Rimproveravo mio marito per il fatto che abitasse nella mia casa. Un fine settimana fece le valigie e se ne andò.
Di recente siamo andati in campagna con la famiglia e lì abbiamo sentito una storia interessante che vi racconto. Cera una volta Lucia, ex moglie di Sergio. Sono stati sposati per più di ventanni. Non conosco tutti i dettagli della loro vita, solo ciò che mi hanno raccontato gli abitanti del posto.
Dopo il matrimonio, i genitori di Lucia regalarono ai giovani sposi un appartamento a Firenze. Allepoca, Sergio lavorava in una fabbrica di mobili, mentre Lucia era impiegata in Comune. Gli stipendi erano buoni, il denaro bastava per tutto. Sergio era abile nel lavoro manuale, così fece da solo tutti i lavori necessari nella nuova casa.
Ebbero un unico figlio, Matteo. Il suo carattere non era dei più semplici: testardo e troppo sicuro di sé. Lucia gli permetteva sempre tutto, mentre il padre cercava di imporre delle regole. Questo fu spesso motivo di discussioni tra i due coniugi. Sergio voleva che suo figlio crescesse indipendente e responsabile.
Quando Matteo era piccolo, il padre provò a insegnargli il valore del lavoro. Sergio sosteneva che ognuno dovrebbe saper risolvere i piccoli problemi della vita quotidiana, come riparare qualcosa in casa. Allinizio Matteo mostrò interesse, poi però si perse ogni entusiasmo.
Lucia, invece, adottò un approccio diverso nelleducazione: diceva a Matteo che non doveva faticare, che il lavoro manuale non faceva per lui. Continuava a viziarlo con regali costosi. Così, inevitabilmente, Matteo divenne pigro e abituato a ricevere tutto senza sforzi.
Tutto ciò influì negativamente sul rapporto tra Sergio e Lucia: le liti erano frequenti. Nel frattempo Matteo finì il liceo e si iscrisse all’università a Bologna. I genitori pagavano le sue rette, ma lui non amava studiare e otteneva risultati mediocri.
Ecco chi ci ritroviamo: non vuole fare nulla! Basta che tutto sia pronto per lui. Gli vuoi forse trovare anche un lavoro? No, che resti pure sulle tue spalle. Così è meglio! rimproverava Sergio.
Ma perché solo su di me? È anche tuo figlio.
Matteo non è più un bambino, tra poco compie diciotto anni! Deve trovare la sua strada. Io ti avevo avvisata, ma tu non mi hai mai ascoltato. Avrei voluto renderlo un uomo vero. Tu però me lhai impedito. E adesso, che cosa hai ottenuto?
Sei soddisfatto della tua vita? Vivi in casa mia da anni! E ancora non ti sei comprato una casa propria. Non ti va. Hai un lavoro dignitoso e vieni a insegnarmi come educare nostro figlio!
E stiamo discutendo proprio di questo! Non pensavo ti saresti mai lamentata della casa. Ti dico una cosa, cara: le chiavi le abbiamo ricevute come regalo di nozze. E io ho sempre creduto che fosse la nostra casa. Ci abbiamo messo impegno, tutti e due. Non tutti possono permettersi un posto del genere. E ora dici queste cose? Non me lo aspettavo proprio!
Lucia sospirò e se ne andò in unaltra stanza. Dopo quella lite, il loro rapporto si incrinò del tutto. Matteo stava sempre dalla parte della madre, ignorava il padre quando gli chiedeva una mano e si trovava mille scuse per non aiutare. Sergio, a quel punto, comprese che la famiglia non sentiva più il bisogno della sua presenza.
Un fine settimana mise tutto in valigia e partì per sempre. Aveva messo da parte dei risparmi per tutta la vita, sognando di comprarsi una casetta vicino a un fiume dove trascorrere la vecchiaia in pace con Lucia. Si trasferì quindi nel nostro paesino in Toscana. Per completare la casa gli ci vollero alcuni mesi. Nel frattempo conobbe una nuova donna, una vedova che si chiamava Eleonora. Sono passati due anni. Ora vivono insieme, sereni.
E Lucia e Matteo? Non hanno mai cercato Sergio, nemmeno una telefonata. Così va la vita e forse la vera ricchezza si trova là dove si viene apprezzati e si può costruire la propria serenità.






