Diario di Tommasa
Non toccare i miei bicchierini di cristallo! ha urlato quella che una volta chiamavo amica, la Gina. Guarda piuttosto che occhiata che dai in giro. Pensi che non veda a chi fai quegli occhioni?
Ma sei gelosa, Gina? ho risposto, ironica. Per chi ti sei fatta tutte queste illusioni! So già cosa ti regalo a Capodanno: una bella macchina tira-labbra!
E perché non la tieni per te? ha ribattuto subito la Gina. O le tue labbra ormai non le tira più neanche una macchina? Pensi che non noti?
Ormai mi sono abituata al risveglio nervoso. Ho posato i piedi sul mio vecchio letto, ho guardato il soffitto con i suoi stucchi ingialliti, e mi sono avvicinata al mio piccolo altarino per la preghiera del mattino. Non è che io sia mai stata una fervente credente qualcosa lassù sicuramente cè qualcuno tira le fila di tutto questo casino! Ma chi sia, resta sempre un mistero.
Là in cima, quella forza a cui tutti danno nomi diversi: luniverso, il destino, oppure il caro Dio! Da piccola me lo immaginavo come un vecchio gentile con la barba bianca, seduto su una nuvola che osserva la terra.
Sono già ben avanti, sessantotto anni suonati, e alletà mia meglio non mettere alla prova le pazienze del Signore: se ci credevi e aveva ragione, almeno non perdi nulla. Ma se non ci credevi
Ho chiuso la preghiera con qualche parola personale era il mio rituale per alleggerire lanima e iniziare la giornata.
Nella mia vita ci sono due vere sventure. No, non sono buche sulla Via Appia o il traffico sulla Tangenziale! Sono Gina, la vicina, e i miei nipotini.
I nipotini si capiscono: questa gioventù moderna, sempre sul telefono, niente voglia di fare. Ma almeno hanno madre e padre: che ci pensino loro!
Ma Gina lei è la vera tortura, mi logora i nervi proprio con metodo!
Nei film quando litigano la Magnani e la Loren fa pure ridere ma nella realtà è tuttaltro. Soprattutto quando le accuse arrivano dal nulla.
E poi, cè il mio caro amico: Peppino, detto Lampo. Allanagrafe Giuseppe Efisio Cossu che cognome! Il soprannome, invece, se lera meritato ai tempi del liceo, quando scorrazzava rumoroso col motorino. Anzi, Lampino, come lo chiamava lui.
Tutto aveva la sua logica. Poi il motorino vecchio si è arrugginito nel garage, ma il soprannome è rimasto: si sa, paese piccolo
Un tempo uscivamo in quattro: Lampo e sua moglie Nina, io e il mio defunto marito. Ora i compagni sono al cimitero del paese, ma io ho continuato a sentirmi con Lampo. Gli voglio bene da sempre.
Al liceo eravamo inseparabili: io, Peppino e Gina pura amicizia, nulla più. Ovunque andassimo, stavamo insieme: lui in mezzo e noi due a braccetto, come quelle tazze speciali a due manici per non farle cadere mai!
Col passare degli anni però, la nostra amicizia si è guastata. Prima Gina si è fatta scontrosa, poi è diventata acida come laceto, addirittura astiosa.
Come nei cartoni, dove ti sembra che qualcuno abbia scambiato il tuo amico con un altro.
Sarà cambiata dopo che le è morto il marito. Prima era più sopportabile.
Purtroppo le persone invecchiando peggiorano: il tirchio diventa avaro, il chiacchierone logorroico, e chi era invidioso lo diventa allesasperazione. Forse è così anche con Gina.
E cerano motivi per essere invidiosa.
Primo, io sono rimasta magrolina nonostante gli anni. Gina invece si è allargata come una pagnotta: e la vita, dove la mettiamo, signora? E ovviamente sembrava un paragone impietoso.
Secondo, il nostro amico Peppino, negli ultimi tempi, dava più retta a me che a lei: si rideva tanto, si confidava solo con me, spalla a spalla, con i capelli argentati che si sfioravano. A Gina, invece, giusto due battute secche.
Anche quando Peppino veniva a trovarmi, da Gina toccava chiamarlo.
Vabbè, magari non sono quella volpe della Gina, e il senso dellumorismo non è il suo forte. Ma Peppino, uno che la battuta pronta ce lha sempre.
Si dice da noi attaccare bottone e lei ormai lo fa per tutto. Prima era il bagno: Tommasa, dal tuo gabinetto viene una puzza!.
Ma dai, Gina, sta lì da centanni, te ne sei accorta solo ora? Ah, i tuoi famosi cristalli li hai messi gratis con la mutua! Roba buona mica te la danno a gratis!
Non toccare i miei cristalli! ha urlato. Guarda i tuoi di occhi! Pensi che non vedo dove guardi?
Gelosa? Ma va mi sono inventata So già che regalo farti: una macchina tira-labbra!
E perché non la tieni per te? ha replicato lei. Le tue labbra ormai sono andate! Pensi che non lo veda?
Gina vedeva e rimuginava, oh se rimuginava. Si lamentava pure con Peppino, e lui allora mi ha detto di chiudere del tutto il vecchio bagno e farmene uno nuovo in casa.
Così mio figlio e mia figlia si sono messi daccordo e hanno messo i soldi insieme: ora bagno nuovo, fosse vecchie riempite da Peppino stesso ciao Gina! Cambia disco!
Nemmeno tempo di godersi la pace che arrivano i guai con la pera del suo cortile: secondo lei, i miei nipoti avevano spaccato i rami, ma la pianta della pera invade metà del mio orticello!
Ma Gina, saranno pure confusi, con tutta quella chioma che invade! E poi, le tue galline scavano nel mio orto!
La gallina è un animale stupido! E i tuoi nipoti andrebbero educati, non a ridere con i vecchi galantuomini!
Insomma, ancora si ricomincia la storia di Peppino
Ai nipoti ho fatto una lavata di testa. Poi i frutti sono finiti riposo Gina!
Ma niente ora i rami erano rotti!
Fammi vedere! le ho chiesto, sapendo che non cerano rotture.
Là!, indicava a caso le sue dita nodose. Perfino lì le mani mie son meglio: dita dritte, eleganti. E ci tengo, anche in paese ci vuole stile!
Allora Lampo ha detto: Tagliamo i rami che sconfinano! Stanno sulla tua proprietà, lì puoi fare quello che ti pare!
Si metterà a urlare temevo.
Scommetti che starà zitta? Ci penso io! sè offerto Peppino.
E così è stato: Gina guardava, ma stavolta nessuna scenata.
Risolto con la pianta. Però ora ero io ad avere da ridire sulle sue galline: davvero questi polli nuovi hanno preso labitudine di scavare nelle mie aiuole! Ma la Gina, niente: sorrideva ironica da dietro la rete.
Un pensiero ce lavrei avuto: prenderne un paio e cucinarle a dovere! Ma non sono così crudele.
E allora Peppino, sempre aggiornato con linternet, ha proposto di piazzare uova comprate sulle mie aiuole e poi raccoglierle sotto il naso di Gina. Funzionato a meraviglia: grazie web!
Gina è rimasta imbambolata, a vedermi tornare a casa con la ciotola piena. Da quel giorno, galline in riga.
Dico: e ora, possiamo fare pace? Ginaaaa? Siamo adulte, basta litigare!
E invece no. Ora la disturbava il fumo e lodore della mia cucina estiva, dove rimango fino a ottobre inoltrato.
Sì certo ieri non puzzava e oggi sì? Forse a me dovrebbe dare fastidio lodore della carne arrostita io magari vado pure di dieta vegetariana! E comunque sai che il Comune ha fatto unordinanza sugli arrosti?
Ma quale arrosto, Gina! Compra degli occhiali veri, che i tuoi sono solo per scena!
Sempre paziente, stavolta ho perso la calma. Gina aveva esaurito anche la mia riserva di diplomazia.
Peppino, cosa facciamo? ho sospirato tra una tazza e laltra. Mi mangia viva, quella donna!
Si strozzerebbe! E io non lo permetterei mai, ha risposto sorridendo. Ma ho unidea migliore!
E così, qualche mattina dopo, sento una canzone sotto la finestra: Tommasa, Tommasa! Svegliati, andiamo!
Peppino era con il motorino finalmente riparato, bello fiero e con il sorriso.
Sai perché ero triste? Perché il mio Lampino non partiva più! Vieni, bellezza, facciamo un giro e ricordiamo i vecchi tempi!
E io sono salita in sella! Adesso che la pensione attiva è legge, chi ha detto che devo sentirmi vecchia?
Così, sono partita e non solo per una passeggiata. Poco dopo Peppino Cossu mi ha chiesto di sposarlo!
Ed eccomi, signora Cossu, con una nuova vita. Gina è rimasta sola, ingrassata, inacidita. Motivo per essere ancora più invidiosa?
E senza più nessuno con cui litigare, le sue malelingue ora se le tiene dentro. Ma le donne come lei non ce la fanno mica
Alla fine, tenetevi forte, Tommasa, e non uscite troppo: non si sa mai da che parte arriverà il prossimo guaio! Ma che ci vuoi fare, questa è la vita nei paesini.
Tutte ste storie per un bagno!






