Ciao, ascolta un po la storia di Alessandro, un ragazzino che ha vissuto uninfanzia davvero dura. Quando sua madre scoprì che il bambino era nato con una menomazione, quasi undici anni fa scrisse una dichiarazione di rinuncia. Alessandro lo vide lui stesso, quando portava i fascicoli al reparto sanitario dellorfanotrofio. Linfermiera gli consegnò le cartelle e gli disse di seguirla, ma al telefono squillò e lei scappò via, indicando il reparto con un gesto, come a dire fai da te. Non immaginò che, aprendo la busta col suo cognome, Alessandro avrebbe letto quella dichiarazione di rinuncia.
Negli orfanotrofi tutti i bambini sperano di rivedere i genitori, ma Alessandro ha smesso di aspettare. Ha anche smesso di piangere. Il suo cuore si è rivestito di una corazza dacciaio, che lo proteggeva dalle offese, dalla solitudine e dal rifiuto.
Quellorfanotrofio, come tutti, aveva le sue tradizioni. Alla vigilia di Capodanno tutti i bambini scrivevano lettere a Babbo Natale. Il direttore le raccoglieva e le passava ai benefattori, che cercavano di esaudire i desideri. Alcune di queste lettere finivano anche nelle mani dei piloti dellAeronautica Militare. Il desiderio più comune era sempre lo stesso: trovare papà e mamma. E allora chi apriva quelle lettere si trovava spesso a grattare la testa chiedendosi cosa regalare.
Un giorno, il maggiore ingegnere aeronautico Carlo Bianchi ricevette una di quelle lettere. La mise in tasca della sua divisa e decise di leggerla a casa, per discuterne con sua moglie e la figlia. La sera, a tavola, tirò fuori la busta e lesse ad alta voce: Cari adulti, se potete, regalatemi un computer portatile. Non spendete soldi per giocattoli o vestiti, qui abbiamo già tutto. Con Internet potrò trovare amici e, forse, anche persone a cui appartengo. In fondo cera la firma: Alessandro Rossi, 11 anni.
La mamma, che ragazzo sveglio! esclamò sua moglie, vero, con Internet può trovare chiunque. La figlia, Giulia, però, prese la lettera, la rilesse e si fece seria. Il padre notò che le labbra della bambina tremavano. Che cè?, le chiese. Sai, papà, lui non spera davvero di ritrovare i genitori, rispose, li ha già accettati assenti. Per lui il portatile è solo una via duscita dalla solitudine. Legge: trovare amici o persone a cui appartenere. Anche sconosciuti possono diventare familiari. Prendiamo tutti i soldi dal nostro salvadanaio, compriamo il laptop e glielo diamo.
Il Capodanno allorfanotrofio scorreva come al solito: spettacolo, Babbo Natale con la sua signora della neve, la consegna dei regali dai benefattori. Alcune famiglie prendevano i bambini per le vacanze. Alessandro, come al solito, non si aspettava nulla. Era abituato a vedere che i regali andassero solo alle ragazze carine, i ragazzi erano quasi ignorati.
Quel giorno, però, vide un uomo in uniforme da pilota. Il cuore gli balzò, ma si girò e tirò un sospiro. Dopo aver ricevuto una busta di caramelle, il ragazzo zoppicò verso luscita. Alessandro Rossi! sentì chiamare il suo nome e si girò. Dietro di lui cera lo stesso pilota.
Ciao, Alessandro!, disse luomo. Abbiamo ricevuto la tua lettera e vogliamo farti un regalo. Prima però, fammi sapere chi sei. Io sono il signor Andrea, ma tutti mi chiamano zio Andrea. Accanto a loro apparve una donna elegante: Io sono la zia Natalia. Poi una bambina sorridente: Io sono Giulia, abbiamo la stessa età. Alessandro rispose: Io sono Alessandro.
Il pilota gli porse una scatola: È per te, da noi. Lo condussero in una sala vuota dove i ragazzi facevano i compiti la sera. Giulia gli mostrò come accendere il portatile, come entrare in Facebook e lo registrò su Vero. Luomo rimaneva vicino, pronto a dare una mano. Alessandro sentiva il calore, la forza e la protezione di quei due adulti.
La ragazza chiacchierava come una gazza, ma Alessandro notò che non era una piagnucolona: sapeva usare il computer, faceva sport, era sveglia. Quando se ne andarono, la donna lo abbracciò; il profumo dei suoi profumi gli fece vibrare il naso e gli occhi. Alessandro si fermò un attimo, poi riprese fiato e, senza voltarsi, camminò lungo il corridoio. Torneremo! gridò Giulia.
Da quel momento la vita di Alessandro cambiò radicalmente. Non gli importava più dei soprannomi, non ascoltava più gli altri bambini. Su Internet trovava tutto ciò che gli serviva. Da tempo era affascinato dagli aerei: scoprì che il primo grande trasporto militare italiano era lAntonov An8, progettato da Antonov, e che lAn25 ne era una variante.
Il fine settimana, zio Andrea e Giulia lo facevano visita. Andavano al circo, ai videogiochi, mangiavano gelato. Alessandro era sempre un po timido, non voleva che pagassero tutto per lui, ma loro non si preoccupavano.
Un giorno, la mattina di unimportante ricorrenza, lo chiamarono nella stanza del direttore. Dentro cera zia Natalia, e il cuore di Alessandro balzò, sentì la gola seccarsi. Alessandro, disse il direttore, Natalia vuole concederti due giorni di permesso con lei. Se accetti, ti libero. Oggi è la Giornata dellAeronautica, continuò il direttore. Zio Andrea organizza una grande festa. Vuoi venire?. Alessandro annuì, senza riuscire a parlare.
Zia Natalia firmò la richiesta e uscì con lui mano nella mano. Prima passarono da una grande boutique di moda; le comprarono jeans e una camicia. Guardando le scarpe vecchie e rattoppate di Alessandro, la condusse al reparto calzature. Dobbiamo trovare la scarpa giusta, perché i tuoi piedi hanno misure diverse, gli disse. Niente paura, dopo la festa andremo in una ortopedia e ti prenderemo due scarpe speciali, così non zoppicherai più.
Poi andarono dal parrucchiere, poi a casa sua per prendere Giulia. Per la prima volta Alessandro varcò la soglia di una casa normale, non più del dormitorio. Lodore di famiglia, di cottura, di calore lo avvolse. Si sedette su un divano, guardò intorno e vide un enorme acquario con pesci multicolori, qualcosa che prima vedeva solo in televisione. Andiamo, mamma ci seguirà, disse Giulia, e scesero in ascensore.
Fuori cera un piccolo parco giochi; un bambino urlava: Papà, papà, vieni qui!. Giulia lo fermò e, in un attimo, il ragazzino cadde nella sabbiera. Che fai? gli chiese Alessandro, sdraiato sulla sabbia. Stavo scherzando. Scherza altrove, rispose la bimba.
Laeroporto era decorato a festa. Zio Andrea li accolse e mostrò il suo aereo, un enorme velivolo argentato che Alessandro guardò con gli occhi spalancati, sentendo il cuore battere forte. Seguì un grande spettacolo aereo; la gente alzava le braccia, applaudiva, urlava di gioia. Quando laereo di zio Andrea decollò, Giulia esclamò: Papà vola! Papà!. Alessandro balzò, felice, e urlò: Papà! Lì va papà!.
La sera, dopo cena, Andrea si sedette accanto a lui e gli pose una mano sulla spalla. Sai, crediamo che tutti debbano vivere in famiglia. Solo la famiglia insegna a amare davvero, a prendersi cura, a proteggere e a sentirsi amati. Vuoi far parte della nostra famiglia?. Un nodo stretto si formò nella gola di Alessandro; si avvicinò a lui, sussurrò: Papà, ti ho sempre aspettato così tanto.
Un mese dopo, Alessandro salutò lorfanotrofio. Scese con orgoglio dal portico, tenendo la mano di zio Andrea, quasi senza più zoppicare, verso luscita. Si girò, salutò i ragazzi e gli educatori con la mano. Ora attraversiamo quella soglia, dove ti aspetta una nuova vita, disse zio Andrea. Dimentica tutto il male di qui, ma ricorda le persone che ti hanno aiutato a sopravvivere. Sii sempre grato a chi ti ha dato una mano.






