Vieni con me! Ho un cortile senza cane. Sarai una buona guardia, non ti deluderò! Salì sulla bicicletta e partì verso il villaggio. Lungo la strada, il nonno Federico si girò più volte… ma nessuno lo seguiva.
Era un cane “selvatico”… così come si dice di certa gente “ha il carattere difficile”… Lei era proprio così…
Tanti anni fa, il nonno Federico, andando nel bosco a cercare noci selvatiche, trovò un cucciolo adolescente. Solo Dio sapeva come fosse finito in quel luogo isolato.
Se ne stava lì, in silenzio, tra gli alberi. Non era nemmeno legato… Una piccola cosa bagnata dalla pioggia… Il nonno Federico aggrottò le sopracciglia e si avvicinò.
Goffa, non proprio bella… Eppure… Due occhi marroni la fissarono… Non occhi da cucciolo… Occhi da animale saggio. Il nonno Federico rimase a pensare.
Vieni con me! Ho un cortile senza cane. Sarai una buona guardia, non ti deluderò! Montò sulla bicicletta e tornò al paese. Durante il tragitto, si girò più volte… ma nessuno lo seguiva. Federico aveva quasi dimenticato quell’incontro nel bosco.
Si mise al lavoro nella fattoria, che non era piccola: tre maialini, una scrofa con dieci porcellini, la mucca Bianchina, una decina di galline, sei anatre con paperotti e il gatto Plutone…
Il nonno Federico si preparò una sigaretta. Non amava quelle del tabaccaio. Aprì il cancello e finalmente si sedette sulla panchina vicino alla casa per rilassarsi. Ma all’improvviso si irrigidì…
Due occhi marroni lo fissavano… Con tanta attenzione… E in un modo così strano che il nonno non sapeva cosa fare.
Beh, vuoi entrare? Dopo una lunga pausa, il cucciolo fece un passo indietro e scomparse nel buio.
Così andò avanti per giorni… Ogni sera, quegli occhi marroni lo osservavano, come se lo stessero giudicando, come se cercassero un’anima affine…
Finché, una sera, mentre il nonno Federico fumava seduto sulla panchina, “lei” si avvicinò… Lo annusò e si sdraiò ai suoi piedi…
Il nonno non era un tipo sentimentale, abituato a vedere gli animali più come utilità che come compagni… E chissà quanti maiali, mucche e galline aveva macellato in vita sua…
Un cane serve per la guardia, i gatti per i topi… Non ricordava nemmeno quanti cani erano morti sotto il suo tetto. Alcuni avvelenati, altri per malattia… E ora la cuccia nel cortile era vuota.
All’inizio dell’estate, Tuono aveva tirato le cuoia. Il veterinario disse: “zecche”. E nessuno, in realtà, lo pianse troppo. Il nonno Federico era un uomo duro, avaro di lacrime…
E sua moglie, la nonna Caterina, era ancora più dura… Che carattere, quella donna! Tutto il paese ricordava ancora quando aveva ucciso un vitello con un pugno fra gli occhi, solo perché si era messo a giocare e a dare testate mentre lei lo portava all’abbeveratoio…
Il nonno Federico tirò una boccata dalla sigaretta e guardò il cucciolo ai suoi piedi. Gli occhi marroni lo osservavano attentamente…
Allora, bestiolina, sembra che tu abbia deciso di restare? Ascolta… Ti darò da mangiare due volte al giorno, quel che passa il convento… Ma non ti maltratterò. Hai una cuccia. Calda. A volte ti lascerò libera la notte, per qualche ora… Il tuo compito è custodire il cortile! Nessuno straniero deve passare indisturbato! Se sei d’accordo, vieni con me!
E così iniziò la sua nuova vita… Il nonno Federico la chiamò Stella. Chissà dove avesse sentito un nome così bello e armonioso… Ora Stella aveva una cuccia calda, una grande fattoria e una catena.
Col tempo, da quel cucciolo goffo diventò un cane enorme, bellissimo e imponente, che tutto il paese temeva. Si mormorava che nel suo sangue scorresse lupo…
Era spaventosamente maestosa… E aveva abitudini poco canine. Niente scodinzolamenti festosi, niente leccate di mani…
Quando si avvicinavano il nonno Federico, sua moglie o i parenti, Stella si limitava a sdraiarsi e a guardarli con i suoi occhi intelligenti.
Ma con gli estranei era pronta a fare a pezzi… Non abbaiava quasi mai… Ringhiava… E quel su






