Marito invita l’ex moglie per amore dei figli – e io decido di festeggiare in hotel

Diario di Leonardo, 2 giugno

Dove metti quel vaso? Ti avevo chiesto di riporlo nellarmadio. Non si abbina per niente con il servizio buono, ho cercato di mantenere la calma, anche se dentro sentivo ribollire il sangue, proprio come il brodo sul fuoco. Ho sistemato nervosamente il grembiule e guardato mia moglie, Giulia, che spostava la zuppiera di cristallo da un angolo allaltro del tavolo, con lespressione spaesata.

Giuli, ma cosa importa? ho risposto, abbozzando un sorriso carico di scuse. Quel suo modo di sorridere, sempre dolce quando deve chiedere perdono, mi dava un fastidio assurdo quella sera. Elena ha sempre amato quel vaso, diceva che linsalata russa ci sembra più festa. Dato che oggi siamo tutti insieme, per i ragazzi, volevo che si sentissero a loro agio.

Giulia ha impugnato il coltello a mezzaria. La lama era sospesa sopra un cetriolo a metà. Ha fatto un respiro profondo, lentamente, contando fino a tre per non perdere il controllo.

Leonardo, la voce di Giulia era stranamente calma, ma inquietante. Devo chiarire una cosa. Gli ospiti li riceviamo in casa mia. Sono tua moglie, cucino da due giorni, ho marinato la carne, fatto i dischi per la torta, lavato il pavimento finché luccicava. E tu vuoi che metta in tavola quel vaso orrendo solo perché piaceva alla tua ex moglie? Ti sembra normale?

Ho sospirato pesantemente, e mi sono seduto, sentendo il peso del mondo sulle spalle.

Giulia, dai, ti prego. Ne abbiamo già parlato. È il compleanno dei gemelli, ventanni. È importante per loro. Volevano vedere entrambi i genitori. Che dovevo fare? Chiedere a Elena di non venire? È la loro madre. Solo una sera, brindisi, torta, poi ognuno a casa sua. Non desidero litigi. Sei sempre stata la donna saggia di casa.

Donna saggia. Quanto Giulia odiava quella frase. Di solito significava donna conveniente: quella che tace, sopporta, si fa da parte e finge che tutto va bene mentre gli altri la trattano come zerbino.

Siamo sposati da cinque anni. Giulia mi ha accettato col mio passato, la pensione alimentare, le infinite visite ai gemelli, Matteo e Luca, allora dei ragazzini complicati. Non ha mai ostacolato il nostro rapporto. I ragazzi erano spesso da noi, e con Giulia avevano un rapporto più che civile, quasi affettuoso. Ma Elena… Elena era un caso a parte. Energica, invadente, convinta che io fossi ancora sua proprietà, solo in affitto presso unaltra donna.

Non ho nulla contro i ragazzi, Leo. E mi sono persino rassegnata allidea che tu abbia invitato Elena, anche se chi ha buon senso festeggia questi eventi al ristorante, non trascina ex mogli dentro casa della nuova. Ma devo davvero adattare la tavola ai suoi gusti? Vuoi che mi cambi col vestito che piace a lei? O magari mi pettino come fa lei?

Stai esagerando, mi sono difeso, alzandomi. Ok, tolgo quel vaso. Ti prego, non prendertela. I ragazzi arrivano fra unora con Elena, ha la macchina dal meccanico e li accompagna. Diamoci una calmata, è una festa.

Ho dato a Giulia un bacetto veloce sulla guancia e sono andato a farmi la barba. Lei è rimasta sola in cucina, attorniata da pentole e ciotole. In forno la porchetta finiva di dorarsi, lo sformato sobbolliva sul fuoco. Un profumo divino, ma nessuna voglia di mangiare. Era come preparare un pranzo funebre per il proprio orgoglio.

Unora dopo, il rumore arrivava dallingresso. Risate, passi pesanti, voci squillanti.

Dovè il nostro papino? quella voce Giulia lavrebbe riconosciuta ovunque. Acuta, sopra le righe, invadeva tutta la casa. Leooo! Siamo arrivati!

Giulia tolse il grembiule, sistemò i capelli davanti allo specchio e uscì a salutare gli ospiti.

Nellingresso si stava stretti. I gemelli, Matteo e Luca, altissimi, si toglievano le giacche. In mezzo a loro, regina tra cortigiani, Elena. Vestito rosso acceso troppo attillato, capelli laccati come per andare a teatro.

Ciao Giulia, buttò lì, senza neanche degnarla di uno sguardo. Era già in cerca di Leonardo. Siamo pieni di regali! Leooo, dai una mano a tua madre con la borsa, ci sono i vasetti di conserve!

Sono sbucato dalla sala, contento e nervoso.

Grande ragazzi! Buon compleanno! ho abbracciato i figli, battendo loro le mani sulla schiena. Ciao Elena. Però, le conserve? Abbiamo da mangiare per un esercito.

Ma so come cucinate voi, Elena fece una scenata, finalmente rivolgendosi a Giulia. Giulia, scommetto che hai cucinato tutto light, vero? Senza sale, senza burro? I ragazzi devono mangiare come si deve. Qui ho portato i miei cetriolini, pomodorini, funghi. E ho fatto anche il cotechino. Quello vero, mica quel brodo di pollo che hai servito lultima volta.

Giulia ha arrossito. Lultima volta Elena era venuta a prendere i figli, e aveva criticato ogni singola cosa in casa.

Buonasera Elena, ha risposto educata e fredda. Accomodatevi. Cè cibo a sufficienza per tutti. Il cotechino, oggi, lho fatto di manzo, trasparente come una lacrima.

Vediamo se è buono, grugnì Elena, avanzando in salotto senza nemmeno chiedere il permesso. Ma quel divano ancora non lavete cambiato? Leo, te lho detto lanno scorso, quel colore qui non ci sta. Invecchia la stanza. E le tende Tristissime. Ricordi la nostra casa, sempre piena di luce?

Leonardo trotterellava dietro con i barattoli.

A noi piace così. È accogliente.

Accogliente è quando il cuore canta, qui mi pare una cripta, sentenziò Elena, calandosi sul “divano sbagliato”. Ragazzi, lavatevi le mani! Giulia, cosa aspetti? Porta in tavola che i ragazzi hanno fame!

Giulia aveva le mani serrate a pugno, le unghie piantate nei palmi. Calma, si ripeté. Solo per Leonardo. Solo per i ragazzi.

Si rifugiò silenziosa in cucina. Sono accorso anchio.

Non prenderla troppo, Giulia, le ho sussurrato furtivo. È fatta così. Non lo fa apposta. Comanda da sempre. Aiutami, porto fuori le insalate.

Faccio io, ha tagliato corto.

La cena cominciò nel peggior modo. Elena si sedette a destra di Leonardo, spostando il sedile così vicino che i gomiti si sfioravano. I gemelli di fronte. Rimase a Giulia il posto a un angolo, come una cameriera stanca.

Un brindisi ai miei campioni! dichiarò Leo alzando il bicchiere. Ventanni! Volati!

Eh, Leo, che tempi! incalzò Elena, sovrastandolo. Ricordi quando mi portasti allospedale? Ghiaccio ovunque, la 127 non partiva, tu a girarci intorno in camicia, tutto agitato! E poi sotto la finestra urlavi: Chi è? Chi è?, Che ridere!

Scoppiò a ridere, posando la mano sulla spalla di Leonardo. Lui, imbarazzato, si perse nei ricordi.

Bei tempi Giovani e ingenui.

Ricordi quando Luca cadde nella pozzanghera col vestito nuovo? Dovevamo andare da tua madre per il compleanno. Tu lhai preso e lui urlava, impiastrato! Lo abbiamo lavato nella fontana!

Storia su storia. Elena guidava la conversazione su ricordi della loro famiglia. Ricordi le vacanze in Sicilia?, Ricordi quando abbiamo messo la carta da parati?, Ricordi quando ti sei rotto il piede e ti imboccavo al cucchiaio?.

Giulia stava in silenzio, giocherellando con la forchetta. Si sentiva di troppo. Estranea. Un soprammobile. I gemelli, distratti dal cellulare, rispondevano a monosillabi. Leonardo, stordito da un po di vino e nostalgia, continuava a conversare, dimenticandosi una moglie accanto.

Giulia, puoi passare il pane? ha chiesto Elena, continuando la storia di quando Leo le insegnava a guidare. Lui urlava: Frena! e io schiacciavo il gas! Quasi contro il muro! Leo, ti è diventata bianca la testa quel giorno!

Eh sì, ho riso. Sei sempre stata una pilotina.

Sei sempre stata tu.

Quelle parole hanno colpito come un proiettile. Giulia ha sollevato lo sguardo su di me. Non mi sono neanche reso conto di averlo detto. Guardavo Elena con tenerezza stupida, gli occhi lucidi. Ovviamente, lei gli richiamava la gioventù, i tempi in cui tutto pareva più verde.

Ma insalata russa troppo salata, commentò Elena, spezzando i ricordi mentre si serviva. Che succede Giulia, ti sei innamorata? Di solito si sala troppo per amore. Ma di chi? Di tuo marito? Ahah! Leo, prova il mio cotechino. Questo sì che sa di buono.

Si protese fino a mettere un pezzo di cotechino nel piatto di Leonardo, sopra lo sformato che aveva preparato Giulia.

Elena, togli la mano, disse Giulia, piano.

Scusa? Elena si bloccò. Sei nervosa?

Togli la mano dal piatto di mio marito. E porta via il tuo cotechino. Qui cè abbastanza cibo cucinato da me.

Cala il silenzio. I gemelli si avvicinano con lo sguardo. Leonardo sbatte le palpebre, spaesato.

Giulia, che hai? ho tentato, confuso. Ha solo messo un po di cotechino. È buono

È buono? Giulia si alzò lentamente. La sedia scricchiolò. Allora ti piace quello preparato da Elena? Preferisci ricordare comera la vostra vita ventanni fa? Ti piace che unaltra donna faccia la padrona, critichi mobili, cibo, tua moglie a casa tua?

Ma dai, Elena soffiò Quanto sei permalosa! Ti do solo suggerimenti.

I tuoi suggerimenti non mi servono, la fissò Giulia. E nemmeno la tua compagnia. Ho sopportato per Leonardo e i ragazzi. Ma vedo che ve la cavate benissimo. Siete una famiglia, ricordi, battute, la nostra 127, le nostre vacanze. Io qui sono solo servizio, dovrei servire e restare in silenzio.

Basta Giulia, ho provato a prenderle la mano, ma lha tolta. Hai frainteso. Erano solo ricordi

Allora continuate pure. Non vi disturbo più.

Giulia si è voltata ed è uscita. Elena ha bisbigliato forte:

Che isterica. Te lho detto, Leo, non fa per te. Troppo piena di sé.

Giulia è andata in camera. Mani tremanti, ma una nuova chiarezza in mente. Ha preso lo zainetto, ci ha infilato la trousse, vestiti di ricambio, pigiama e tablet. Si è cambiata in jeans e maglione, via quellabito da buffona a una festa dove nessuno la voleva veramente.

Taxi chiamato via app. Sarebbe arrivato fra sette minuti.

Ha attraversato lingresso, ha messo il cappotto. Dalla sala ancora risate. Elena racconta, Leonardo ride. Ormai lei era dimenticata, pensavano che stesse piangendo, pronta a tornare.

Giulia si è affacciata sulla porta.

Vado via, ha dichiarato, forte e chiaro.

Silenzio assoluto. Leonardo si è girato, bicchierino in mano.

Dove? Al supermercato? Hai scordato il pane?

No, Leo. Vado in hotel. Anchio oggi festeggio: la mia liberazione dalla maleducazione e dai soprusi. Voi siete la vecchia guardia. Fate festa. Frigo pieno, torta sul balcone, lavastoviglie in cucina, detersivi sotto il lavello. Magari Elena farà uno show non solo col cotechino ma anche con i piatti.

Sei pazza? Ho scattato in piedi, rovesciando il bicchierino. La grappa si è spalmata sulla tovaglia, macchiando scuro. Che hotel? È notte! Ci sono gli invitati!

Sono tuoi invitati, Leo. Non miei. Divertitevi. Auguri ragazzi.

Ha chiuso la porta dietro di sé, lasciando urla e proteste.

Sul taxi, ha osservato in silenzio le luci della città. Poi ha chiamato il miglior hotel di Firenze.

Buonasera, avete una suite libera? Perfetto. Fra venti minuti sono lì. Mi fareste trovare una bottiglia di prosecco e un vassoio di frutta? E prenotatemi un massaggio per domani mattina, grazie.

In hotel regnavano calma e profumo di lusso. Nessun odore di soffritto, nessun clangore di posate, nessuna voce estranea. La stanza lha accolta con freschezza e biancheria perfetta.

Ha fatto la doccia, lavando via la serata, si è avvolta nellaccappatoio, si è versata un prosecco freddo e si è affacciata al balcone. La città sotto, splendida e indifferente.

Il telefono ha iniziato a vibrare ancora in taxi, lei lha messo su silenzioso. Poi in stanza ha visto lo schermo. Quindici chiamate perse da Leo. Tre messaggi:

Che combini?
Torna subito, mi vergogno davanti a tutti.
Giulia, non è uno scherzo, Elena è scioccata.

Giulia ha sorriso e spento il telefono. Ha sorseggiato il prosecco. Dopo anni, si sentiva libera. Niente pensieri su preferenze degli ospiti, volume della tv, malumori di Leo. Era sola, finalmente.

La mattina dopo il sole la svegliò. Si stiracchiò, ordinò la colazione in camera: uova alla benedettina, cornetti e caffè. Fece un massaggio, nuotò in piscina. Decise di prolungare il soggiorno. Casa non mancava per nulla.

Ha acceso di nuovo il cellulare la sera seguente. Stavolta i messaggi erano di più. E con altro tono.

Giulia, dove sei? Mi preoccupo.
I ragazzi sono andati via appena te ne sei andata. Hanno detto che era uno show.
Elena ha lasciato casa ieri sera. Abbiamo litigato.
Ti prego, rispondi.

Giulia ha chiamato Leo.

Pronto! Giuli! Dio, sei viva? Dove sei? Leo piangeva quasi.

Sono in hotel, Leo. Mi sto riposando.

Perdonami, ha sospirato. Ho sbagliato tutto. Sono uno stupido.

Raccontami, Giulia fredda. Comè andata la reunion della vecchia famiglia?

Uno schifo. Un incubo. Dopo che te ne sei andata, Luca si è alzato e ha detto: Che vergogna, siamo messi male. Mamma isterica, papà molle. Giulia è lunica normale e voi la fate scappare. Sono usciti con Matteo, niente torta.

Giulia ha provato soddisfazione. I ragazzi capivano più dei grandi.

E poi?

Elena ha iniziato a gridare. Era colpa tua, secondo lei, se i figli le erano contro. Ha iniziato a comandare: Sgombera la tavola! Ho detto che poteva aiutare visto che si sentiva padrona. Ha strillato, ha rotto un piatto. Quello del servizio di tua madre.

Ha rotto il piatto? Giulia era gelida.

Sì Per sbaglio, gesticolava. Non ce lho fatta, Giulia. Le ho detto di chiamare un taxi e sparire. Ci siamo insultati. Mi ha rinfacciato tutto: la busta paga, mia madre, ventanni di vita. Lho cacciata via.

Leo respirava forte dallaltra parte.

Sono rimasto solo. Tra piatti sporchi. Non ho pulito nulla. Non riesco. Giulia, torna, ti prego. Ho capito che sono un idiota. Mai più ex a casa nostra. Te lo giuro.

Non hai lavato i piatti? Giulia secca.

No. Tutto lasciato comera.

Meglio così. Hai tempo fino a domani mattina. Voglio la casa perfetta. Che sparisca ogni traccia di Elena, i suoi barattoli, il suo cotechino. Butta tutto. Se trovo anche solo un odore, o una briciola, la porta la richiudo e chiedo il divorzio. Capito?

Capito, Giuli. Sistema tutto. Basta che torni. Ti amo. Davvero, non volevo andasse così. Volevo solo il meglio

Il meglio lo fai quando pensi col cervello. Non quando vuoi piacere a tutti, conclusa Giulia. Domani rientro per pranzo. E Leo se mi permetti ancora di essere criticata in casa mia, non vado in hotel. Me ne vado per sempre.

Ha riattaccato. Fuori il tramonto accendeva la città. Giulia finì il caffè. Provava pena per Leo, così fragile, perso nel suo bisogno di essere il papà perfetto. Ma ancora di più provava pena per se stessa, che aveva sopportato tanto.

Non avrebbe più sopportato. Quella fuga in hotel ha cambiato qualcosa. Ha capito di poter essere la protagonista. Non la saggia, non la conveniente. La principale della sua vita.

Il giorno dopo, appena rientrata in casa, lodore era di limone e detersivo. Finestre spalancate, via il tanfo del litigio. Leo, occhiaie e mani arrossate, lha accolta.

Ho pulito tutto, mi ha detto come un cane bastonato. Persino lavato le tende, parevano profumate di lacca.

Giulia è passata in cucina. Perfetta. Nessun barattolo. Il vaso maledetto sparito.

E il vaso dovè? ha chiesto.

Buttato via, ho borbottato. Insieme al cotechino. Basta Elena qui.

Giulia mi si è avvicinata, osservando la mia faccia stanca.

Va bene, ha detto togliendosi il cappotto. Metti il bollitore del tè. Adesso mangiamo la mia torta. Non lhai buttata, vero?

Ho sospirato di sollievo e lho abbracciata.

Ho tenuto la torta. Buonissima. Ne ho mangiato un pezzo stanotte, per consolarmi. Giulia, sei la migliore. Perdonami.

Ti perdono. Ma è stata lultima volta, Leonardo. Lultima.

Abbiamo bevuto il tè, guardandoci negli occhi. Ho capito che a volte per salvare una famiglia bisogna andarsene. Almeno per qualche giorno. Il posto vuoto a tavola dice più di mille parole.

Da oggi, so che nessuno merita di essere messo da parte a casa propria. È il rispetto che tiene insieme la nostra vita. Senza, non restano che briciole sul tavolo.

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