” A chi cercate?” Maria Fiorentina uscì sulla veranda insieme a Nicola, osservando lospite inatteso. “Cerco Maria Fiorentina! Sono sua nipote anzi, pronipote. Sono la nipote di Alessio, il suo figlio maggiore.”
Maria Fiorentina sedeva sulla panchina, baciata dal sole, godendosi i primi giorni caldi. Finalmente, la primavera era arrivata. Solo Dio sapeva come avesse superato quellinverno.
“Un altro inverno così, e non ce la farò!” pensò Maria, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo. Non aveva più paura di andarsene. Anzi, lo aspettava. Aveva già messo da parte i soldi da tempo, comprato labito adatto.
Niente più la tratteneva in questo mondo.
***
Un tempo, aveva una famiglia numerosa: suo marito, Federico Giovanni, un uomo alto e robusto, e quattro figli tre maschi e una femmina. Vivevano in armonia, aiutandosi lun laltro, litigando raramente. I bambini crebbero uno dopo laltro e spiccarono il volo, ciascuno per la sua strada.
I due figli maggiori entrarono alluniversità e poi si trasferirono in città per lavorare. Il terzo, che a scuola non brillava, si dedicò a unattività che lo portò presto allestero, dove rimase. La figlia, nemmeno lei rimase nel borgo natio volò a Roma e presto si sposò.
Allinizio, i figli visitavano spesso i genitori. Scrivevano lettere, e con larrivo dei telefoni, iniziarono a chiamare. Poi vennero i nipoti. Maria Fiorentina, di tanto in tanto, preparava la sua vecchia valigia e partiva per fare da nonna a uno di loro.
Ma anche i nipoti crebbero, e a poco a poco le telefonate si diradarono. Le visite si fecero sempre più rare, poi cessarono del tutto. Troppe cose da fare: lavoro, famiglia, i propri figli che crescevano.
Lunica occasione per tornare a casa fu la morte di Federico Giovanni. Sembrava un uomo così forte, destinato a vivere centanni. Ma la realtà fu diversa.
Dopo aver accompagnato il padre allultima dimora, i figli se ne andarono. Allinizio chiamavano la madre, ma col tempo anche quelle chiamate svanirono.
Maria cercò di telefonare lei, ma capì presto che erano tutti troppo occupati e si arrese. Così visse gli ultimi dieci anni. Qualcuno, ogni tanto, si ricordava di lei e allora la donna sorrideva per giorni.
Una di quelle volte, mentre sedeva sulla panchina, immerse nei suoi pensieri, sentì una voce:
Salve, zia Maria! Dallaltro lato della staccionata, un giovane sorrideva. Non vi ricordate di me?
Maria socchiuse gli occhi:
Nicola? Sei tu?
Sì, zia Maria! esclamò il ragazzo, entrando nel cortile.
Nicola era il figlio dei vicini, gente che non passava un giorno senza litigare. Per quanto Maria lo ricordasse, era sempre stato un bambino affamato. Per compassione, lei lo nutriva, gli dava vestiti avanzati dai suoi figli e lo lasciava dormire a casa quando i genitori erano in preda allalcol.
Ma i genitori di Nicola non durarono a lungo. Se ne andarono, e il ragazzo fu portato via. Da allora, Maria non lo aveva più visto e lo aveva rimpianto molto.
Dove sei stato tutto questo tempo, Nicola? chiese, commossa.
Prima in un orfanotrofio, poi nellesercito, poi ho studiato. Ora sono tornato al mio paese. Voglio farlo rinascere!
Rinascere? Maria scosse la mano. Tutti se ne sono andati.
Non importa! Troveremo un modo!
E così iniziò una nuova vita per Maria. Nicola trovò lavoro con il più grande allevatore della zona, il signor Rossi.
Nei giorni liberi, sistemò la sua casetta diroccata, eredità dei genitori, e non dimenticò mai Maria le aiutava con le faccende. La donna si rianimò, chiamandolo affettuosamente “figliolo”. Passarono così tre anni.
Me ne vado, zia Maria disse un giorno Nicola, con un tono quasi colpevole. Il signor Rossi non paga come dovrebbe. Andrò a cercare fortuna altamente. Non te la prendere!
Ma no, Nicola, figurati! Va con Dio!
Di nuovo, Maria si ritrovò sola. A volte, la solitudine la faceva piangere. Trascorreva i giorni aspettando la fine. Eppure, qualcosa ancora la tratteneva.
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Salve, zia Maria! risuonò una voce familiare. Maria alzò lo sguardo e vide un volto noto dietro la staccionata.
Nicola! Davvero tu?
Sono io, zia! Un uomo alto, ben vestito, entrò nel cortile. Sono tornato! Per sempre!
Che gioia! esclamò Maria, agitandosi. Entra, Nicola! Ti preparo subito un caffè!
Il caffè va benissimo! rise Nicola. Ma prima passo a casa. Non sapevo di trovarti, non ho portato nulla!
Mezzora dopo, Maria e Nicola sedevano a tavola, bevendo da vecchie tazzine di porcellana e parlando senza sosta.
Credevo di essere pronta per laldilà, Nicola disse Maria, asciugandosi una lacrima.
Suvvia! Neanche per sogno! rise lui, scuotendo il dito. Ora che sono tornato, vivremo insieme e faremo invidia a tutti! Ho messo da parte dei soldi, aprirò una mia attività. Per te, è troppo presto per andartene!
Cè nessuno? Una voce acuta interruppe la loro serenità. Maria guardò dalla finestra e vide una ragazza con un cappottino e scarpe col tacco.
Chi cercate? Maria e Nicola uscirono sulla veranda.
Cerco Maria Fiorentina! Sono sua pronipote, la nipote di Alessio, il suo figlio maggiore.
Maria e Nicola si scambiarono unocchiata.
Ho chiamato, ma il telefono era spento! Così sono venuta lo stesso, sperando di trovarvi!
Avanti, allora! disse Maria, confusa, mentre Nicola si affrettò a prendere la valigia della ragazza.
Maria e Nicola ascoltarono Anna, che raccontava di sé mentre gustava i dolci offerti.
Non mi piace la città. Voglio vivere in campagna! Ma i miei non capiscono. Nonno Alessio mi ha suggerito di venire qui per qualche mese. Dice che, dopo un po, mi passerà la voglia! Lui ha chiamato, mio padre ha chiamato ma il telefono era spento. Scusate! Non sarò di peso, ho dei soldi! E vi ho portato dei regali da parte loro! Resterò fino agli esami studio da privatista poi tornerò!
Rimani quanto vuoi! disse finalmente Maria. Sarà una gioia per me!
Passò un mese. Maria sedeva sulla panchina, osservando Anna lavorare nellorto con abilità. Non sembrava affatto una ragazza di città!
Con laiuto di Nicola, Anna aveva ripulito lorto abbandonato, diviso in aiuole, piantato semi e costruito una serra.
Anche Nicola non stava fermo. Con i suoi risparmi, aveva avviato una moderna azienda agricola. Assunse operai per riparare il tetto di Maria e installare un riscaldamento autonomo.
Maria era felice. Un sorriso non le lasciava mai il volto. Non era più sola.
Solo a volte, unombra di tristezza la coglieva al pensiero che Anna sarebbe presto partita. Si era affezionata troppo a lei. Ma il tempo passò, e Anna si preparò a tornare






