Accolta con Amore, Ma Piena di Rimpianto

Donatella Rossi fissava la finestra della cucina, osservando suo marito Enzo armeggiare con un pezzo di ferro nel garage. Tra le dita stringeva un biglietto stropicciato trovato nei jeans di Viola. Le lettere si confondevano per le lacrime, ma rileggeva ancora quelle poche righe: “Ci vediamo alle dieci al portone. La vecchia dorme come un ghiro, non sentirà. Baci. Tuo Marco”.

“Dio mio, perché proprio a me?”, sussurrò Donatella, strizzando il foglio.

Viola era arrivata sei mesi prima. Figlia di Luisa, la sorella di Enzo, sempre in giro con uomini sbagliati, finita male tra bottiglie e un incidente in motorino. A sedici anni, la ragazzina era rimasta sola.

“Donaté, è sangue del nostro sangue”, la convinse Enzo. “Dove vuoi che vada? In un istituto?”

E Donatella accettò. Loro non avevano figli, i medici glielo avevano detto da giovani. Forse era un dono del destino, pensò.

Che errore.

All’inizio andò bene. Viola era docile, riconoscente. Aiutava in casa, studiava, li chiamava zia Donatella e zio Enzo. Donatella la viziava: vestiti nuovi, lezioni di pallavolo, un tutor d’inglese.

“Guardate che perla abbiamo”, diceva alle vicine. “Tutti nove e dieci!”

Poi qualcosa cambiò. Viola iniziò a rispondere male, tornava sempre più tardi. Una settimana prima, Donatella scoprì che mancavano dei soldi dal cassetto.

“Viola, hai preso i soldi dal comò?”

“Che soldi?”, rispose lei senza alzare gli occhi dal telefono.

“Avevo messo da parte trecento euro per le tue scarpe nuove.”

“Non li ho presi io. Forse li avete spesi voi.”

Donatella tacque, ma il cuore le si strinse. Li ricordava bene, quei soldi. Con la pensione misera, ogni euro contava.

Poi arrivarono le uscite notturne. Viola credeva di non farsi sentire, ma Donatella dormiva leggera. Sentiva ogni scricchiolio, ogni giro di chiave.

Provò a parlare, ma Viola la ignorava o scappava.

E ora quel biglietto. Chi era Marco? Cosa combinavano di notte?

“Dove è Viola?”, chiese Enzo entrando in cucina.

“In camera. Sempre attaccata al telefono.”

“Dovremmo parlarle. Sta diventando ingestibile.”

“Ci ho provato. Non mi ascolta.”

Enzo sedette e si versò un caffè. “Cos’hai in mano?”

Donatella gli passò il biglietto. Lui lo lesse e aggrottò la fronte.

“Dove l’hai trovato?”

“Nei jeans, mentre stavo per lavarli.”

“Questo è serio. Dobbiamo affrontarla.”

In quel momento entrò Viola. Alta, magra, capelli nerissimi. Bella, ma con uno sguardo tagliente.

“Ah, state parlando di me?”, disse aprendo il frigo.

“Viola, siediti”, disse Donatella. “Dobbiamo parlare.”

“Di cosa?”

“Di questo”, disse Enzo mostrandole il biglietto.

Viola sbiancò, ma si riprese subito. “E allora? È una cosa privata.”

“Non puoi avere segreti qui”, sbottò Enzo. “Siamo responsabili di te.”

“Davvero? Credevo mi aveste presa per pietà”, rispose lei con tono sfidante.

“Viola!”, esclamò Donatella. “Ti vogliamo bene come a una figlia!”

“Ah sì? Allora perché controllate ogni mio passo? Perché non posso uscire con Marco?”

“Perché sei una ragazzina”, intervenne Enzo. “E non sappiamo chi sia questo Marco.”

“Marco è gentile. Lui mi capisce.”

“Quanti anni ha?”, chiese Donatella.

Silenzio.

“Ventuno.”

“Cosa?!”, urlò Donatella. “Tu ne hai sedici! È un reato!”

“Non è un reato!”, gridò Viola. “Ci amiamo!”

“Amore?”, scosse la testa Enzo. “A questa età è solo stupidaggine.”

“Non capite niente!”, saltò su Viola. “Siete vecchi, non avete mai avuto figli, che ne sapete?”

Le parole colpirono Donatella come un pugno. Sbiancò, portandosi una mano al cuore.

“Viola, perché…”, iniziò Enzo, ma lei lo interruppe.

“La verità fa male, eh? Non vi ho chiesto di prendermi! Starei meglio in un istituto!”

“Allora fai le valigie!”, urlò Enzo. “Se siamo così terribili!”

“Enzo, no”, mormorò Donatella.

“Vada da quel Marco, visto che non le serviamo!”

Viola li fissò con disprezzo. “Bene. Me ne vado. E i soldi che avete speso, ve li ridarò. Marco mi aiuterà.”

Uscì sbattendo la porta. Donatella scoppiò in lacrime.

“Enzo, cosa abbiamo fatto…”

“Nulla. Ha scelto lei. Non siamo suoi nemici.”

“Ma è una bambina. Cosa le succederà?”

Enzo le posò una mano sulla spalla. “Non lo so, Donaté. Non lo so.”

Dal corridoio, i rumori di valigie riempite. Donatella voleva raggiungerla, ma non osava.

Un’ora dopo, Viola uscì con una borsa e uno zaino.

“Vado”, disse senza guardarli.

“Aspetta”, si alzò Donatella. “Parliamone con calma.”

“Di cosa? Avete detto di andarmene.”

“Enzo ha parlato a caldo. Non vogliamo che te ne vai.”

“Io sì. Qui soffoco. Marco ha un appartamento, vivrò con lui.”

“E la scuola?”, chiese Enzo.

“Finirò in qualche modo. Tra poco compio diciassette anni.”

Donatella si avvicinò. “Viola, capisco l’amore. Ma non conosci quel ragazzo. E se ti ingannasse?”

“Non mi inganna! È l’unico che mi capisce. Voi mi trattate come una prigioniera.”

“Vogliamo proteggerti.”

“Da cosa? Dalla felicità?”

Viola si diresse alla porta. Donatella la seguì.

“Almeno lasciami il tuo numero. Mi preoccuperò.”

“Va bene. Ma non chiamare ogni giorno.”

Se ne andò. Donatella la vide salire su una macchina guidata da un ragazzo in giubbotto di pelle.

“Ecco fatto”, sospirò Enzo. “Sei mesi sprecati.”

“Enzo, e se avessimo sbagliato?”

“Permettere a una sedicenne di vivere con un adulto? Sii ragionevole.”

Donatella annuì, ma il cuore era pesante. Si era affezionata a Viola, sperava fossero una famiglia.

Per una settimana, nessuna chiamata. Donatella voleva telefonare, ma Enzo la fermava.

“Lasciala stare. Capirà che casa è meglio.”

Ma la chiamata non arrivò. Invece, una mattina, la vicina Rosa bussò.

“Donaté, lo sai che la tua Viola gira tutta ingioiellata? Braccialetti, collane… Da dove ha tutti quei soldi?”

Donatella si preoccupò.

“Forse glieli regala Marco.”

“Può darsi. Ma dicono che lavori chissà dove. E la sua compagnia… non è delle migliori.”

“Che vuoi dire?”

“Auto di lusso, ma niente lavoro serio.”

Dopo la partenza di Rosa, Donatella rifletté. Viola si era messa con dei criminali?

Chiamò il numero di Viola.

“Pronto?”, rispose una voce maschile sconosciuta.

“Posso parlare con Viola?”

“ChiMa quando Donatella riaprì gli occhi, si accorse che Viola non era mai tornata, e tutto era stato solo un sogno straziante, mentre fuori la pioggia continuava a cadere silenziosa sul marciapiede vuoto.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

20 + 15 =

Accolta con Amore, Ma Piena di Rimpianto