Fingiamo di Non Essere in Casa per Evitare le Visite dei Nipoti
Non avrei mai immaginato di dire ad alta voce: «Non voglio che i nipoti vengano a trovarci». Mi vergogno persino a pensarlo. Ma ogni storia ha due lati, e forse, ascoltando la nostra, capirete perché io e mia moglie ci nascondiamo nel nostro stesso appartamento.
Ho 67 anni, mia moglie, Gabriella, ne ha 65. Siamo diventati nonni molto presto: nostra figlia, Sofia, aveva appena 30 anni quando è diventata mamma per la prima volta. È nata la piccola Ginevra, e ci ha riempiti di una nuova giovinezza. La portavamo in passeggino ai Giardini di Villa Borghese, la coccolavamo, le compravamo giocattoli, la viziavamo. Eravamo così felici che scherzavamo: «Siamo nonni giovani, così godiamo tutto». Allora, sembrava una vera benedizione.
Poi è arrivata la seconda bambina, unaltra femminuccia, Bianca. Lamavamo allo stesso modo, la prendevamo nei weekend, aiutavamo come potevamo. Sofia non lo chiedeva mai, eravamo noi a insistere. Amiamo i nostri figli e i nostri nipoti. Ma poi è arrivato il terzo parto gemelli. E allimprovviso, tutto è cambiato.
Con i due maschietti, Matteo e Leonardo, la casa si è trasformata nel caos. Non cerano più weekend tranquilli, ma un vero asilo. Urla, corse, pianti continui, confusione senza fine. Ci siamo stancati. Non di amare, ma di esaurimento. Io ero stato operato al cuore, e a Gabriella i medici avevano proibito di sollevare pesi. Ma Sofia sembrava non capire. Chiamava per dire: «Stiamo arrivando», senza chiedere se andava bene. A volte si presentavano senza preavviso, come se fosse un obbligo.
Un giorno, vedendoli avvicinarsi al portone, mi sono avvicinato a Gabriella e ho sussurrato: «Facciamo finta di non esserci». Lei ha annuito in silenzio. Abbiamo spento le luci, siamo rimasti immobili. Hanno bussato, suonato il campanello, hanno anche provato ad aprire con le chiavi ma ci siamo nascosti come bambini spaventati.
Quando se ne sono andati, Gabriella ha pianto. Non di gioia, ma di amarezza. «Come siamo arrivati a questo?», ha chiesto. E io non ho saputo rispondere.
Amiamo i nostri nipoti, ma non siamo una casa di riposo con asilo gratuito. Vogliamo vivere i nostri giorni con serenità, stare a volte solo noi due, leggere un libro, andare al Teatro alla Scala. Non siamo obbligati a fare da babysitter a tempo pieno.
Sofia si è offesa quando ha scoperto che eravamo a casa e non abbiamo aperto. Ha detto che siamo diventati egoisti. Ma mi chiedo: è egoismo desiderare un po di silenzio e rispetto per il nostro tempo?
Scrivo questo non per giustificarmi, ma per ricordare: invecchiare non è una condanna. Anche gli anziani hanno diritto a riposo e limiti. Amare i nipoti non significa lasciarsi calpestare. È prendersi cura di loro, senza smettere di prendersi cura di noi.




