stare da noi per i primi giorni, poi sistemiamo anche il lavoro.
E tuo marito Pasquale non avrà niente in contrario? domandai dubbiosa.
Ma figurati! Fa tutto ciò che gli dico. Stai serena, andrà tutto bene!
In realtà non mi trattenni da lei molto a lungo.
Qualche settimana, giusto il tempo di guadagnare i primi euro, poi affittai una stanza tutta per me.
Nemmeno due mesi dopo, la fortuna sembrò girare definitivamente dalla mia parte.
Ma cosa ci fa una donna come lei a vendere al mercato? commentò con compassione uno dei clienti abituali, Edoardo Benedetti.
Li conoscevo tutti da tempo, sapevo vita e miracoli dei miei clienti.
Fa freddo, si mangia poco, e in fin dei conti cè poco da scegliere.
E che vuoi farci? risposi allargando le braccia. I soldi non crescono sugli alberi.
Poi aggiunsi, cercando di scherzare:
Oppure ha una proposta migliore per me?
Edoardo non aveva certo laspetto delluomo dei sogni: almeno ventanni più di me, un po gonfio, capelli radi, e con quello sguardo un po furbo.
Era pignolo nello scegliere pomodori e patate, mi pagava sempre fino allultimo centesimo. Vestiva bene, guidava una macchina decente di certo non era uno sbandato, né un bestia.
Aveva anche la fede al dito, quindi come marito non lo prendevo nemmeno in considerazione.
Tu mi sembri una donna seria, ordinata, pulita passò al tu con troppa facilità. Hai mai fatto la badante?
È capitato. Ho curato la mia vicina quando ha avuto un ictus. I figli stanno lontani, non avevano tempo per lei. Così mi hanno chiesto di aiutarli.
Perfetto! si entusiasmò Edoardo, facendo subito unespressione affranta. Anche mia moglie, Bianca, ha avuto un ictus. I dottori non danno speranze. Lho riportata a casa, ma non posso seguirla come vorrei. Mi aiuti? Ti pago, ovvio.
Non ci pensai su molto. Meglio stare al caldo dentro un appartamento, anche se bisogna portare il vaso e pulire, piuttosto che riscuotere spiccioli al vento in piedi dieci ore al giorno!
Inoltre Edoardo propose che vivessi da loro, così non dovevo neppure pagare un affitto.
Hanno tre camere tutte per me! raccontai felicissima ad Antonella. Non hanno figli.
La madre di Bianca, Signora Matilde, era un tipo elegante e un po vanitosa nonostante i suoi sessantotto anni. Si era risposata da poco e ormai dedicava tutto il suo tempo al nuovo marito. Nessuno che si preoccupasse della figlia malata.
Ma così grave è? mi chiese Antonella.
Eccome È una povera donna sfortunata: da mesi non muove un dito, riesce a malapena a emettere qualche suono. Difficile che si riprenda.
E ti fa piacere, eh? Antonella mi scrutò con sospetto.
Non è che sia felice… distolsi lo sguardo, ma poi Edoardo sarà libero
Sei matta, Fabrizia? Ti auguri la morte di una persona per una casa?! Ma che ti prende?
Non auguro niente a nessuno, ma neanche mi faccio scappare loccasione! replicai stizzita. Parli facile tu, che vivi nel benessere!
Litigammo di brutto e non ci sentimmo per mesi. Dopo sei mesi, però, trovai il coraggio di confessarle che tra me ed Edoardo era nato un rapporto più intenso.
Vedere che ormai non potevamo più stare senza di noi… Certo, lui non avrebbe mai lasciato la moglie non era quel tipo perciò saremmo rimasti, per ora, solo amanti.
Allora voi due vi godete la vita, e la moglie sta morendo nella stanza accanto? Antonella non mi perdonò neppure stavolta. Ti rendi conto di quanto è squallido tutto ciò? O ti sei accecata di fronte alle sue ricchezze? Sempre che ne abbia davvero…
Da te mai una parola di conforto! mi offesi.
Tagliammo i ponti di nuovo. Non mi sentivo colpevole o perlomeno solo un po.
Tutti santi loro, vero! Il pieno non capisce il vuoto, diceva sempre mia nonna. Pazienza, sopravvivrò anche senza migliori amiche.
Mi occupavo di Bianca con tutto lo scrupolo possibile. Da quando era iniziata la storia con Edoardo, facevo anche tutte le faccende di casa.
Un uomo bisogna saperlo trattare nel letto, ma anche in cucina, a lavare le camicie, a stirare, a pulire bene la casa, così da non farlo vivere nella polvere.
Tutto sembrava andare a meraviglia: lui soddisfatto, io soddisfatta.
Mi accorsi solo dopo un po che Edoardo aveva smesso di pagarmi la retta mensile per la cura della moglie. Ormai eravamo come marito e moglie che senso aveva parlare di soldi?
Lui mi dava dei contanti per la spesa e lasciava organizzare a me le uscite, così non mi resi conto subito che in realtà ci stavo dentro giusto giusto.
E pensare che faceva il caporeparto in fabbrica, non guadagnava poco. Ma mi dicevo: appena ci sposeremo, metteremo tutto in chiaro.
Con il passare del tempo la passione tra noi si placò un po. Edoardo tornava a casa sempre più tardi, ma lo giustificavo pensando allo stress causato dalla moglie malata.
Cosa lo stancasse così tanto, considerato che si limitava a trovare il tempo per avvicinarsi a Bianca una sola volta al giorno, non lo capivo, ma mi dispiaceva per lui.
Quando Bianca morì, dopo un anno e mezzo che vivevo con loro, mi vennero le lacrime agli occhi, nonostante me lo aspettassi.
Un anno e mezzo speso lì, a badare a una donna che non aveva più vita. Organizzai da sola il funerale, dato che Edoardo era troppo distrutto per occuparsene.
Mi diede i soldi contati, ma feci tutto al meglio. Nessuno poteva dire che non avevo fatto il possibile.
Le vicine di casa, che mi guardavano storto per la storia con Edoardo a Bari le voci non restano segrete! a malincuore, mi fecero cenni dapprovazione. Anche la suocera fu soddisfatta.
Ma ciò che proprio mai avrei pensato, fu quello che accadde dopo.
Come capirai, non ho più bisogno di te, perciò ti do una settimana per lasciare casa mi disse Edoardo, senza troppe cerimonie, dieci giorni dopo il funerale.
Cosa? Come sarebbe? Dove dovrei andare? Perché?
Ti prego, non fare scene si mise le mani nei capelli. Non c’è più nessuno di cui occuparsi. Dove andrai non mi interessa.
Giovanni, ma parlavi di matrimonio…
Lo hai pensato tu. Non mi è mai passato per la testa.
La mattina dopo, dopo una notte insonne, provai a riprendere il discorso; lui però ripeté le stesse frasi del giorno prima e mi sollecitò a fare in fretta i bagagli.
La mia fidanzata vuole ristrutturare casa prima delle nozze mi disse senza nemmeno guardarmi.
Fidanzata? Chi è?
Non sono affari tuoi.
Ah, e va bene. Me ne vado, ma prima mi darai quello che mi devi per il lavoro. E non provare a guardarmi così.
Hai promesso 1200 euro al mese. Mi hai pagato solo due volte. Devi darmi quindi 19.200 euro.
Guarda come è brava a fare i conti! rise amaro. Non ti allargare troppo
E dovresti anche pagarmi per tutte le pulizie! Ma sai che cè? Lasciamo perdere i centesimi: mi dai ventimila euro e non se ne parla più!
E se rifiutassi? Vuoi portarmi in tribunale? Non cè un contratto tra noi
Lo racconterò a Matilde, tua suocera risposi calma. Ti ha comprato lei questa casa. Lo sai meglio di me.
Dopo queste parole Edoardo impallidì, ma si riprese in fretta.
Ma chi ti credi che sia? Nessuno ti crederà. Smettila di minacciarmi, vai via.
Hai tre giorni, caro. Se non vedo i soldi, lo racconto a tua suocera presi quello che avevo e andai in una pensioncina. Qualche risparmio per la spesa lavevo messo da parte.
Il quarto giorno, non ricevendo notizie, mi presentai in casa e, come per magia, lì cera anche Matilde.
Dal volto di Edoardo capii che non avrebbe pagato e, senza indugi, dissi tutto a sua suocera.
Ma cosa dice questa?! Non sta bene! Non le creda! urlò Edoardo.
Ho sentito voci strane al funerale, ma non ci volevo credere rispose Matilde, fissandolo con occhi di ghiaccio. Ora è tutto chiaro. Spero che ti sia chiaro anche a te che questa casa è intestata a me.
Edoardo si bloccò.
Quindi, fra tre giorni non voglio più vederti qui dentro.
Matilde si diresse verso luscita, poi si fermò vicino a me.
E tu, Fabrizia, coshai da stare impalata? Aspetti forse una medaglia? Fuori subito!
Corsi via da quella casa come se avessi il fuoco alle calcagna. Addio soldi. Mi sarebbe toccato tornare al mercato, dove un po di lavoro si trova sempre…
Lezione imparata: devi sempre difendere te stesso e non aspettarti gratitudine dove contano solo i propri interessi. E, soprattutto, non affidarti mai alle promesse fatte sottovoce tra le mura di una casa che non è nemmeno la tua.






