Alle 7:15 del mattino sentii il clangore della valigia che si chiudeva. Addormentata mi alzai dal letto, convinta che Luca stesse preparando le valigie per un viaggio di lavoro. Invece lo trovai nel corridoio, con la giacca e una valigia in mano, la fronte tesa come se avesse provato a memorizzare una frase di teatro davanti allo specchio per settimane.
Me ne vado sbottò, senza neanche voltarsi verso di me. Per Ornella.
Rimasi immobile. Per un attimo non capii di chi stesse parlando.
Poi, come una foto sgranata che improvvisamente si mette a fuoco, vidi il volto di Ornella, la collega di Luca, con cui avevo condiviso qualche pranzo al bar, avevo prestato libri e lavevo confortata quando il suo matrimonio era finito. Una donna di cui mi fidavo.
Tutto era iniziato qualche mese prima, ma allora non avevo notato i segnali. Luca tornava a casa tardi, scusandosi con un sacco di progetti. Nei weekend improvvisamente comparivano riunioni con i clienti.
A volte lo sentivo mettere il cellulare in tasca non appena entravo nella stanza. Mi convincevo che esageravo: dopo quasi tre decenni insieme lo conoscevo come il palmo della mano.
Il colpo più duro fu rendermi conto che Ornella era stata presente in ogni momento. Era ai nostri anniversari, ha visto lacquisto del nuovo tavolo da pranzo, ci ha sentiti ridere con il piccolo Matteo a tavola la domenica. Sapeva cosa significavo per lui, eppure…
Le prime settimane dopo la sua partenza furono un incubo ad occhi aperti. Le telefonate non finivano più: È vero? mi chiedevano. Sentivo unimbarazzo che sembrava colpa mia. Le notti peggio: mi svegliavo convinta che Luca sarebbe tornato a dormire accanto a me, ma cera solo silenzio.
Un giorno, facendo la spesa, li incrociai: non si nascondevano. Ornella indossava quel cappotto che una volta lavevo elogiato, e Luca la teneva per mano nello stesso modo in cui una volta mi stringeva. Pensai che fosse la fine della mia umiliazione, che avessi finalmente visto tutto.
Iniziai a ricostruirmi, passo dopo passo. Prima cambiai pettinatura, poi mi concedetti un weekend da sola sulla costa adriatica. Guardando le onde, capii che, seppur avevo perso il marito, avevo ritrovato una libertà che non provavo da anni: decidere solo per me stessa.
Lincontro con Ornella arrivò inaspettato, quasi tre mesi dopo. Entrai in una caffetteria di Trastevere; lei era seduta in un angolino. Ci incrociammo lo sguardo e per un attimo regnò il silenzio. Non sapevo cosa si aspettasse un confronto acceso? così mi avvicinai e la fissai dritto negli occhi.
Sai qual è la cosa peggiore? dissi con calma. Non è che me lhai portato via. È che per anni sei stata dentro casa mia, hai guardato dritto in faccia, progettando tutto nella tua testa.
Non rispose. Abbassò lo sguardo e io uscii, sentendo per la prima volta di essere io a lasciare qualcosa alle spalle. Non era più Luca, che era sparito da tempo, ma tutta quella vergogna, il senso di sconfitta, le illusioni.
Oggi so che i miei 27 anni di matrimonio non sono serviti a niente. Mi hanno regalato una forza che prima non riconoscevo. Mi hanno insegnato che un tradimento non chiude la vita, ma solo un capitolo. Ora so che la più grande vendetta non è lodio, ma la felicità e sto appena iniziando a scriverla, a modo mio, con leuro in tasca e il sorriso sulle labbra.






