A 56 Anni e Senza Matrimonio: La Mia Storia di Vita e Successi!

Ho 56 anni e non sono mai stata sposata. No, non sono una zitella. Ho una figlia meravigliosa, sposata, che parla cinque lingue e lavora in una grande azienda di informatica. Ma un marito non l’ho mai avuto. E mia figlia, purtroppo, non ha mai conosciuto suo padre biologico. Non sappiamo nemmeno se sia ancora vivo.

Fu un’infatuazione giovanile. Lui era arrivato dall’Italia con un programma di scambio studentesco, studiava il russo. Ci incontrammo per caso durante un evento alla mia università di lingue straniere.

Una volta i giovani facevano amicizia in fretta, soprattutto tra studenti. O almeno, così sembra adesso.

Mi riempiva il cuore di gioia che fosse italiano. Ancora oggi, nonostante tutto, amo l’Italia. Con mia figlia abbiamo girato tutto lo “stivale”, da Venezia alla Puglia.

Insomma, non starò a dilungarmi sulla nostra storia. Che, in fondo, non fu neppure una storia. Passavamo le giornate a camminare per Milano, io gli mostravano la mia città, e lui mi teneva dolcemente per la vita.

Tutto accadde in fretta, spontaneamente e senza troppi drammi. Quando scoprii di essere incinta, il mio bruno mediterraneo, Leo di Terracina, aveva già lasciato il Paese.

Mia madre mi sostenne molto, dicendo che non avevamo il diritto di negare una vita, perché è un dono che viene dall’alto. Mio padre, invece, fu felicissimo, anche se avevo appena compiuto 21 anni.

Sono stata fortunata con i miei genitori, e mia figlia con i suoi nonni. Purtroppo, non ci sono più fisicamente, ma li ricorderemo per sempre.

Ecco, mi sono persa nei ricordi. Torniamo al presente. Non so nemmeno perché sto scrivendo queste righe, ma spesso leggo i commenti degli altri.

Molti raccontano situazioni simili alla mia, e a volte si trovano riflessioni interessanti.

Comunque, sei mesi fa ho conosciuto un uomo. Ironia della sorte, il nostro incontro cominciò con un litigio. Eravamo in cassa al supermercato, lui dietro di me.

Mentre pagavo la spesa, mi accorsi di aver dimenticato il caffè. Il negozio è piccolo, vicino a casa, e il caffè era a portata di mano, ma comunque richiedeva un minuto. Ebbene, quell’uomo con gli occhiali tondi si infuriò così tanto che temetti mi avrebbe colpita.

Non volli alimentare la discussione. Pago in silenzio e me ne vado. Sento dei passi affrettati dietro di me. Mi giro, ed è lui, lo stesso maleducato di prima. Solo che ora ha un sorriso e una barretta di cioccolato in mano.

Mi raggiunge, mi ferma e inizia a chiedermi scusa per il suo comportamento. Dice che era stressato dal lavoro, che aveva i nervi a pezzi.

Sorrisi. E così ci siamo conosciuti.

Scoprimmo di essere quasi vicini di casa. Lui è divorziato, con due figli adulti, e ha il suo appartamento. Lavora in uno dei musei della nostra città.

È davvero intelligente, raffinato e una persona perbene. Dopo sei mesi mi ha chiesto di sposarlo e di vivere insieme.

Ho accettato. Non so bene perché. Forse voglio chiudere un capitolo e diventare una moglie. O forse sono stanca di stare sola. Mia figlia è grande, ha la sua vita e la sua famiglia, anche se ancora non mi danno nipoti.

O forse voglio dimostrare qualcosa a me stessa. Ma probabilmente non ha più importanza.

Il problema è questo: non appena abbiamo presentato la domanda di matrimonio all’ufficio anagrafe e lui si è trasferito da me, ho iniziato a sentire una certa tensione.

Capite, ho vissuto sola per anni. Ho delle abitudini che, a quanto pare, non ho alcuna intenzione di cambiare.

Per esempio, il mio futuro marito russa. E tanto. Io già dormo male, ma con quel rumore non c’è speranza. Ho bisogno di silenzio totale per riposare.

Non mette le scarpe nell’armadio quando torna, non spegne la luce quando esce da una stanza.

So che sembro pignola, ma sono abituata a vivere in un certo modo.

La mattina, per esempio, devo bere il caffè in silenzio e leggere le notizie sul tablet. Ora invece devo leggerle ad alta voce e commentarle con lui. Mi sembra che mi stiano rubando il mio spazio personale.

Non mi piace che in casa vada in giro come un barbone, anche se al lavoro è elegante come un modello.

Forse mi abituerò. Ai calzini sporchi per terra, alle prediche infinite. E se no?

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