La suocera ha preso i miei salumi gourmet dalla dispensa e li ha infilati nella sua borsa prima di andarsene di casa

La suocera si è portata via le prelibatezze dal mio frigorifero, mettendole nella sua borsa prima di andare via

Ma sei sicura che ci serve tutta questa affettata? È prosciutto di San Daniele, Giulia, costa quanto un biglietto per Roma, Daniele rigirava la confezione sottovuoto tra le mani, come se il prezzo fosse una condanna.

Giulia, senza fermarsi, posava le spese fresche sul tavolo della cucina. I peperoni rossi brillavano, il barattolo di acciughe con il tappo dorato spiccava, il blocco di Parmigiano era pesante, le bottiglie di vino pronte. Il profumo di pane fresco e salumi riempiva laria.

Daniele, oggi è il tuo compleanno, rispose calma mentre sistemava il latte nel frigorifero. Hai trentacinque anni. Verranno i tuoi amici, arriverà tua mamma. Vuoi forse che metta in tavola solo patate bollite e insalata di tonno? Ho avuto unottima gratifica, e una volta lanno almeno vorrei preparare una tavola di cui non vergognarmi.

A me va bene anche con le patate, borbottò Daniele, ma il prosciutto lo mise comunque al fresco, ben nascosto in frigo. Solo che mia mamma ricomincia: Che spreco di soldi meglio risparmiare, meglio pagare il mutuo.

Tanto tua mamma si lamenta sempre, sospirò Giulia, prendendo la insalatiera. Se compro caro, sono spendacciona. Se compro economico, sono tirchia che mangia male il figlio. Io ho smesso da tempo di fare i conti con Mario. Limportante è che piaccia a te e agli ospiti. E poi, ho cercato questo speck in tutta Milano, quello che hai provato in Trentino cinque anni fa. Te lo ricordi?

Daniele sorrise, finalmente rilassato.

Certo che me lo ricordo. Era spettacolare. Va bene, hai ragione. Facciamolo in grande stile. Solo togli i prezzi, che mamma sviene.

I preparativi proseguivano a ritmo serrato. Giulia amava cucinare, ma solo senza occhi puntati addosso. Sfortuna volle che la signora Maria promettesse di arrivare prima per aiutare la ragazza. Questa frase le dava sempre i brividi. Laiuto della suocera significava occupare la sedia più comoda al centro della cucina, bloccando il passaggio, dispensando consigli e critiche su ogni dettaglio: dalla cipolla alla scelta delle tende.

Il campanello suonò preciso alle due. Daniele andò ad aprire, mentre Giulia, inspirando a fondo, indossò il suo sorriso di circostanza.

Ecco il festeggiato! tuonò la voce di Maria dal corridoio. Vieni qui, figliolo! Sei uno stecchino, pelle e ossa. Colpa dei tortellini industriali, ovvio.

Mamma, ma che tortellini? Giulia cucina benissimo, tentò di difendersi Daniele, togliendole il pesante cappotto.

Su, non discutere. Lo vedo io. Ciao, Giulia.

Maria entrò come una nave rompighiaccio. Trascinava la sua immancabile borsa della spesa.

Buongiorno, signora Maria. Che piacere vederla. Si accomodi, il tè è appena pronto.

Dopo il tè, replicò lei appoggiando la borsa sullo sgabello. Ho portato qualcosa, che voi giovani non avete mai niente. Frigorifero vuoto, lo so!

Cominciò a esporre i suoi doni: un barattolo enorme di melanzane sottolio, un sacchetto di mele maltrattate dellorto, e un pacchetto di caramelle Rossana che sembravano risalire agli anni ottanta.

Melanzane fatte in casa, senza schifezze, declamava fiera. E le mele sono un pieno di vitamine. Basta tagliare la parte marcia, per la torta va bene. Non si butta nulla.

Grazie, annuì Giulia, evitando di guardare lolio torbido. Le proveremo di sicuro.

Maria, da padrona, aprì il frigorifero, con il suo immancabile rito. Diceva: Guardo se cè spazio, ma Giulia sapeva che era una verifica.

Accidenti, sospirò davanti alla fila di delizie. Caviale? Quello rosso? Due barattoli? Daniele, avete vinto al SuperEnalotto? Oppure Giulia ha svaligiato una banca?

Mi hanno dato la gratifica, mamma, rispose lui, rubando un pezzo di pecorino.

Ecco Maria strinse le labbra. Certo, la gratifica. Invece di aiutare la madre che ha la recinzione in condizioni, mangiate caviale. Vabbè, fate voi. Io sono umile, mi accontento.

Chiuse il frigo, sedendosi sulla sedia preferita bloccando pure la via della lavatrice.

Dai Giulia, fammi vedere cosa hai preparato. Io mi riposo un attimo, le gambe non le sento. Mal di pressione, ma sono venuta. Bisognava fare gli auguri al figlio. Un eroismo, praticamente.

I successivi tre ore si svolsero secondo copione. Giulia destreggiava tra i fornelli e il tavolo, affettando, mescolando, cuocendo, mentre Maria commentava ogni gesto.

Troppo maionese, fa male.

Che pane costoso! Dal panificio sotto casa costa la metà e non è peggiore.

La carne va battuta meglio, sennò resta dura.

Giulia taceva, aveva imparato a ignorare la corrente di parole come rumore di fondo. Resistiamo fino a sera, era il suo mantra.

Alle sei arrivarono gli ospiti. Gli amici di Daniele, allegri e rumorosi, portarono risate e profumo di dopobarba. La tavola abbondava: arrosto di vitello, involtini di melanzane, tartine con caviale, affettati pregiati, formaggi misti, insalate, secondi caldi.

Al primo brindisi, Maria prese il controllo, come sempre.

Daniele, caro, iniziò tamponandosi gli occhi. Mi ricordo quando sei nato. Che fatica due giorni interi

Gli amici ascoltavano la storia per la quindicesima volta. Giulia ne approfittò per riempirsi la ciotola.

Ed eccoti cresciuto, sposato. Così è andata. Lanciò unocchiata a Giulia. Limportante è che tu sia felice. Il cibo non è essenziale. Giulia si è impegnata, ha comprato il mondo, io una cena più semplice lavrei fatta, almeno più vera. Ma oggi si fa per apparenza.

Prese un gran pezzo di anguilla affumicata, pagata salata nel negozio specializzato, e lo mandò giù.

Mmh masticava rumorosa. Troppa salata, troppo grassa. Ai miei tempi la sardina era più buona.

Critiche a parte, Maria mangiava di gusto. Gli assaggi più succulenti finivano magicamente nel suo piatto. Il prosciutto spariva in fretta. Le tartine con caviale le sgranocchiava come popcorn, brontolando:

Caviale piccolo, sarà mica finto? Ormai quello vero non si trova. Giulia, mostrami la scatola poi, così leggo gli ingredienti. Che non voglio ritrovarmi avvelenata.

Giulia sorrise e continuava a versare vino agli ospiti. Da Daniele colava il rossore, ma non replicava. Mai in pubblico, e nemmeno in privato.

La serata scorreva. Gli amici lodavano la cucina, specialmente pesce e carne, scherzavano e ricordavano i tempi delluniversità. Maria ogni tanto infilava il suo solito discorso sulla dura vita della pensione e la figliolanza ingrata, ma il chiasso generale copriva i suoi piagnistei.

Verso le dieci, gli ospiti cominciarono ad andarsene: il giorno dopo si lavorava.

Giulia, sei fantastica! disse Paolo, il migliore amico di Daniele, stringendole la mano allingresso. Languilla è da premio! Grazie!

Che bello che vi sia piaciuto, sorrise lei sinceramente.

Chiusa la porta dellultimo ospite, scese il silenzio, rotto solo dai piatti che Maria iniziò a raccogliere.

Su, aiutiamo a sistemare, sennò state qui tutta notte, decretò. Daniele, porta fuori i sacchetti di spazzatura. Giulia, metti gli avanzi nei contenitori.

Giulia sentì la stanchezza caderle addosso come macigni. Il mal di testa la incalzava.

Signora Maria, lasci stare, faccio io. Vuole che le chiami il taxi?

Taxi? sindignò lei. Buttare via i soldi? Prendo lautobus, passa ancora. E non discutere, ti aiuto io. Tu sembri uno straccio, pallida. Vai a farti una doccia, prendi una pastiglia. Io sistemo veloce.

Giulia davvero si sentiva a pezzi. Mal di testa e nausea.

Va bene, cedette. Sono solo cinque minuti. Daniele tra poco torna e la accompagna alla fermata.

Entrò in camera, cercò un antidolorifico, poi in bagno spruzzò acqua fresca sul viso. Il ronzio si attenuò. Meglio tornare pensò non posso lasciarla sola, finisce che usa il mio detergente per lavare le stoviglie, o sposta tutte le pentole.

Uscì in silenzio con le ciabatte morbide. Si avvicinò alla porta della cucina e si bloccò.

Maria, di spalle, davanti al frigo aperto. Sullo sgabello la sua capiente borsa. Si muoveva rapida, precisa: una vera maga.

Prese il vassoio degli affettati rimasti dal tavolo: prosciutto, arrosto, salame di cinghiale. Li infilò in un sacchetto di plastica, nodo stretto, e dentro la borsa.

Giulia sgranò gli occhi. Non era unallucinazione.

Maria aprì di nuovo il frigo. Prese la vaschetta con la trota salmonata che Giulia aveva riservato per la colazione. Un bel pezzo da tre etti. Sacchetto, borsa.

Poi toccò a metà torta Millefoglie, che Giulia aveva preparato il giorno prima fino a tarda notte. Il contenitore era troppo grosso, quindi racchiuse i pezzi nella carta dalluminio, schiacciando i dolci strati.

Vediamo un po borbottò. Parmigiano. Ma tanto si indurisce, si butta.

Lultimo pezzo di Parmigiano, pagato oro, finì nella borsa. Poi anche il barattolo di olive e, per finire, quasi tutta la bottiglia di grappa pregiata, regalata a Daniele dai colleghi, mai aperta.

Giulia rimase appoggiata al battente, incapace di decidere. Urlare? Scatenare una rissa? Troppo difficile chiamare ladra la madre di suo marito.

Proprio allora la porta dingresso sbatté. Tornò Daniele.

Uffa, che freddo si sentì. Mamma, pronta? Non tolgo nemmeno la giacca, ti accompagno.

Maria trasalì, chiuse la borsa di scatto e si voltò. Vedendo Giulia sulla soglia, ebbe un attimo di smarrimento, poi si ricompose.

Oh, Giulia, tornata già? Sistemo qui, aiuto. Daniele è arrivato? Bene, sono pronta.

Sollevò la borsa, ora molto più pesante. Mugugnò per lo sforzo.

Mamma, ti aiuto, cosa ci hai messo, mattoni? Daniele saltò in cucina.

Lascia stare! urlò lei stringendo la borsa al petto. Faccio da sola! Ci sono ci sono i barattoli vuoti. Le mie cose, le melanzane che ho rimesso nella tua pentola, e barattoli miei. Non toccare!

Giulia guardò suo marito. Daniele fissava la madre perplesso.

Mamma, quali barattoli? Ne hai portato uno, ed è ancora pieno sul davanzale.

Gli altri! Maria sincupì. Basta, voglio andare a casa! Ho sgobbato tutto il giorno!

Giulia avanzò di un passo, stranamente calma.

Signora Maria, disse piano. Posizioni la borsa sul tavolo.

Cosa? sgranò gli occhi la suocera. Che pensi di fare, perquisirmi? Daniele, senti cosa dice tua moglie? Mi accusa di furto!

Giulia, che succede? Daniele guardava alternando le due donne.

Daniele, lo interruppe lei con sguardo fisso sulla suocera. In quella borsa cè la nostra colazione. E pranzo. E cena dei prossimi due giorni. Cè il pesce che ho pagato cento euro. Cè il tuo prosciutto preferito. Cè la grappa regalata a te. E la torta.

Stai farneticando! urlò Maria, arretrando verso luscita. Come osi! Io, insegnante stimata, pensionata Non tocco nemmeno una briciola! Tenetevi tutto!

Cercò di sgattaiolare, ma la borsa inciampò sul tavolo. I manici, indeboliti dal peso dei barattoli vuoti, cedettero. La borsa si rovesciò, il contenuto sul pavimento.

La scena era surreale.

Salame rotolava via. Il sacchetto del pesce si aprì e languilla sbatté sullinfradito di Daniele. Lalluminio della torta si aprì, mostrando il disastro. La bottiglia di grappa colpì la gamba della sedia, fortunatamente senza rompersi. Parmigiano sopra tutto, insieme a una manciata di caramelle rubate dalla ciotola.

Un silenzio irreale, il frigo ronzava, Maria ansimava.

Daniele guardò gli affettati dispersi, la sua scarpa inzaccherata. Osservò la madre, rosso come un peperone. La sua espressione cambiò: prima incredulità, poi consapevolezza, poi imbarazzo. Pesante, fastidioso.

Mamma? disse piano. Cosè successo?

Maria si rialzò. E iniziò la difesa.

E allora? sbottò guardando il figlio negli occhi. Sì, ho preso! Voi avete troppo! Tanto buttate tutto! Vi passa la fame, voi. Io vivo con la pensione minima, mai visto il prosciutto in tavola! Ho diritto almeno una volta nella vita di mangiare bene? Ti ho cresciuto! Ho fatto sacrifici! Ora ti costa darmi un po’ di salame?

Giulia tacque. Attese la reazione di Daniele. Di solito lui cedeva: Va bene, mamma, prendi ciò che vuoi, pur di zittire i conflitti.

Daniele, piano, raccolse languilla da terra. La posò sul tavolo. Poi la grappa.

Mamma, disse con voce bassa. Non è questione di affettati. Se avessi chiesto, te li avremmo dati. Sempre. Non ti è mai mancato nulla.

Non devo elemosinare! strillava Maria, sentendosi allo scoperto. La mamma deve chiedere? Dovete offrirlo voi! Egoisti!

Non hai chiesto, scosse la testa Daniele. Hai rubato. Aspettando che Giulia uscisse. Come come una ladra.

Cosa hai detto?! Maria si aggrappò al cuore. Mi state facendo star male! La pressione! Mi fate morire!

Niente scenate, Maria, rispose fredda Giulia. Hai la pastiglia in tasca, la ho vista col cappotto.

La suocera si fermò, colta in fallo.

Daniele, Giulia lo guardò negli occhi. Raccogli tutto, metti nel sacchetto.

Perché? non capiva lui.

Dalla a tua mamma. Porti via tutto. Sarà il suo regalo per il tuo compleanno. E il prezzo per non vederla in casa per almeno un mese.

Maria annaspava, incredula.

Daniele raccolse silenzioso tutto dal pavimento: pesce, formaggio, torta distrutta. Ma la bottiglia di grappa la posò sul tavolo.

La grappa resto qui, dichiarò. Mi serve adesso. Davvero.

Porse il sacchetto a sua madre.

Prendilo, mamma. E vai via. Ti ho già chiamato il taxi, mentre urlavi. Arriverà tra due minuti.

Mi sbattete fuori? Vostra madre? Per il cibo?

No, mamma, per le bugie. E per la mancanza di rispetto. Alla mia casa e a mia moglie.

Maria afferrò il sacchetto con rabbia. Gli occhi lucidi.

Non verrò più! sibilò. Fate la bella vita, borghesi! Che vi resti il salame di traverso!

Si girò e uscì di corsa. La porta sbatté, cadde pure un po di intonaco.

Giulia si lasciò cadere sulla sedia, stringendo la testa tra le mani. Tremava.

Daniele prese due bicchieri, versò la grappa. Uno davanti a Giulia, uno per sé.

Bevi, disse. Ti serve.

Giulia alzò lo sguardo. Suo marito sembrava invecchiato di dieci anni. Sedette e le prese la mano.

Scusa, Giulia.

Per cosa? Non sapevi.

Per non averci fatto caso prima. Per aver lasciato che si comportasse così. Pensavo: è la mamma, è strana ma buona. Ora mi sento di aver rubato io quella dannata affettata.

Giulia bevve. La grappa scottò, ma portò sollievo.

Sai? sorrise amaramente. Avevo comprato apposta un altro salame e del formaggio da darle. Sono lì nel cassetto in basso del frigo. Solo che non li ha trovati.

Daniele scoppio a ridere nervoso.

Davvero?

Certo. Sapevo che avrebbe iniziato a lamentarsi della povertà. Volevo essere gentile.

Non si può essere gentili, Daniele trangugiò la grappa. Domani cambio la serratura. Ha chiavi dal Natale scorso, per sicurezza. Non voglio trovarmi la TV portata via perché al vicino di casa è più grande.

Giulia lo guardò con sorpresa e rispetto. Era la prima volta in sette anni che parlava della madre senza scuse o sottomissione. La storia delle prelibatezze era stata la goccia finale.

E domani cosa mangiamo? chiese lei guardando il tavolo vuoto. Ha preso quasi tutto.

Daniele aprì il frigorifero.

È rimasto un barattolo di caviale. Quello che non ha visto. E uova, e latte. Farò una frittata col caviale. Regale.

Giulia rise. La tensione si sciolse.

E ci sono anche le mele marce, aggiunse. Possiamo farci una torta.

No, Daniele fece una smorfia. Le mele domani le butto. E anche le melanzane. Basta regali di emergenza.

Stettero ancora a lungo in cucina, finendo la grappa e parlando. Parlarono di confini. Di come amare i genitori non significa lasciarsi calpestare. Che famiglia sono principalmente loro due.

La mattina dopo Giulia si svegliò col profumo del caffè. Daniele armeggiava già ai fornelli.

Buongiorno, le baciò la fronte. Pensavo La gratifica ti è avanzata?

Qualcosa, sì. Perché?

Che ne dici di un weekend in agriturismo? O anche solo a Firenze. Basta stare qui. E spegniamo i telefoni.

E tua mamma? Chiamerà tutti, dirà che labbiamo offesa.

Che chiami. È una sua scelta. Noi la nostra. La frittata col caviale è pronta, vieni a colazione.

Giulia fissava il piatto, la frittata dorata punteggiata di rosso brillante, e pensava che fosse il miglior pasto della sua vita. Non per il caviale, ma perché era finalmente senza sensi di colpa.

Maria, la suocera, chiamò dopo due giorni. Daniele guardò il telefono, sospirò e lo girò.

Non rispondi? chiese Giulia.

No. Mangia il salame, così si calma. Ne parliamo tra un mese, forse. Adesso ho cose più importanti. Porto mia moglie al cinema.

Giulia sorrise e andò a vestirsi. Il frigo era vuoto, ma il cuore incredibilmente leggero. E questa serenità valeva più di tutti i prosciutti rubati del mondo.

La vita insegna che stabilire confini, anche se doloroso, può finalmente regalare la pace che cercavi.

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