Moglie e suocero Carina faceva solo finta di voler conoscere i genitori di Davide. In fondo, cosa le importava davvero di loro? Non era certo con loro che avrebbe vissuto, e dal padre di lui, che pareva benestante, non c’era da aspettarsi altro che problemi e sospetti. Eppure, se hai deciso di sposarti, devi recitare la parte fino in fondo. Così Carina si era vestita semplice, per apparire come una ragazza dolce e a modo. L’incontro con i genitori dello sposo è sempre una prova difficile e piena di insidie nascoste; se poi sono anche persone intelligenti, diventa un vero esame di resistenza. Davide pensava dovesse essere rassicurata: – Non preoccuparti, Carina. Mio padre sembra burbero, ma in realtà è accomodante. Non ti diranno nulla di terribile, e ti adoreranno. Papà è un po’ particolare, ma mamma… è la prima allegrona, – la rincuorava davanti al portone di casa. Carina aveva solo sorriso, scostando una ciocca dai capelli. Papà burbero, mamma simpatica. Bel mix. Rise tra sé e sé. La casa non la impressionò. Ne aveva viste di più fastose. Furono accolti subito. Carina non era poi così agitata. Gente come tutta l’altra, pensava. Aveva già sentito parlare da Davide di Nina, la mamma: da anni casalinga, sempre in viaggio con le amiche, niente di speciale. Il padre, Valerio, forse poco espansivo, ma almeno riservato. Solo il nome le suonava fin troppo familiare… Li accolsero… E Carina si bloccò sulla soglia. Lì era la fine… La futura suocera le era del tutto sconosciuta, ma il futuro suocero lo riconobbe subito… Si erano già incontrati. Tre anni prima. Non spesso, ma di certo con reciproca convenienza. Nei bar, negli hotel, nei ristoranti. Naturalmente, né la moglie di Valerio né suo figlio ne sapevano nulla. Ecco la resa dei conti. Anche Valerio la riconobbe. Nei suoi occhi brillò qualcosa – forse sorpresa, forse un presagio di dispetti – ma restò in silenzio. Davide, ignaro, le presentò i genitori con entusiasmo. – Mamma, papà, vi presento Carina. La mia fidanzata. Prima non l’ho portata solo perché è così timida. Ops… Valerio le tese la mano. La stretta fu decisa, perfino dura. – È un piacere, Carina, – disse. E nella voce vibrò quella nota sottile… era rabbia? O forse minaccia? O… Carina cercava di non venir smascherata subito: – Il piacere è mio, dottor Valerio, – rispose, mascherando l’adrenalina che l’invase. Ma… niente. Valerio si limitò a offrirle la sedia a tavola con un sorriso forzato. Forse la rovina aspettava dopo… Ma non accadde nulla. Carina capì: lui non poteva raccontare nulla del passato per non smascherare anche sé stesso davanti alla moglie. Quando riprese fiato, la serata continuò serena. Nina raccontava aneddoti dell’infanzia di Davide, Valerio seguiva Carina facendo domande sul lavoro. Lui sapeva bene chi era lei. Ora lo stuzzicava con ironia sottile, ma non riusciva più a ferirla. Si concesse perfino qualche battuta, e Carina rise suo malgrado. In quei giochi di sguardi, le allusioni erano solo per loro due. Ad esempio, quando fissandola, commentò: – Sa, Carina, lei mi ricorda tanto una mia vecchia… collega. Anche lei, molto sveglia. Sapeva sempre come conquistare gli altri. Chiunque. Carina non perse il colpo: – Ognuno ha i suoi talenti, dottor Valerio. Davide, nella sua euforia d’innamorato, vedeva solo la donna dei suoi sogni, ignaro delle sfumature. E quello, forse, era il dettaglio più amaro. Quand’era il turno dei viaggi, Valerio la scrutò: – Io preferisco posti isolati, senza confusione. Per potermi fermare a pensare, a leggere un buon libro. E lei, Carina, che tipo di luoghi predilige? L’aveva messa alla prova. – Mi piace la gente intorno, il rumore, la confusione, – rispose tranquilla, – anche se a volte troppe orecchie sono rischiose. Per un attimo, Nina scrutò Carina con attenzione, forse un dubbio le sfiorò la mente; ma poco dopo lo scacciò. Valerio lo sapeva bene: Carina non amava la solitudine, e ne conosceva il motivo. A fine serata, Valerio abbracciò Davide: – Figlio mio, tienila stretta. Lei… è speciale. Suonava insieme come un complimento e una presa in giro. Solo Carina, però, capiva davvero. Carina sentì che la temperatura era calata di colpo. “Speciale”. Proprio quella parola. *** Quella notte Carina non dormiva. Riviveva l’incontro e pensava a come gestire una situazione improvvisamente complicata. Sapeva che anche Valerio era sveglio. Lui, per la sorpresa. Lei, per tutto il resto. Si alzò in silenzio, mise felpa e uscì dalla stanza. Scese le scale facendo apposta un po’ di rumore, sperando che, se qualcuno era sveglio, l’avrebbe sentita. Andò in veranda, sicura che Valerio sarebbe apparso. Infatti arrivò. – Non riesci a dormire? – chiese avvicinandosi. – Il sonno non arriva, – rispose lei. C’era tensione, il profumo del suo dopobarba noto e pungente. Valerio la osservava. – Cosa vuoi da mio figlio, Carina? – chiese senza giri di parole, – So perfettamente cosa sai fare, chi sei davvero. So che hai avuto tanti uomini come me nella tua vita. E so che ti sono sempre interessati solo i soldi. Lo hai sempre dichiarato, anche se per metafore. Quindi, cosa vuoi da Davide? Se lui voleva evitare i ricordi, anche Carina non si sarebbe mostrata tenera. – Lo amo, dottor Valerio, – canticchiò, – Non ne ho il diritto? Non era convinto. – Amore, tu? Mi fai ridere. So chi sei. E dirò tutto a Davide. Dirò cosa facevi, chi sei davvero. Pensi che ti sposerà dopo? Carina gli si avvicinò a un soffio dal volto, occhi negli occhi. – Racconta pure, dottor Valerio, – sussurrò, lenta, – Ma allora dovrai raccontare anche a tua moglie il nostro segreto. – Sarebbe… – Non è ricatto. È parità. Se tu racconterai come ci siamo conosciuti, ci sarà da spiegare tutto. E sarò molto dettagliata. – Sono storie diverse… – Davvero? Diresti lo stesso a tua moglie? Valerio si irrigidì. Il tentativo di minacciarla era fallito. Aveva perso la partita. Erano legati alla stessa sorte. – Cosa vorresti dirle? – Tutto. Anche a Davide. Racconterò che marito hai saputo essere, a cosa ti trattenevi in ufficio la sera. Tanto, non avrò più nulla da perdere. Vuoi davvero salvare tuo figlio da me? Provaci. Scelta difficile. Impedire il matrimonio di Davide equivaleva a preparare il terreno per il proprio divorzio. – Non ne avrai il coraggio. – Io? E tu sì? Io no, se tu no. Ma se parli, parlo. E per te sarebbe la fine. Tua moglie ci tiene molto, alla lealtà. Carina ricordava bene le confessioni strappate a Valerio nelle sue ubriacature: che Nina non gli avrebbe perdonato nulla. E sapeva che non bluffava. – Va bene, – cedette lui, – Non dirò una parola. Ma neanche tu, chiaro? Dimentichiamoci tutto. Per quello, Carina non aveva più paura. Lui avrebbe perso più di lei. – Come vuoi, dottor Valerio. La mattina dopo lasciarono la casa dei genitori di Davide. Mentre la moglie di Valerio salutava Carina chiamandola già “figlia”, Valerio la fissava con astio. Sapeva che non avrebbe mai potuto mettere in guardia il figlio da quella donna, per paura di distruggere la propria vita. E Nina non sarebbe certo uscita dal matrimonio senza portarsi via metà di tutto. Pure Davide difficilmente lo avrebbe mai perdonato. In seguito Carina e Davide tornarono a casa dei suoi per due settimane di vacanza. Valerio cercava di evitarla, ma un giorno, rimasto solo, la curiosità fu più forte di lui. Frugò nella borsa di Carina tra trucchi, agendine, e trovò un test di gravidanza con due linee nette. – Pensavo che il peggio fosse tuo matrimonio con… No, questa sì che è una catastrofe! – rimise il test nella borsa, non riuscendo a chiuderla in tempo. Carina lo colse sul fatto. – Che male educato frugare tra le cose degli altri, – disse sarcastica, ma non sembrava davvero turbata. Valerio non negò: – Sei incinta di Davide? Carina si avvicinò, prese la borsa dalle sue mani e lo guardò fisso. – Sembra che abbiate appena rovinato la sorpresa, dottor Valerio. Valerio era furioso. Ora Carina era davvero incatenata a suo figlio e lui non poteva più ribaltare la situazione senza rovinarsi del tutto. *** Passarono nove mesi… e poi altri sei. Davide e Carina crescevano la piccola Alice. Valerio evitava di vederli. Non considerava Alice sua nipote. Carina lo metteva in agitazione. Temeva la sua freddezza verso Davide e il passato che l’ombra portava. E poi di nuovo. Nina preparava la valigia per andare a trovare Davide e Carina. – Vieni anche tu, Valerio? – No, mal di testa. – Ancora? Sta diventando preoccupante. – Solo stanchezza. Vai senza di me. Valerio, come sempre, diede la colpa a mille acciacchi. Non riusciva a sopportare di vedere Carina. Ma non riusciva neanche a confessare tutta la verità. Fu una serata noiosa, tra pensieri ossessivi. Lessere. Sfogliò un libro. Si accorse che Nina tardava. Era già notte, il telefono spento. Chiamò Davide. – Davide, tutto bene? Tua madre è partita? Non è rientrata. – Papà, sei l’ultimo con cui vorrei parlare adesso! E riattaccò. Valerio era pronto a partire quando vide arrivare Carina in macchina. Pensava che quell’incontro lo avrebbe fatto impazzire. – Che ci fai qui? – gridò, – Che succede? Carina era calma. Si versò un bicchiere di vino. – Disastro totale. – Quale disastro? – Il nostro. Davide ha trovato vecchie foto di noi due su un sito di quel locale, “L’Oasi”, ricordi? Era una festa di quattro anni fa. Davide voleva prenotare per l’anniversario e guardando le foto ci ha trovati. Il fotografo le ha pubblicate tutte. Ora Davide è furioso, tua moglie vuole chiedere il divorzio. E io, come speravi, forse divorzierò da tuo figlio. Valerio la fissava senza parole, mentre nella mente scorrevano a ritroso gli eventi. Quel sito, la festa… Gli era parso allora che sarebbe tutto finito male ma nessuno avrebbe potuto immaginare una simile coincidenza! Si sedette a terra esausto. – E perché sei venuta qui? – Avevo bisogno di scappare, – sorrise Carina, – A casa è il caos, Alice è con la tata. Vino? Gli offrì il suo vino preferito. Sedettero in veranda. Solo le cicale rompevano il silenzio. – È tutta colpa tua, – disse lui. Carina annuì fissando il bicchiere. – Vero. – Sei insopportabile. – Questo è. – Non ti dispiace neanche per Davide. – Per lui sì, ma per me di più. – Ami solo te stessa. – Non lo nego. Lui le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo. – Sai bene che io non ti ho mai amata, – sussurrò. – Lo so, ci credo volentieri. *** La mattina dopo, quando Nina arrivò per tentare una riconciliazione, trovò Carina e Valerio ancora insieme, addormentati. – Chi c’è? – disse Carina, svegliandosi. – Sono io, – rispose Nina osservando la scena della sua vita che andava in frantumi. Carina le rivolse solo un sorriso. Valerio si svegliò poco dopo, ma non andò a cercare la moglie.

Moglie e padre

Allegra faceva solo finta di voler conoscere i genitori di Riccardo. Ma a cosa le sarebbero serviti? Non aveva certo intenzione di vivere con loro, e da suo padre – che si diceva pure benestante – non avrebbe ottenuto altro che sospetti e problemi.

Però, ormai che aveva deciso di sposarsi, doveva recitare la parte fino in fondo.

Allegra si era vestita con cura, ma in modo semplice, per apparire come una ragazza dolce e spontanea.

L’incontro con i genitori del fidanzato è sempre una prova piena di insidie, e quando sono anche persone argute diventa un vero esame di maturità.

Riccardo pensava che Allegra avesse bisogno di incoraggiamento.

Non preoccuparti, Allegra, davvero, non agitarti. Papà è burbero, ma sa essere anche ragionevole. Non ti faranno nessuna domanda imbarazzante. Ti piaceranno. Papà è un po particolare, ma mamma è la simpatia fatta persona le garantiva mentre si fermavano davanti al portone di casa.

Allegra si limitò a sorridere, gettandosi una ciocca di capelli alle spalle. Quindi, papà cupo e mamma solare. Un bel miscuglio. Sorrise tra sé.

La casa non la stupì affatto. Le era già capitato di visitare residenze più lussuose.

Furono accolti subito.

Allegra non era particolarmente agitata. Perché mai dovrebbe? Gente come tanta. Luisa Romani, come Riccardo le aveva già detto, era da sempre casalinga, quasi mai aveva lavorato, solo ogni tanto partiva con le amiche per qualche viaggio, tutto qui. Il padre, Giorgio Bianchi, appunto, apparentemente uomo poco espansivo, ma almeno silenzioso. Eppure il nome le sembrava stranamente familiare…

Furono ricevuti…

E Allegra smise di respirare, rimanendo sulla soglia. Fine dei giochi. Non conosceva la futura suocera, ma il futuro suocero lo riconobbe allistante… Si erano già incontrati, tre anni prima. Non spesso, ma con reciproca convenienza. In bar, in hotel, in ristoranti. Ovviamente di quella conoscenza non sapevano né la moglie di Giorgio né suo figlio.

Eccoci.

Giorgio la riconobbe subito. Nei suoi occhi brillò uno sguardo che poteva essere sorpresa, incredulità o anche qualcosa di più oscuro, qualche intrigo che già stava architettando, ma rimase in silenzio.

Riccardo, ignaro di tutto, la presentò felice ai genitori.

Mamma, papà, vi presento Allegra. La mia fidanzata. Avrei voluto portarvela prima, ma lei è così timida.

Oddio…

Giorgio tese la mano.

La stretta fu forte, perfino troppo decisa.

Piacere di conoscerti, Allegra disse, e nella voce aleggiava qualcosa di impercettibile… che Allegra non seppe definire subito. Rabbia? Avvertimento? O altro…

Allegra pensava freneticamente a come uscirne, temendo che Giorgio fosse sul punto di svelare chi era stata.

Il piacere è mio, signor Giorgio, rispose, giocando la parte, cercando di mascherare ladrenalina che sentiva esplodere. Cosa succederà ora…

Ma… niente.

Giorgio, forzando qualcosa di simile a un sorriso, le spostò gentilmente la sedia a tavola.

Forse voleva umiliarla dopo…

E invece niente successe.

Fu allora che Allegra capì non lavrebbe mai detto. Se avesse raccontato tutto, si sarebbe tradito da solo con la moglie.

Quando si fu rasserenata, la serata proseguì in modo persino conviviale. Luisa narrava episodi dinfanzia di Riccardo, Giorgio sembrava interessato ad ascoltare Allegra, domandandole del suo lavoro. Sapeva già molto di lei. La sua sottile ironia però la lasciava indifferente. Addirittura, rise alle sue battute. Eppure, tra le risate, si nascondevano allusioni che solo loro due potevano comprendere.

Per esempio, quando lui le disse:

Sa, Allegra, lei mi ricorda una mia vecchia… collega. Anche lei era molto intelligente. Sapeva come conquistare le persone. Tutte le persone.

Allegra non perse il colpo:

Ognuno ha i suoi talenti, signor Giorgio.

Riccardo, tutto preso dalla sua infatuazione, la guardava adorante, ignaro di ogni doppio senso. Lui lamava davvero. E forse, per lui, era la cosa più bella. E la più amara.

Poco dopo, parlando di viaggi, Giorgio chiese fissandola negli occhi:

Io, ad esempio, preferisco luoghi isolati. Senza chiasso. Dove posso stare tranquillo, riflettere. Magari con un buon libro. E lei, Allegra, che posti predilige?

La stava stuzzicando.

Io adoro la compagnia, mi piace il rumore, la gioia intorno, rispose Allegra senza cedere alla provocazione, Anche se alle volte, orecchie in più sono pericolose.

Per un attimo, sembrò che Luisa avesse percepito qualcosa. Allegra notò il sopracciglio della suocera che si contraeva, ma la donna sembrò scacciare il pensiero.

Giorgio sapeva bene che Allegra non cercava certo la tranquillità. E sapeva anche perché.

A sera, quando fu il momento di ritirarsi per la notte, Giorgio abbracciò suo figlio.

Ragazzo mio, abbine cura. Lei… è speciale.

Sembrava un complimento e una presa in giro insieme. Ma solo Allegra colse il sottinteso.

Ella percepì come la temperatura della stanza scolasse. Speciale. Scelse proprio quella parola.

***

Quella notte, mentre tutti dormivano, Allegra restava sveglia.

Rifletteva su quellincontro inatteso e si domandava come convivere con quella nuova verità. La prospettiva non era delle migliori. Immaginava che anche Giorgio non stesse dormendo. Lui per la sorpresa, lei per la conversazione in sospeso. E per mille altri motivi.

Si alzò silenziosamente, si infilò una felpa sopra la maglietta e i pantaloncini, e uscì dalla stanza. Scese le scale con passi non troppo leggeri, quanto bastava per farsi sentire da chi, vegliando, aspettava. Giunta in veranda, sapeva che Giorgio sarebbe arrivato.

Non tardò.

Non riesci a dormire? chiese lui, avvicinandosi da dietro.

Il sonno non ne vuole sapere di arrivare, rispose Allegra.

Un vento leggero scompigliò le foglie.

Sentì il profumo, inconfondibile, del suo dopobarba.

La guardava scrutandola in silenzio.

Cosa vuoi davvero da mio figlio, Allegra? niente più maschere, So bene di cosa sei capace. So di quanti uomini come me hai incontrato. E so che per te hanno sempre contato solo i soldi. Del resto, non facevi mistero dei tuoi prezzi. Perché Riccardo?

Già che lui evitava il passato, Allegra non volle essere gentile. Scoppiò in una mezza risata:

Lo amo, signor Giorgio, canticchiò, Perché non potrei?

Lui non sembrava convinto.

Amore? Tu? Sono sicuro che non hai mai amato nessuno. E racconterò tutto a Riccardo. Cosa facevi, chi sei. Il tuo vero volto. Secondo te, ti sposerà ancora?

Allegra si avvicinò, lasciando solo pochi centimetri tra loro. Lo fissò con attenzione. Come se non lavesse già visto abbastanza!

Racconta pure, signor Giorgio, pronunciò lentamente Ma allora anche tua moglie saprà tutto del nostro segreto.

Questo…

Non è ricatto. È reciprocità. Se racconterai come ci siamo conosciuti, dovrai spiegare anche a cosa servivano quei nostri incontri. Ti aiuterò io con i dettagli.

Sono cose diverse…

Davvero? Dirai lo stesso a tua moglie?

Giorgio rimase in silenzio. Il tentativo di intimorire Allegra era fallito. Aveva capito. Erano legati entrambi, nello stesso guaio.

Che cosa le racconteresti?

Non solo a lei. Anche a Riccardo. Gli spiegherò che grande padre di famiglia sei, e quali impegni di lavoro ti facevano restare fuori. Tutto, davvero. A quel punto non avrei nulla da perdere. Vuoi salvare tuo figlio da me? Fai pure.

Scelta ardua.

Convincere il figlio a non sposarsi voleva dire rovina coniugale quasi certa.

Non ne avrai il coraggio.

Io no? Allegra quasi rise, come se avesse detto una sciocchezza Tu puoi raccontare tutto, e io invece dovrei restare zitta, anche se sei più compromesso di me? Luisa ci tiene tanto, sai, alla fedeltà…

Le capitava che, ubriaco, lui le confidasse quanto si sentisse in colpa nei confronti di Luisa. Che lei era buona, onesta, e lui invece uno sciagurato. Sapeva bene che la moglie non avrebbe mai perdonato nulla del genere. Doveva proprio scegliere.

E Giorgio sapeva che Allegra non stava bluffando.

Va bene, sussurrò infine Io non dirò nulla. Ma tu… neanche una parola. Nessuno dovrà sapere. Dimentichiamo quello che è stato.

Ecco perché Allegra era così tranquilla. Lui avrebbe perso molto più di lei.

Come vuoi, signor Giorgio.

Il giorno dopo lasciarono la casa dei genitori di Riccardo. Sotto lo sguardo colmo dodio del futuro suocero, Allegra salutava la suocera che già la chiamava figlia. Giorgio stringeva gli occhi, la mano quasi tremante.

Soffriva nel non poter avvisare suo figlio della pericolosità della nuora, ma temeva di rovinare sé stesso. Perdere Luisa voleva dire rinunciare a una montagna di euro. Avrebbe lasciato tutto. E il figlio difficilmente lo avrebbe perdonato…

Qualche settimana dopo, Allegra e Riccardo rimasero due settimane dai genitori di lui.

Una vera vacanza in famiglia.

Giorgio cercava di evitare Allegra in tutti i modi, citando mille impegni. Ma una volta che la casa era vuota, la curiosità ebbe la meglio. Decise di frugare nella borsa di Allegra. Forse vi avrebbe trovato qualcosa che gli avrebbe dato un vantaggio.

Cercò tra il trucco, lagenda, un quaderno piccolo. Poi lo sguardo gli cadde su un oggetto bianco e blu. Un test di gravidanza. Due linee nitide.

Credevo che il disastro fosse che mio figlio sposasse una come… No, questa sì che è una catastrofe! ripose il test, ma non fece a tempo a richiudere la borsa.

Allegra lo aveva colto sul fatto.

Non si fa frugare tra le cose altrui, lo rimproverò sarcastica. Ma stranamente non sembrava particolarmente scossa.

Giorgio non negò.

Sei incinta di Riccardo?

Allegra si avvicinò lenta, prese la borsa, e guardandolo negli occhi disse:

Mi sa che avete rovinato la sorpresa, signor Giorgio.

Giorgio era furioso. Ora Allegra non avrebbe più lasciato suo figlio. E se lui avesse raccontato tutto, sarebbero venute fuori anche le sue colpe. Ora davvero era meglio tacere. Ma quanto pesava questo silenzio, sapendo in quale trappola stava cadendo il figlio…

***

Nove mesi dopo… e ancora mezza stagione.

Riccardo e Allegra crescevano la loro bambina, Bianca.

Giorgio evitava i loro incontri. Non voleva vederli. Non voleva neanche pensare allesistenza della nipote. Allegra lo terrorizzava. Lo spaventava il modo gelido in cui trattava Riccardo, e quel passato oscuro.

Ancora una volta.

Luisa aveva deciso di andare a trovare Riccardo e Allegra.

Giorgio, vieni con me?

No, ho mal di testa.

Ancora? Mi pare un cattivo segno ormai.

No, solo stanchezza. Vai pure senza di me.

Giorgio, come sempre, simulò unemicrania, raffreddore, un dolore alle gambe. Qualunque scusa lo allontanasse dalla casa del figlio. Prese anche un paio di compresse, tanto per rendere credibile la cosa. Non reggeva la vista di Allegra. Ma nemmeno poteva parlare.

La serata procedeva tra pensieri ossessivi.

Si sdraiò.

Lesse un libro.

Poi, a tarda sera, si accorse che Luisa ritardava moltissimo. Ormai le undici e nessuna notizia. Il cellulare spento. Ovviamente chiamò Riccardo.

Tutto bene lì da voi? Luisa è partita? Non è ancora rientrata.

Papà, sei lultima persona con cui vorrei parlare adesso.

E riagganciò…

Giorgio stava per raggiungere il figlio, quando la macchina di Allegra si fermò davanti casa. Capì subito che qualcosa era successo, e quando vide Allegra, quasi gli mancò il fiato.

Cosa ci fai qui? Parla! la scosse Cosè successo?

Allegra, perfettamente serena, si versò un bicchiere di vino, si mise comoda e sorrise.

Disastro.

Che disastro?

Nostro. Riccardo ha trovato su un sito di un bar le nostre foto di quattro anni fa. Da una festa allOasi, ricordi? Riccardo stava prenotando per lanniversario e ci ha trovati lì… In gran forma, tra laltro. Il fotografo ha caricato tutto online! Ora Riccardo è furibondo. Tua moglie vuole chiedere il divorzio. E io, come volevi tu, probabilmente lascerò tuo figlio.

Giorgio la fissava, i pensieri in tumulto. Quelle foto, quella festa… Ricordava bene come aveva pregato di non essere fotografato. Eppure nessuno immaginava che le cose sarebbero tornate così.

Cadde a sedersi per terra, sconfitto.

E tu perché sei venuta qui?

Sono scappata per un po rise Allegra A casa è un delirio. Bianca è con la tata. Vuoi del vino?

Gli versò proprio il suo vino.

Restarono in veranda a bere. Solo il frinire dei grilli rompeva il silenzio.

Tutta colpa tua, disse Giorgio.

Allegra annuì, senza alzare gli occhi dal bicchiere.

Già.

Sei insopportabile.

Lo so.

Non ti dispiace per Riccardo?

Un po, ma di più per me stessa.

Ami solo te stessa.

Non lo nego.

Lui, d’un tratto, le prese il viso fra le manI e la obbligò a guardarlo.

Lo sai che non ti ho mai amata, vero? sussurrò.

Lo credo benissimo.

***

Al mattino, quando Luisa arrivò ancora piena di rabbia per tentare di ricostruire il matrimonio, anche a costo di logorarsi per sempre, trovò Allegra e Giorgio insieme. Ancora addormentati.

Chi cè? si alzò Allegra.

Sono io, disse semplicemente Luisa, mentre la sua vita crollava.

Allegra le sorrise, calma. Giorgio si svegliò poco dopo, ma non uscì nemmeno di casa per cercare la moglie.

***

A volte, anche chi crede di poter controllare tutto, si trova intrappolato dalle proprie scelte. Inseguire solo il proprio interesse porta a perdere ciò che conta davvero: la fiducia, lamore e la serenità. Così, nessun segreto rimane nascosto per sempre, e prima o poi ciascuno paga il prezzo delle proprie azioni.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

6 + seventeen =

Moglie e suocero Carina faceva solo finta di voler conoscere i genitori di Davide. In fondo, cosa le importava davvero di loro? Non era certo con loro che avrebbe vissuto, e dal padre di lui, che pareva benestante, non c’era da aspettarsi altro che problemi e sospetti. Eppure, se hai deciso di sposarti, devi recitare la parte fino in fondo. Così Carina si era vestita semplice, per apparire come una ragazza dolce e a modo. L’incontro con i genitori dello sposo è sempre una prova difficile e piena di insidie nascoste; se poi sono anche persone intelligenti, diventa un vero esame di resistenza. Davide pensava dovesse essere rassicurata: – Non preoccuparti, Carina. Mio padre sembra burbero, ma in realtà è accomodante. Non ti diranno nulla di terribile, e ti adoreranno. Papà è un po’ particolare, ma mamma… è la prima allegrona, – la rincuorava davanti al portone di casa. Carina aveva solo sorriso, scostando una ciocca dai capelli. Papà burbero, mamma simpatica. Bel mix. Rise tra sé e sé. La casa non la impressionò. Ne aveva viste di più fastose. Furono accolti subito. Carina non era poi così agitata. Gente come tutta l’altra, pensava. Aveva già sentito parlare da Davide di Nina, la mamma: da anni casalinga, sempre in viaggio con le amiche, niente di speciale. Il padre, Valerio, forse poco espansivo, ma almeno riservato. Solo il nome le suonava fin troppo familiare… Li accolsero… E Carina si bloccò sulla soglia. Lì era la fine… La futura suocera le era del tutto sconosciuta, ma il futuro suocero lo riconobbe subito… Si erano già incontrati. Tre anni prima. Non spesso, ma di certo con reciproca convenienza. Nei bar, negli hotel, nei ristoranti. Naturalmente, né la moglie di Valerio né suo figlio ne sapevano nulla. Ecco la resa dei conti. Anche Valerio la riconobbe. Nei suoi occhi brillò qualcosa – forse sorpresa, forse un presagio di dispetti – ma restò in silenzio. Davide, ignaro, le presentò i genitori con entusiasmo. – Mamma, papà, vi presento Carina. La mia fidanzata. Prima non l’ho portata solo perché è così timida. Ops… Valerio le tese la mano. La stretta fu decisa, perfino dura. – È un piacere, Carina, – disse. E nella voce vibrò quella nota sottile… era rabbia? O forse minaccia? O… Carina cercava di non venir smascherata subito: – Il piacere è mio, dottor Valerio, – rispose, mascherando l’adrenalina che l’invase. Ma… niente. Valerio si limitò a offrirle la sedia a tavola con un sorriso forzato. Forse la rovina aspettava dopo… Ma non accadde nulla. Carina capì: lui non poteva raccontare nulla del passato per non smascherare anche sé stesso davanti alla moglie. Quando riprese fiato, la serata continuò serena. Nina raccontava aneddoti dell’infanzia di Davide, Valerio seguiva Carina facendo domande sul lavoro. Lui sapeva bene chi era lei. Ora lo stuzzicava con ironia sottile, ma non riusciva più a ferirla. Si concesse perfino qualche battuta, e Carina rise suo malgrado. In quei giochi di sguardi, le allusioni erano solo per loro due. Ad esempio, quando fissandola, commentò: – Sa, Carina, lei mi ricorda tanto una mia vecchia… collega. Anche lei, molto sveglia. Sapeva sempre come conquistare gli altri. Chiunque. Carina non perse il colpo: – Ognuno ha i suoi talenti, dottor Valerio. Davide, nella sua euforia d’innamorato, vedeva solo la donna dei suoi sogni, ignaro delle sfumature. E quello, forse, era il dettaglio più amaro. Quand’era il turno dei viaggi, Valerio la scrutò: – Io preferisco posti isolati, senza confusione. Per potermi fermare a pensare, a leggere un buon libro. E lei, Carina, che tipo di luoghi predilige? L’aveva messa alla prova. – Mi piace la gente intorno, il rumore, la confusione, – rispose tranquilla, – anche se a volte troppe orecchie sono rischiose. Per un attimo, Nina scrutò Carina con attenzione, forse un dubbio le sfiorò la mente; ma poco dopo lo scacciò. Valerio lo sapeva bene: Carina non amava la solitudine, e ne conosceva il motivo. A fine serata, Valerio abbracciò Davide: – Figlio mio, tienila stretta. Lei… è speciale. Suonava insieme come un complimento e una presa in giro. Solo Carina, però, capiva davvero. Carina sentì che la temperatura era calata di colpo. “Speciale”. Proprio quella parola. *** Quella notte Carina non dormiva. Riviveva l’incontro e pensava a come gestire una situazione improvvisamente complicata. Sapeva che anche Valerio era sveglio. Lui, per la sorpresa. Lei, per tutto il resto. Si alzò in silenzio, mise felpa e uscì dalla stanza. Scese le scale facendo apposta un po’ di rumore, sperando che, se qualcuno era sveglio, l’avrebbe sentita. Andò in veranda, sicura che Valerio sarebbe apparso. Infatti arrivò. – Non riesci a dormire? – chiese avvicinandosi. – Il sonno non arriva, – rispose lei. C’era tensione, il profumo del suo dopobarba noto e pungente. Valerio la osservava. – Cosa vuoi da mio figlio, Carina? – chiese senza giri di parole, – So perfettamente cosa sai fare, chi sei davvero. So che hai avuto tanti uomini come me nella tua vita. E so che ti sono sempre interessati solo i soldi. Lo hai sempre dichiarato, anche se per metafore. Quindi, cosa vuoi da Davide? Se lui voleva evitare i ricordi, anche Carina non si sarebbe mostrata tenera. – Lo amo, dottor Valerio, – canticchiò, – Non ne ho il diritto? Non era convinto. – Amore, tu? Mi fai ridere. So chi sei. E dirò tutto a Davide. Dirò cosa facevi, chi sei davvero. Pensi che ti sposerà dopo? Carina gli si avvicinò a un soffio dal volto, occhi negli occhi. – Racconta pure, dottor Valerio, – sussurrò, lenta, – Ma allora dovrai raccontare anche a tua moglie il nostro segreto. – Sarebbe… – Non è ricatto. È parità. Se tu racconterai come ci siamo conosciuti, ci sarà da spiegare tutto. E sarò molto dettagliata. – Sono storie diverse… – Davvero? Diresti lo stesso a tua moglie? Valerio si irrigidì. Il tentativo di minacciarla era fallito. Aveva perso la partita. Erano legati alla stessa sorte. – Cosa vorresti dirle? – Tutto. Anche a Davide. Racconterò che marito hai saputo essere, a cosa ti trattenevi in ufficio la sera. Tanto, non avrò più nulla da perdere. Vuoi davvero salvare tuo figlio da me? Provaci. Scelta difficile. Impedire il matrimonio di Davide equivaleva a preparare il terreno per il proprio divorzio. – Non ne avrai il coraggio. – Io? E tu sì? Io no, se tu no. Ma se parli, parlo. E per te sarebbe la fine. Tua moglie ci tiene molto, alla lealtà. Carina ricordava bene le confessioni strappate a Valerio nelle sue ubriacature: che Nina non gli avrebbe perdonato nulla. E sapeva che non bluffava. – Va bene, – cedette lui, – Non dirò una parola. Ma neanche tu, chiaro? Dimentichiamoci tutto. Per quello, Carina non aveva più paura. Lui avrebbe perso più di lei. – Come vuoi, dottor Valerio. La mattina dopo lasciarono la casa dei genitori di Davide. Mentre la moglie di Valerio salutava Carina chiamandola già “figlia”, Valerio la fissava con astio. Sapeva che non avrebbe mai potuto mettere in guardia il figlio da quella donna, per paura di distruggere la propria vita. E Nina non sarebbe certo uscita dal matrimonio senza portarsi via metà di tutto. Pure Davide difficilmente lo avrebbe mai perdonato. In seguito Carina e Davide tornarono a casa dei suoi per due settimane di vacanza. Valerio cercava di evitarla, ma un giorno, rimasto solo, la curiosità fu più forte di lui. Frugò nella borsa di Carina tra trucchi, agendine, e trovò un test di gravidanza con due linee nette. – Pensavo che il peggio fosse tuo matrimonio con… No, questa sì che è una catastrofe! – rimise il test nella borsa, non riuscendo a chiuderla in tempo. Carina lo colse sul fatto. – Che male educato frugare tra le cose degli altri, – disse sarcastica, ma non sembrava davvero turbata. Valerio non negò: – Sei incinta di Davide? Carina si avvicinò, prese la borsa dalle sue mani e lo guardò fisso. – Sembra che abbiate appena rovinato la sorpresa, dottor Valerio. Valerio era furioso. Ora Carina era davvero incatenata a suo figlio e lui non poteva più ribaltare la situazione senza rovinarsi del tutto. *** Passarono nove mesi… e poi altri sei. Davide e Carina crescevano la piccola Alice. Valerio evitava di vederli. Non considerava Alice sua nipote. Carina lo metteva in agitazione. Temeva la sua freddezza verso Davide e il passato che l’ombra portava. E poi di nuovo. Nina preparava la valigia per andare a trovare Davide e Carina. – Vieni anche tu, Valerio? – No, mal di testa. – Ancora? Sta diventando preoccupante. – Solo stanchezza. Vai senza di me. Valerio, come sempre, diede la colpa a mille acciacchi. Non riusciva a sopportare di vedere Carina. Ma non riusciva neanche a confessare tutta la verità. Fu una serata noiosa, tra pensieri ossessivi. Lessere. Sfogliò un libro. Si accorse che Nina tardava. Era già notte, il telefono spento. Chiamò Davide. – Davide, tutto bene? Tua madre è partita? Non è rientrata. – Papà, sei l’ultimo con cui vorrei parlare adesso! E riattaccò. Valerio era pronto a partire quando vide arrivare Carina in macchina. Pensava che quell’incontro lo avrebbe fatto impazzire. – Che ci fai qui? – gridò, – Che succede? Carina era calma. Si versò un bicchiere di vino. – Disastro totale. – Quale disastro? – Il nostro. Davide ha trovato vecchie foto di noi due su un sito di quel locale, “L’Oasi”, ricordi? Era una festa di quattro anni fa. Davide voleva prenotare per l’anniversario e guardando le foto ci ha trovati. Il fotografo le ha pubblicate tutte. Ora Davide è furioso, tua moglie vuole chiedere il divorzio. E io, come speravi, forse divorzierò da tuo figlio. Valerio la fissava senza parole, mentre nella mente scorrevano a ritroso gli eventi. Quel sito, la festa… Gli era parso allora che sarebbe tutto finito male ma nessuno avrebbe potuto immaginare una simile coincidenza! Si sedette a terra esausto. – E perché sei venuta qui? – Avevo bisogno di scappare, – sorrise Carina, – A casa è il caos, Alice è con la tata. Vino? Gli offrì il suo vino preferito. Sedettero in veranda. Solo le cicale rompevano il silenzio. – È tutta colpa tua, – disse lui. Carina annuì fissando il bicchiere. – Vero. – Sei insopportabile. – Questo è. – Non ti dispiace neanche per Davide. – Per lui sì, ma per me di più. – Ami solo te stessa. – Non lo nego. Lui le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo. – Sai bene che io non ti ho mai amata, – sussurrò. – Lo so, ci credo volentieri. *** La mattina dopo, quando Nina arrivò per tentare una riconciliazione, trovò Carina e Valerio ancora insieme, addormentati. – Chi c’è? – disse Carina, svegliandosi. – Sono io, – rispose Nina osservando la scena della sua vita che andava in frantumi. Carina le rivolse solo un sorriso. Valerio si svegliò poco dopo, ma non andò a cercare la moglie.