A gennaio, la svolta naturale è arrivata, inizialmente senza problemi significativi.

A gennaio, Lucia Rossi affrontò l’arrivo della menopausa. Inizialmente, l’evento non portò particolari disturbi: niente vampate, sudorazioni notturne, tachicardia o emicranie. Semplicemente, il ciclo si interruppe. «Ecco la vecchiaia, benvenuta!», pensò senza rivolgersi al medico. Leggeva tanto, conosceva già ogni dettaglio. Le amiche, del resto, si confidavano spesso: «Lucia, che fortuna! Passi tutto così lieve!».

Ma fu come se l’avessero maledetta. Presto iniziarono strani malesseri: sbalzi d’umore, vertigini, spossatezza. Faticava a chinarsi sulla nipotina Beatrice, perse l’appetito, la schiena duoleva in modo nuovo. Il viso si gonfiava al mattino, le gambe la sera. Lucia ignorava i sintomi, finché le nuore non la spinsero a farsi visitare: «Sembrate svuotata, andate dal dottore!».

Lucia tacque. I dubbi la tormentavano da tempo. Poi, il seno iniziò a bruciare, il basso ventre a tirare. Di notte, mentre il marito Edoardo russava, fissava il soffitto in lacrime. Non voleva morire a cinquantadue anni! Avevano appena cercato una casetta in campagna, i figli — Marco e Luca — lavoravano con successo, le nuore Sofia e Giulia rispettose, pronte ad aiutarla. E Beatrice, la nipotina, un angelo: pattinaggio artistico, primo anno di scuola a settembre, già sapeva cucire.

La vita era volata. Lucia sentiva di non aver vissuto abbastanza. Piangeva, il viso scavato, occhiaie violacee.

Superata a fatica primavera ed estate, a ottobre le sue condizioni peggiorarono: fiato corto, dolori lancinanti alla schiena e al ventre. Decise di farsi visitare, confessando tutto a Edoardo.

All’consultorio, la accompagnò quasi tutta la famiglia. Edoardo e Marco attesero in macchina, Sofia e Giulia in corridoio.

Sul lettino, Lucia rispose alle domande della ginecologa, tremando dal freddo e dalla paura. La dottoressa, dopo una visita approfondita, sbottò al telefono: «Oncologia? Qui è il consultorio. Paziente grave, serve un trasferimento urgente! Cinquantadue anni, primo controllo… Incredibile!».

Lucia, intanto, sentiva il corpo cedere. Le nuore accorsero al richiamo dell’infermiera: «Chi è con la signora Rossi? Entrate!».

In macchina, silenzio tombale. Edoardo singhiozzava, Marco stringeva il volante. Sofia e Giulia sostenevano Lucia, che urlava dal dolore. Nei rari attimi di tregua, fissava i tigli dorati oltre il finestrino, salutando mentalmente la famiglia.

In ospedale, la visitarono immediatamente. I parenti, aggrappati alla speranza, videro infermieri correre con una barella. Quando Edoardo tentò di avvicinarsi, un medico anziano lo bloccò: «È in travaglio! La testa è quasi fuori!».

In sala parto, Lucia urlava accanto a una ragazza giovane. Il professore, circospetto, chiese: «Per cosa soffriamo?».

«Per quel maledetto vino!», gemette la studentessa.

«E tu?», domandò a Lucia, sfiorandole la coscia.

«Per amore», sussurrò lei. «Festeggiavo il cinquantaduesimo compleanno con mio marito…».

«Bel festeggiamento!», rise il medico. «Non hai sospettato nulla?».

«Pensavo alla menopausa, al cancro…».

«Cancro un corno! Qui c’è un miracolo! Spingi, nonna, spingi!».

L’infermiera uscì raggiante: «Rossi Lucia! Parenti?».

«Noi!», risposero in coro.

«Congratulazioni. Un maschio, tre chili e mezzo. Cinquantuno centimetri».

«Il padre?», chiese, scrutando Edoardo.

«Io…», mormorò lui, sconvolto.

«Lui», confermarono le nuore.

«Mamma mia», esclamò l’infermiera. «Preparate la festa, nonno. Un’ora in più e chissà… Perché l’avete portata in oncologia? Qui sono miracoli, non tumori!».

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A gennaio, la svolta naturale è arrivata, inizialmente senza problemi significativi.