Abbiamo due bambini, ma il nostro cuore appartiene solo a uno.

Abbiamo due figli, ma il nostro affetto sembra rivolto a uno solo.

Ho sempre sentito che i miei genitori avrebbero preferito la sorella, Elena, alla mia persona. Il loro sostegno si è trasformato in una conferma tangibile quando hanno ospitato lei, i suoi due piccoli Matteo e Luca nella loro casa a Napoli, e mi hanno ordinato di uscire di corsa, dicendo: Con il tuo telelavoro puoi permetterti un appartamento, non credi?

Quando Elena era alluniversità di Bologna, i genitori la seguirono come una bambina che afferra il cappotto della madre, facendo le commissioni al decanato, intervenendo nelle riunioni e ora vegliando sui suoi bambini. A me non è mai capitato nulla del genere, e ora mi cacciano fuori dalla dimora di famiglia.

Mio padre, Antonio, insiste che, essendo uomo, dovrei saper cavarmela da solo, ma per qualche strana ragione il marito di Elena, Riccardo, non riesce a mantenere la famiglia, nonostante sia più anziano di me.

Durante la lite per il trasloco, ho avuto la sciocca idea di affermare di avere lo stesso diritto sullappartamento di quanto Elena, che mi spettasse una quota. Mia madre, Maria, mi ha risposto che loro rimarranno ancora qui, chiamandomi maiale per aver osato parlare della divisione dei beni; Elena, a sua volta, ha urlato che sto cercando di cacciarla via con i suoi figli.

Sul piano legale non cè via di scampo: vedo già i miei genitori predisporre un testamento in fretta, pronto a tagliarmi fuori dalleredità.

È davvero possibile che una famiglia si frantumi per un solo appartamento? Anchio sono figlio di quei genitori, ma mi trattano come un estraneo. Perché allora due figli, mi domando, se ora mi sento inutile?

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