I miei figli sono ben sistemati, ho qualche euro da parte, presto prenderò la pensione.
Qualche mese fa abbiamo seppellito il mio vicino, Federico. Ci conoscevamo da più di quindici anni, sempre vissuti fianco a fianco qui a Parma. Non eravamo semplici conoscenti, ma amici di famiglia: i figli sono cresciuti sotto i nostri occhi. Federico e Simonetta hanno avuto cinque figli. I genitori hanno comprato una casa per ciascuno, lavorando duramente soprattutto Federico, che era un meccanico stimato in città. Aveva la lista degli appuntamenti piena per settimane, e il proprietario dellofficina moderna affidava a lui ogni motore da sistemare, sapendo che Federico riconosceva i guasti solo dal suono. Era davvero un maestro del suo mestiere.
Poco prima di morire, dopo il matrimonio della figlia più giovane, Federico circolava per la città con la sua Vespa, dedicandosi finalmente un po di riposo. Il suo passo, un tempo energico, era ora tranquillo e lento, come quello tipico degli anziani. Aveva appena compiuto 59 anni quella primavera Si era preso una pausa dal lavoro, lamentandosi che il capo gli chiedeva di tornare entro dieci giorni per evitare di perdere i clienti, ma Federico non aveva intenzione di tornare. Il giorno prima del viaggio, si recò al lavoro e chiese ai superiori di lasciarlo andare in pace. Promesse? Avrebbe solo dato una mano ogni tanto, se proprio ne avessero avuto bisogno.
Stranamente, non aveva detto nulla a Simonetta. La mattina in cui avrebbe dovuto prepararsi per andare in officina, si stiracchiò nel letto, si girò dallaltro lato e si riaddormentò. Simonetta corse dalla cucina, dove stava già preparando la colazione, e battè le mani ansiosa:
Federico, ancora dormi? E io per chi faccio colazione? Si fredda!
Mangerò freddo, non vado al lavoro
Come non vai? Ti aspettano, hanno bisogno di te!
Ieri ho lasciato il posto
Basta scherzare! Su, alzati!
Simonetta tirò via la coperta al marito con una risata, ma lui non fece nemmeno il gesto di alzarsi; si rannicchiò sotto il piumone e si coprì il volto.
Sono stanco, Simonetta, ho finito il tempo che avevo come un motore alla terza revisione I figli sono a posto, io ho qualche euro, domanderò la pensione
Quale pensione? I ragazzi hanno mille cose da fare, tra i lavori in casa, le ristrutturazioni, cè da cambiare i mobili… Cesare vuole comprare lauto, chi li aiuterà?
Che provino da soli, tu e io, grazie a Dio, non ci siamo mai tirati indietro per loro
Simonetta venne da me agitata, raccontandomi il dialogo avuto quella mattina. Cercava consigli, così le parlai apertamente delle mie impressioni sui cambiamenti di Federico:
È davvero stanco, se lo dice lui stesso non forzarlo, lascialo riposare davvero, che non sia tutto il giorno sotto le auto a stringere bulloni. Lo vedo: non lo riconoscevo, sembrava un nonno piegato, il passo trascinato, e mi ha detto Sono stanco
Ma Simonetta non prese sul serio le mie parole:
Basta con questa malinconia! Raduno i figli, che gli dicano quanta roba cè da fare!
Simonetta, non puoi fare così, quanti anni ha il tuo primogenito ora? Quarantacinque, se non erro? Sarà nonno anche lui fra poco, ormai che aiutino loro te, la vecchiaia è alle porte.
Simonetta si offese e se ne andò.
Una settimana dopo, Federico e Simonetta hanno radunato tutti e cinque i figli nella loro casa. Seduti intorno al grande tavolo, la confusione era molta, ma nellaria cera una tensione sottile. Sapevano tutti di essere lì per una ragione, anche se ufficialmente senza motivo.
Simonetta aprì la riunione familiare:
Vostro padre vuole andare in pensione. Cosa ne dite? Da adesso in poi non potremo più aiutarvi come prima.
Federico intervenne subito:
Perché preoccuparsi? Guardate che figli abbiamo: cinque, tutti lavorano, non riescono a mantenere noi due? Noi abbiamo cresciuto tutti e cinque, mica solo mantenuti, li abbiamo messi sulle gambe, nessuno è povero. Non voglio rimproverare, solo ricordare: è naturale che i genitori aiutino i figli. Solo ora forse anche noi abbiamo bisogno una mano Mi pesa il lavoro, temo di cadere dalla piattaforma dellofficina
Dopo una breve pausa, intervenne il maggiore, Antonio. Non iniziò domandando come stesse il padre, ma elencando una lunga lista di problemi e impegni personali; alla fine disse:
Mi dispiace, non abbiamo abbastanza soldi per aiutarti ora magari col tempo
Anche gli altri figli si espressero nello stesso modo. Chi aveva bisogno della casa nuova, chi dellautomobile, tutti speravano che i genitori li aiutassero ancora, come sempre. Nessuno si chiedeva come avessero fatto mamma e papà a creare quei risparmi.
Alla fine Federico si alzò da tavola e disse con tristezza:
Bene, se devo andare ancora al lavoro, continuerò fino a che posso
Il giorno dopo Simonetta tornò da me, quasi riprendendo il discorso interrotto:
Hai visto? Sono venuti i figli, hanno parlato col padre e poi via nei loro affari, come sempre E lui? Sempre stanco, stanco Anchio sono stanca, ora che si fa?
Federico tornò allofficina per altri tre giorni. Un pomeriggio, lambulanza lo portò via dal garage. Il suo cuore stanco non ha retto. Tutti i figli si sono riuniti ancora, questa volta per il funerale e il pranzo dopo. Ceravamo anche noi vicini, ascoltando i figli che raccontavano del padre buono, del nonno affettuoso. Dentro di me avrei voluto chiedere: Ma perché non lo avete protetto, quando ve lo chiedeva?
Simonetta ora vive da sola, risparmiando su tutto perché i figli hanno ancora troppo da fare con le loro vite.






