La badante per la moglie — In che senso? — Lidia pensò di aver capito male. — Dove dovrei andare via? Perché? Che succede? — Dai, risparmiami queste scenate, — fece una smorfia lui. — Cosa c’è di così difficile da capire? Non c’è più nessuno di cui tu debba prenderti cura. E dove andrai a vivere non mi interessa proprio. — Edy, ma che dici? Noi dovevamo sposarci, o no?.. — Questo te lo sei immaginata tu. Non ho mai detto una cosa simile. A trentadue anni, Lidia decise di cambiare completamente vita e lasciare il suo paese natale. Che cosa ci faceva ancora lì? Solo a sentire i continui rimproveri della madre? Quella non si dava mai pace e la incolpava sempre per il divorzio. Come aveva potuto farsi scappare il marito? E poi quel Vasco non valeva neanche una parola buona: un ubriacone e un donnaiolo! Come aveva fatto a sposarlo otto anni prima? Nemmeno il divorzio la buttò giù—anzi, si sentiva quasi liberata. Solo che con la madre litigavano proprio per quello. E anche per i soldi, che mancavano sempre. Così decise di trasferirsi in centro e rifarsi una vita! Guarda la sua amica Silvana—si era già sistemata, sposata da cinque anni con un vedovo. E chissenefrega se lui aveva sedici anni più di lei e non era certo un bellone, almeno aveva casa e soldi. E Lidia, in fondo, non era certo peggio di Silvana! — Finalmente! Hai deciso! — l’aveva incitata Silvana. — Prepara le valigie, per un po’ puoi stare da noi e poi il lavoro lo troviamo. — Ma tuo marito, il signor Vadim, non si arrabbierà? — si preoccupò Lidia. — Ma figurati! Fa tutto quello che gli chiedo! Fidati, ce la faremo! Eppure da Silvana non restò a lungo. Dopo un paio di settimane, quando guadagnò i primi soldi, si prese una stanza in affitto. Ma solo dopo due mesi le andò una fortuna incredibile. — Ma come mai una donna come te lavora al mercato? — le chiese compassionevole un cliente fisso, Edoardo Borri. Lidia i clienti abituali li conosceva ormai tutti per nome. — Freddo, fame, e poi, non è cosa, — sospirò. — Che vuoi che ti dica? I soldi bisogna pure guadagnarli, — si scrollò lei. Poi aggiunse, scherzando: — O magari hai una proposta migliore? Edoardo Borri non era certo il tipo dei suoi sogni: vent’anni più vecchio, faccia un po’ gonfia, ormai sulla via della calvizie, e con uno sguardo tagliente. Sceglieva sempre la verdura con attenzione e pagava fino all’ultimo centesimo, ma vestiva bene e guidava una bella macchina — niente barboni o ubriaconi insomma. C’era solo l’anello nuziale: quindi come marito, Lidia non lo prendeva proprio in considerazione. — Vedo che sei una donna affidabile, precisa, pulita, — passò subito al “tu” Edoardo Borri, — hai mai assistito persone malate? — Mi è capitato, sì. Ho fatto compagnia alla vicina. Era stata colpita da un ictus, i figli lontani e nessuno a cui affidarla. Hanno chiesto a me. — Perfetto! — si illuminò lui, poi si fece serio: — La mia cara moglie, Tamara Ivani, è a letto. Ictus anche lei. I medici dicono che le speranze sono poche. L’ho riportata a casa ma io non ho tempo per assisterla. Mi aiuti tu? Ti pago come si deve. Lidia non ci pensò su due volte. Meglio starsene in un appartamento caldo, anche se doveva occuparsi del vasino, che stare dieci ore al mercato al freddo e ai capricci della gente! In più, Edoardo Borri le offrì anche di vivere da loro, così non doveva nemmeno pagare l’affitto. — Hanno tre stanze separate! C’è spazio da giocare a pallone! — raccontava tutta entusiasta Lidia all’amica. — E niente figli. La madre di Tamara, una vera tipa mondana, a 68 anni si dava ancora arie. S’era appena risposata ed era sempre presa dal marito. Nessuno, insomma, che si occupasse della malata. — È messa così male? — Eh, sì… Povera donna. Sta come un tronco e ci riesce solo a mugugnare. Non si riprenderà mai. — Ma mi sembri quasi contenta, — la fissò Silvana improvvisamente. — Figurati se sono contenta, — abbassò lo sguardo Lidia, — ma se Edoardo Borri restasse solo dopo… — Ma sei fuori, Lidia? Speri che muoia solo per avere una casa?! — Non auguro niente a nessuno, ma non mi lascerò scappare l’occasione! Facile parlare con una vita tutta in discesa! Litigarono di brutto e solo sei mesi dopo Lidia raccontò all’amica che tra lei ed Edoardo era nato un romanzo. Non potevano più stare l’uno senza l’altra, ma certo lui non avrebbe mai abbandonato la moglie—non era quel tipo di uomo!—così sarebbero rimasti amanti per ora. — Quindi tu stai con lui, e sua moglie è lì, morente nella stanza accanto? — ancora una volta Silvana non era d’accordo. — Ma ti rendi conto di che schifo è? O è solo la voglia dei suoi soldi e della casa? — Da te una parola buona mai! — si offese Lidia. E di nuovo smisero di parlarsi. Ma lei non si sentiva colpevole (solo un pochino, forse). Tutti santi, eh! Chi è sazio non capisce chi ha fame. Pazienza, farà a meno dell’amica, chi se ne importa! Si prese cura di Tamara Ivani con devozione e responsabilità. Da quando si mise con Edy, prese in mano anche tutte le faccende domestiche. A un uomo non bisogna solo dare piacere a letto, ma anche cucinare bene, lavargli e stirargli le camicie, tenere la casa pulita. Credeva che Edy fosse soddisfatto, e anche lei si godeva la vita. Quasi non ci fece caso che Edy aveva smesso di pagarla per assistere la moglie. E che soldi? Erano ormai quasi marito e moglie! L’amante le consegnava i soldi per la spesa e per il resto, e lei gestiva il bilancio senza accorgersi che a malapena ce la faceva. Eppure lo stipendio di un capo reparto era buono. Ma tanto, una volta sposati, avrebbero sistemato tutto. La passione tra loro si era un po’ raffreddata e lui non aveva più tanta fretta di rientrare, ma Lidia dava la colpa alla stanchezza per via della moglie malata. Perché lui fosse così stanco mentre si avvicinava a mala pena una volta al giorno alla moglie, questo non lo sapeva, ma lo compativa. Anche se era prevedibile, quando Tamara Ivani morì Lidia non poté trattenere le lacrime. Per un anno e mezzo aveva dedicato la vita a quella donna—e il tempo, si sa, non torna indietro. Anche del funerale si occupò lei—lui era distrutto dal dolore. Certo, i soldi glieli passò a malapena, ma lei si ingegnò e fece tutto come da manuale. Nessuno avrebbe potuto rimproverarla. Persino le vicine, che la guardavano male per la storia con Edy — in paese si sa, le voci girano — ai funerali approvarono con cenni di testa. Piacque anche alla suocera di lui. Davvero, Lidia non si aspettava quello che Edy le disse. — Come capisci, di te non c’è più bisogno; quindi ti do una settimana per liberare casa — fu lui, freddo, dieci giorni dopo il funerale. — Come sarebbe? — a Lidia sembrò di non aver udito bene. — Dove dovrei andare? Per quale motivo? — Ti prego, risparmiami scenate, — ribadì l’amante. — Che c’è da capire? Non c’hai più nessuno da assistere. Dove andrai non mi interessa. — Edy, ma che dici? Dovevamo sposarci… — Era tutta una tua fantasia. Io non l’ho mai detto. L’indomani, dopo una notte insonne, Lidia provò a parlare ancora con lui, ma ripeté le stesse identiche parole e aggiunse solo di fare in fretta col trasloco. — La mia nuova fidanzata vuole ristrutturare casa prima delle nozze, — aggiunse Edy. — Fidanzata? Chi sarebbe? — Non sono affari tuoi. — Ah, non sono affari miei? Va bene, me ne vado, ma prima ti fai i conti con me. Sì, sì! E non guardarmi così! Hai promesso di pagarmi quarantamila euro al mese. Li ho presi da te solo due volte. Quindi mi devi seicentoventimila euro. — Guarda come fai presto i conti! — rise lui. — Non farti illusioni… — Ah, e ci devi mettere anche la paga per la domestica! Ma guarda, non sto neanche lì a fare i calcoli precisi: mi dai un milione e andiamo ognuno per la sua strada! — Altrimenti? Vai in tribunale? E dove sarebbe il contratto? — Lo racconto a Tamila Andreani, — rispose secca Lidia. — Lo sai che l’appartamento ve l’ha comprato lei. Credimi — se glielo dico, perdi pure il lavoro. Dovresti conoscere tua suocera meglio di me. Edoardo Borri cambiò faccia, ma si ricompose. — Ma chi vuoi che ti creda? Mi vuoi solo spaventare. Anzi sai che c’è, non ti voglio più vedere — vattene subito. — Tre giorni ti do, tesoro. Se non vedo un milione, sarà guerra, — raccolse le sue cose e si trasferì in un ostello. Qualcosina era riuscita a metterla da parte. Il quarto giorno, vedendo che Edy non le aveva fatto sapere niente, si presentò a casa sua. E guarda la fortuna: c’era pure Tamila Andreani. Dal volto di Edy, Lidia capì che non le avrebbe dato una lira, allora raccontò tutto alla suocera. — Ma sta inventando tutto! Non credetele! — si ribellò il vedovo. — A dire il vero, qualcosa avevo sentito ai funerali, ma non ci credevo… — lo trafisse la suocera con gli occhi. — Ora mi è tutto chiaro. E spero anche a te, caro. Hai dimenticato che la casa è intestata a me? Edy si bloccò. — Quindi, sparisci nel giro di una settimana. No, anzi: tre giorni. Tamila Andreani si avviò verso l’uscita, ma si fermò davanti a Lidia. — E tu, cosa resti qui a guardare? Aspetti una medaglia? Fuori subito! Lidia filò fuori di corsa. Ora i soldi poteva proprio scordarseli. Le toccava tornare al mercato — lì almeno, il lavoro non manca mai…

Badante per mia moglie

In che senso? Lucia pensava di aver capito male. Dove dovrei andare? E perché? Per quale motivo?
Dai, per favore, evitami queste scenate si infastidì lui. Cosa cè da non capire? Ormai qui non hai più nessuno da assistere. Dove finirai poi, non mi importa proprio.
Enrico, ma che dici? Avevamo detto che ci saremmo sposati
Quello te lo sei inventata tu. Io non ne ho mai avuto lintenzione.

A trentadue anni, Lucia aveva deciso di cambiare vita e lasciare il suo piccolo paese in provincia.

Cosa doveva farci ancora lì? Ascoltare i rimproveri continui della madre?

Sua madre non se ne faceva una ragione e la tormentava a causa del divorzio. Ma come, si era lasciata scappare un marito?

Quel Vasco non valeva una lira sempre con il bicchiere in mano e infedele! Come aveva potuto sposarlo otto anni prima?

Lucia, a dire il vero, non aveva proprio sofferto per il divorzio anzi, aveva ricominciato a respirare.

Solo che le litigate con la madre continuavano. I soldi poi, un dramma a parte, sempre troppo pochi.

Così decise: avrebbe provato a trasferirsi a Firenze, magari riusciva a sistemarsi bene!

Sua amica Simona compagna di scuola era già sposata da cinque anni con un vedovo.

E allora? Sarà anche più vecchio di lei di sedici anni, non sarà un adone, ma ha lappartamento e una busta paga fissa.

E poi, Lucia non si sentiva certo da meno di Simona!

Oh, finalmente ti sei svegliata! laveva incoraggiata Simona. Vieni su, per i primi tempi ti ospitiamo noi e il lavoro lo troveremo.

Ma tuo marito, il signor Vittorio, sarà daccordo? aveva chiesto dubbiosa Lucia.

Ma figurati! Fa tutto quello che gli chiedo. Non ti preoccupare, ce la caveremo!

Alla fine, comunque, Lucia dallamica non era rimasta molto.

Dopo qualche settimana ce la fece a mettere insieme i primi guadagni, trovò una stanza in affitto per conto suo.

E, dopo appena due mesi, le capitò un colpo di fortuna inaspettato.

Ma come mai una donna come te lavora al mercato? chiese con compassione un cliente fisso, Edoardo Bianchi.

I clienti fissi, Lucia ormai li conosceva tutti per nome.

Fa freddo, si sta male, non è il massimo, lo so.

E cosa posso fare? scrollò le spalle lei. Un modo per campare devo trovarlo.

Poi, scherzando aggiunse:

O magari ha unaltra proposta per me?

Edoardo non aveva proprio laspetto delluomo dei sogni di Lucia; più vecchio di almeno ventanni, un po gonfio, già stempiato, con uno sguardo indagatore.

Sempre molto meticoloso nella scelta delle verdure e pagava fino allultimo centesimo. Ma si vedeva che stava bene sempre vestito bene, arrivava in macchina di certo non era un poveraccio o uno sbandato.

Però portava anche la fede al dito, quindi Lucia non lo considerava affatto un partito.

Vedo che sei una donna affidabile, precisa, pulita passò subito al tu Edoardo hai mai fatto assistenza a persone malate?

Sì, certo. Ho curato la vicina di casa. Ha avuto un ictus, figli lontani e nessuno aveva tempo per starle dietro. Così mi hanno chiesto aiuto.

Perfetto! si illuminò lui, subito però si rabbuiò: Purtroppo anche mia moglie, la signora Teresa, ha avuto un ictus.

I medici non le danno molte speranze. Lho riportata a casa, ma non riesco a starle dietro. Mi aiuteresti? Ti pagherei regolarmente, ovviamente.

Lucia non ci pensò due volte. Meglio stare in una casa calda, anche a pulire e cambiare le lenzuola, piuttosto che undici ore al freddo servendo clienti capricciosi!

In più, Edoardo le propose anche di vivere lì, così risparmiava anche sullaffitto.

Tre camere tutte per me! Uno spazio enorme, sembra un campo da calcio! raccontava entusiasta Lucia a Simona. Non hanno nemmeno figli.

La madre di Teresa, invece, era un personaggio: a sessantotto anni si dava ancora molte arie, e da poco si era risposata. Aveva altro a cui pensare.

Ma comè messa davvero, sta male sul serio?

Eh sì Ne ha passate tante, la poveretta può solo stare a letto e a malapena mormora qualcosa. Dubito che si riprenderà.

E tu non ne sembri troppo dispiaciuta disse sospettosa Simona.

Ma no, ovvio che dispiace Lucia abbassò lo sguardo però, poi Edoardo sarà libero

Lucia, ci pensi a quello che dici? Augurare la morte a una persona per un appartamento?! Ma ti rendi conto?

Ma cosa vai a pensare! Io non auguro niente a nessuno, ma nemmeno voglio lasciarmi sfuggire loccasione! Facile per te parlare, tu la vita ce lhai fatta!

Litigarono di brutto, e per sei mesi non si parlarono più. Fu solo dopo tutto quel tempo che Lucia si confidò con Simona e le raccontò della relazione con Edoardo.

Vivevano ormai come una coppia, anche se lui non avrebbe mai lasciato la moglie, non è il suo tipo, così aveva detto. Sarebbero rimasti amanti in attesa di non si sa cosa.

Quindi vi vedete di nascosto nella stanza accanto mentre la moglie è morente? la rimproverò Simona. Ma ti rendi conto di quanto sia squallido? Sei cieca per i soldi, o quali soldi poi?

Sei sempre la solita, non sei mai contenta per me! si offese Lucia.

Così interruppero di nuovo ogni rapporto. Ma Lucia non si sentiva troppo in colpa (solo un po’).

Tutti santi, parlano bene solo a stomaco pieno, come si dice. E pazienza, avrebbe fatto a meno anche di quellamica.

Lucia, intanto, si impegnava davvero con Teresa: attenta, precisa, responsabile. Dopo che era iniziata anche la storia con Edoardo, si era presa cura di tutta la casa.

Un uomo non bisogna solo saperlo amare nel letto, ma anche cucinargli bene, lavargli e stirargli le camicie, tenere la casa pulita

A Lucia sembrava che allamante la cosa andasse più che bene, e anche lei tutto sommato si godeva la vita.

Neppure si era accorta subito che Edoardo aveva smesso di pagarle la retta: ormai erano praticamente marito e moglie, che importava parlare di soldi?

Lui le dava i soldi per la spesa e per le spese comuni, e Lucia gestiva il bilancio della casa, senza accorgersi che finivano sempre giusti giusti.

Comunque, da caporeparto, Edoardo non prendeva poco: ma tanto, si sarebbero sistemati una volta sposati, pensava Lucia.

Col tempo la passione era scemata, e Edoardo era meno presente a casa; Lucia dava la colpa allo stress per la moglie malata.

Sul perché fosse stanco, visto che dalla moglie non ci andava quasi mai, Lucia non si sapeva spiegare, ma lo compativa.

Quando Teresa morì, anche se se lo aspettava, Lucia scoppiò comunque a piangere.

Un anno e mezzo dedicato a quella donna, mica poco. Anche i funerali li organizzò lei, perché Edoardo era distrutto dal dolore.

I soldi però glieli diede contati, e Lucia cercò comunque di fare tutto al meglio. Nessuno le avrebbe potuto rimproverare nulla.

Anche le vicine, che la guardavano di traverso da mesi per la storia con Edoardo tanto in paese tutti sanno tutto la salutarono alle esequie con rispetto. Pure la suocera apprezzò.

Quello che proprio Lucia non si aspettava, fu quello che sentì da Edoardo dieci giorni dopo il funerale.

Come puoi capire, non cè più bisogno di te qui, ti do una settimana per lasciare la casa disse freddamente Edoardo.

In che senso? Lucia non capiva. Dove dovrei andare? E perché?

Per favore, risparmiami le sceneggiate Edoardo si innervosì. Non hai più nessuno a cui badare, dove te ne vai non mi interessa.

Enrico, ma che dici? Dovevamo sposarci!

Sei tu che ti eri fatta il film. Io non ho mai detto nulla del genere.

Il mattino dopo, dopo una notte insonne, Lucia provò di nuovo a parlarne, ma Edoardo ripeté esattamente le stesse parole e le chiese di liberare subito la stanza.

La mia futura sposa vuole ristrutturare casa prima del matrimonio aggiunse lui, freddo.

Sposa? Ma chi sarebbe?

Non ti riguarda.

Ah no? Ok, me ne vado, ma prima pagami quello che mi devi per il lavoro. Non mi guardare così!

Avevi promesso 2000 euro al mese. Me li hai dati solo due volte. Quindi mi devi 32.000 euro.

Guarda come sa far di conto rise amaro Edoardo. Non sperarci troppo

Ah sì? E allora aggiungi anche i soldi per tutto quello che ho fatto in casa! Dai, facciamo pari a 50.000 euro, e ognuno per la sua strada!

Altrimenti che fai, vai per avvocati? Non hai nemmeno un contratto.

Lo racconterò alla signora Maria, tua suocera. È stata lei a comprarti la casa, ricordi?

Vedrai che dopo quello che le dirò, ti ritroverai senza lavoro. Dovresti conoscerla meglio di me.

Edoardo impallidì, ma subito si ricompose.

Ma chi vuoi che ti creda? Stai delirando. Sparisci, anzi, vai via subito.

Ti do tre giorni, caro mio. Se non vedo un euro, scoppierà un casino Lucia raccolse le sue poche cose e si sistemò in un ostello. Qualcosa era riuscita a mettere da parte.

Dopo quattro giorni senza risposta, andò a casa di Edoardo e, per fortuna, trovò anche Maria.

Dal viso di Edoardo capì che non avrebbe visto un centesimo, quindi raccontò tutto alla suocera.

Ma che sta dicendo questa? Vaneggia! Non crederle! si strillò il vedovo.

Sì, qualcosa avevo sentito anche io ai funerali, ma non volevo crederci lo fissò la suocera. Ora ho capito tutto, caro mio. E spero che lo ricordi anche tu. Questa casa è ancora intestata a me.

Edoardo rimase pietrificato.

Dunque, voglio che in tre giorni non ci sia più traccia di te qui.

Maria quasi arrivò alla porta, poi si fermò davanti a Lucia.

E tu, Lucia, che aspetti? Un premio? Fuori di qui!

Lucia uscì di corsa dallappartamento. Ormai, dei soldi nemmeno a parlarne. Non le restava che tornare al mercato lì un lavoro si trova sempre.

Quello che ho imparato?
A non credere mai troppo ai sogni venduti da chi pensa solo a se stesso, e mai, mai legare la propria sorte a quella di qualcun altro senza avere in mano una vera sicurezza. La dignità vale più di qualsiasi promessa.

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La badante per la moglie — In che senso? — Lidia pensò di aver capito male. — Dove dovrei andare via? Perché? Che succede? — Dai, risparmiami queste scenate, — fece una smorfia lui. — Cosa c’è di così difficile da capire? Non c’è più nessuno di cui tu debba prenderti cura. E dove andrai a vivere non mi interessa proprio. — Edy, ma che dici? Noi dovevamo sposarci, o no?.. — Questo te lo sei immaginata tu. Non ho mai detto una cosa simile. A trentadue anni, Lidia decise di cambiare completamente vita e lasciare il suo paese natale. Che cosa ci faceva ancora lì? Solo a sentire i continui rimproveri della madre? Quella non si dava mai pace e la incolpava sempre per il divorzio. Come aveva potuto farsi scappare il marito? E poi quel Vasco non valeva neanche una parola buona: un ubriacone e un donnaiolo! Come aveva fatto a sposarlo otto anni prima? Nemmeno il divorzio la buttò giù—anzi, si sentiva quasi liberata. Solo che con la madre litigavano proprio per quello. E anche per i soldi, che mancavano sempre. Così decise di trasferirsi in centro e rifarsi una vita! Guarda la sua amica Silvana—si era già sistemata, sposata da cinque anni con un vedovo. E chissenefrega se lui aveva sedici anni più di lei e non era certo un bellone, almeno aveva casa e soldi. E Lidia, in fondo, non era certo peggio di Silvana! — Finalmente! Hai deciso! — l’aveva incitata Silvana. — Prepara le valigie, per un po’ puoi stare da noi e poi il lavoro lo troviamo. — Ma tuo marito, il signor Vadim, non si arrabbierà? — si preoccupò Lidia. — Ma figurati! Fa tutto quello che gli chiedo! Fidati, ce la faremo! Eppure da Silvana non restò a lungo. Dopo un paio di settimane, quando guadagnò i primi soldi, si prese una stanza in affitto. Ma solo dopo due mesi le andò una fortuna incredibile. — Ma come mai una donna come te lavora al mercato? — le chiese compassionevole un cliente fisso, Edoardo Borri. Lidia i clienti abituali li conosceva ormai tutti per nome. — Freddo, fame, e poi, non è cosa, — sospirò. — Che vuoi che ti dica? I soldi bisogna pure guadagnarli, — si scrollò lei. Poi aggiunse, scherzando: — O magari hai una proposta migliore? Edoardo Borri non era certo il tipo dei suoi sogni: vent’anni più vecchio, faccia un po’ gonfia, ormai sulla via della calvizie, e con uno sguardo tagliente. Sceglieva sempre la verdura con attenzione e pagava fino all’ultimo centesimo, ma vestiva bene e guidava una bella macchina — niente barboni o ubriaconi insomma. C’era solo l’anello nuziale: quindi come marito, Lidia non lo prendeva proprio in considerazione. — Vedo che sei una donna affidabile, precisa, pulita, — passò subito al “tu” Edoardo Borri, — hai mai assistito persone malate? — Mi è capitato, sì. Ho fatto compagnia alla vicina. Era stata colpita da un ictus, i figli lontani e nessuno a cui affidarla. Hanno chiesto a me. — Perfetto! — si illuminò lui, poi si fece serio: — La mia cara moglie, Tamara Ivani, è a letto. Ictus anche lei. I medici dicono che le speranze sono poche. L’ho riportata a casa ma io non ho tempo per assisterla. Mi aiuti tu? Ti pago come si deve. Lidia non ci pensò su due volte. Meglio starsene in un appartamento caldo, anche se doveva occuparsi del vasino, che stare dieci ore al mercato al freddo e ai capricci della gente! In più, Edoardo Borri le offrì anche di vivere da loro, così non doveva nemmeno pagare l’affitto. — Hanno tre stanze separate! C’è spazio da giocare a pallone! — raccontava tutta entusiasta Lidia all’amica. — E niente figli. La madre di Tamara, una vera tipa mondana, a 68 anni si dava ancora arie. S’era appena risposata ed era sempre presa dal marito. Nessuno, insomma, che si occupasse della malata. — È messa così male? — Eh, sì… Povera donna. Sta come un tronco e ci riesce solo a mugugnare. Non si riprenderà mai. — Ma mi sembri quasi contenta, — la fissò Silvana improvvisamente. — Figurati se sono contenta, — abbassò lo sguardo Lidia, — ma se Edoardo Borri restasse solo dopo… — Ma sei fuori, Lidia? Speri che muoia solo per avere una casa?! — Non auguro niente a nessuno, ma non mi lascerò scappare l’occasione! Facile parlare con una vita tutta in discesa! Litigarono di brutto e solo sei mesi dopo Lidia raccontò all’amica che tra lei ed Edoardo era nato un romanzo. Non potevano più stare l’uno senza l’altra, ma certo lui non avrebbe mai abbandonato la moglie—non era quel tipo di uomo!—così sarebbero rimasti amanti per ora. — Quindi tu stai con lui, e sua moglie è lì, morente nella stanza accanto? — ancora una volta Silvana non era d’accordo. — Ma ti rendi conto di che schifo è? O è solo la voglia dei suoi soldi e della casa? — Da te una parola buona mai! — si offese Lidia. E di nuovo smisero di parlarsi. Ma lei non si sentiva colpevole (solo un pochino, forse). Tutti santi, eh! Chi è sazio non capisce chi ha fame. Pazienza, farà a meno dell’amica, chi se ne importa! Si prese cura di Tamara Ivani con devozione e responsabilità. Da quando si mise con Edy, prese in mano anche tutte le faccende domestiche. A un uomo non bisogna solo dare piacere a letto, ma anche cucinare bene, lavargli e stirargli le camicie, tenere la casa pulita. Credeva che Edy fosse soddisfatto, e anche lei si godeva la vita. Quasi non ci fece caso che Edy aveva smesso di pagarla per assistere la moglie. E che soldi? Erano ormai quasi marito e moglie! L’amante le consegnava i soldi per la spesa e per il resto, e lei gestiva il bilancio senza accorgersi che a malapena ce la faceva. Eppure lo stipendio di un capo reparto era buono. Ma tanto, una volta sposati, avrebbero sistemato tutto. La passione tra loro si era un po’ raffreddata e lui non aveva più tanta fretta di rientrare, ma Lidia dava la colpa alla stanchezza per via della moglie malata. Perché lui fosse così stanco mentre si avvicinava a mala pena una volta al giorno alla moglie, questo non lo sapeva, ma lo compativa. Anche se era prevedibile, quando Tamara Ivani morì Lidia non poté trattenere le lacrime. Per un anno e mezzo aveva dedicato la vita a quella donna—e il tempo, si sa, non torna indietro. Anche del funerale si occupò lei—lui era distrutto dal dolore. Certo, i soldi glieli passò a malapena, ma lei si ingegnò e fece tutto come da manuale. Nessuno avrebbe potuto rimproverarla. Persino le vicine, che la guardavano male per la storia con Edy — in paese si sa, le voci girano — ai funerali approvarono con cenni di testa. Piacque anche alla suocera di lui. Davvero, Lidia non si aspettava quello che Edy le disse. — Come capisci, di te non c’è più bisogno; quindi ti do una settimana per liberare casa — fu lui, freddo, dieci giorni dopo il funerale. — Come sarebbe? — a Lidia sembrò di non aver udito bene. — Dove dovrei andare? Per quale motivo? — Ti prego, risparmiami scenate, — ribadì l’amante. — Che c’è da capire? Non c’hai più nessuno da assistere. Dove andrai non mi interessa. — Edy, ma che dici? Dovevamo sposarci… — Era tutta una tua fantasia. Io non l’ho mai detto. L’indomani, dopo una notte insonne, Lidia provò a parlare ancora con lui, ma ripeté le stesse identiche parole e aggiunse solo di fare in fretta col trasloco. — La mia nuova fidanzata vuole ristrutturare casa prima delle nozze, — aggiunse Edy. — Fidanzata? Chi sarebbe? — Non sono affari tuoi. — Ah, non sono affari miei? Va bene, me ne vado, ma prima ti fai i conti con me. Sì, sì! E non guardarmi così! Hai promesso di pagarmi quarantamila euro al mese. Li ho presi da te solo due volte. Quindi mi devi seicentoventimila euro. — Guarda come fai presto i conti! — rise lui. — Non farti illusioni… — Ah, e ci devi mettere anche la paga per la domestica! Ma guarda, non sto neanche lì a fare i calcoli precisi: mi dai un milione e andiamo ognuno per la sua strada! — Altrimenti? Vai in tribunale? E dove sarebbe il contratto? — Lo racconto a Tamila Andreani, — rispose secca Lidia. — Lo sai che l’appartamento ve l’ha comprato lei. Credimi — se glielo dico, perdi pure il lavoro. Dovresti conoscere tua suocera meglio di me. Edoardo Borri cambiò faccia, ma si ricompose. — Ma chi vuoi che ti creda? Mi vuoi solo spaventare. Anzi sai che c’è, non ti voglio più vedere — vattene subito. — Tre giorni ti do, tesoro. Se non vedo un milione, sarà guerra, — raccolse le sue cose e si trasferì in un ostello. Qualcosina era riuscita a metterla da parte. Il quarto giorno, vedendo che Edy non le aveva fatto sapere niente, si presentò a casa sua. E guarda la fortuna: c’era pure Tamila Andreani. Dal volto di Edy, Lidia capì che non le avrebbe dato una lira, allora raccontò tutto alla suocera. — Ma sta inventando tutto! Non credetele! — si ribellò il vedovo. — A dire il vero, qualcosa avevo sentito ai funerali, ma non ci credevo… — lo trafisse la suocera con gli occhi. — Ora mi è tutto chiaro. E spero anche a te, caro. Hai dimenticato che la casa è intestata a me? Edy si bloccò. — Quindi, sparisci nel giro di una settimana. No, anzi: tre giorni. Tamila Andreani si avviò verso l’uscita, ma si fermò davanti a Lidia. — E tu, cosa resti qui a guardare? Aspetti una medaglia? Fuori subito! Lidia filò fuori di corsa. Ora i soldi poteva proprio scordarseli. Le toccava tornare al mercato — lì almeno, il lavoro non manca mai…