A 70 anni si sposa con la vicina dopo la morte della moglie: ora ha tagliato i ponti con noi

Il nostro nonno, Vittorio Rossi, a settant’anni era sempre stato il pilastro della nostra numerosa famiglia. La sua parola era legge, la sua saggezza una guida. Noi, figli, nipoti e pronipoti, lo rispettavamo e seguivamo ogni suo consiglio. Così era stato fino a poco tempo fa. Vittorio e la nostra cara nonna, Lucia, erano stati inseparabili per più di quarant’anni. Insieme avevano cresciuto due figli – i nostri genitori – tre nipoti e tre pronipoti. La nostra famiglia era un vero clan, unito da gioie e dolori, feste e difficoltà.

Nonno e nonna erano la nostra roccia. La loro grande casa nella tranquilla campagna vicino a Bologna, circondata da un curato giardino e un orto, era per tutti noi una seconda casa. Si dedicavano volentieri alla campagna, e ci chiedevamo spesso da dove traessero tanta energia. Eravamo una famiglia strettissima: ci riunivamo per ogni festa, andavamo insieme al lago di Garda, e per nonno e nonna organizzavamo viaggi nelle migliori terme della costa adriatica.

Condividevamo le spese, facevamo di tutto per rendere felici i nostri anziani. Loro, dal canto loro, non ci lasciavano mai nei momenti difficili: ci mandavano conserve fatte in casa, ci aiutavano con i soldi, e una volta sostennero persino l’acquisto della prima casa per una delle nostre giovani coppie. Il loro affetto e la loro cura erano per noi senza prezzo.

Ma tre anni fa, la nonna ci lasciò, e tutto cambiò. Nonno rimase solo, e vedemmo quanto faticasse a gestire il dolore. Si immerse nel lavoro dei campi, cercando di riempire il vuoto. La casa e la terra chiedevano forze che ormai non aveva più. Lo supplicammo di trasferirsi in città con noi – perché tormentarsi da solo in campagna? Ma lui fu irremovibile.

“Questa è la mia terra,” diceva con fermezza. “Qui sono nato, qui rimango. Me la caverò con i lavori, non preoccupatevi. E poi c’è Grazia ad aiutarmi.”

Grazia, la vicina, cominciò a fargli visita sempre più spesso. All’inizio gli portava da mangiare – nonno non era mai stato un abile cuoco. Le fummo grati per le sue premure; non volevamo che si sentisse solo. Ma presto Grazia andò a vivere da lui definitivamente. Allora, addirittura, ci rallegrammo: nonno, ancora vigoroso e pieno di vita, ricominciò a sorridere, e nei suoi occhi tornò la luce. Lo andavamo a trovare, cercavamo di mantenerci vicini.

Grazia, però, fin dall’inizio ci mise in allerta. C’era qualcosa in lei che non convinceva, ma cercammo di ignorarlo – l’importante era che nonno stesse bene. Tuttavia, un anno dopo la morte della nonna, annunciarono che si sarebbero sposati. Fu un colpo. Non ci aspettavamo che le cose arrivassero a quel punto. Nonno ci mise di fronte al fatto compiuto, e noi non potemmo farci nulla.

Non tutti andarono al matrimonio. Mio padre, il figlio maggiore, era furioso. Credeva che nonno avesse dimenticato troppo in fretta la nonna, tradendone la memoria. Fu allora che nella famiglia iniziò la disgregazione. Ma il vero dramma scoppiò dopo, quando Grazia, divenuta moglie di nonno, mostrò la sua vera natura.

Cominciò a dettare le regole. Non potevamo più andare a trovarlo senza preavviso – Grazia pretendeva che la avvertissimo. Le feste di famiglia, celebrate insieme da sempre, furono cancellate. Nonno e Grazia ora passavano il tempo con i suoi parenti, mentre noi sembravamo essere stati dimenticati. Persino con i nipoti e i pronipoti, che prima amava tanto, nonno smise di parlare.

Peggio ancora, tutti i gioielli di nonna, che avrebbero dovuto passare a noi come eredità di famiglia, Grazia li regalò alle sue figlie. Provammo a parlare con nonno, ma lei era sempre presente, controllando ogni parola, obbligandoci a mettere il telefono in vivavoce. Nei rari momenti in cui non c’era, lui comunque ci respingeva. Era diventato un estraneo, freddo, come se sotto la sua influenza avesse dimenticato chi eravamo.

Provammo a spiegargli che non volevamo la sua casa o i suoi soldi. Volevamo solo salvare la famiglia, riavere indietro il nonno che per noi era tutto. Ma lui ripeteva soltanto: “State alla larga dalla mia nuova famiglia.” Quelle parole ci ferirono più di tutto. Come poteva l’uomo che era stato il perno della nostra vita voltarci le spalle? E come potevamo andare avanti, sapendo che la nostra famiglia, un tempo così unita, si sgretolava sotto i nostri occhi?

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