– Bene, nostro figlio torna qui di nuovo? – Antonia Rossi sistemava velocemente i dolci al cucchiaio su un vassoio, i colori pastello delle decorazioni di pasta di zucchero che brillavano sotto la luce. – Vuoi bere il caffè o forse proviamo quel sambuca che ho preparato in botti?
– Mamma, sambuca a quest’ora? – Lisa sorrise con aria scherzosa, anche se i suoi occhi brillavano di emozione. – Ma in fondo, per questa occasione… un goccio va bene.
– Che occasione se non questa? – Antonia batté le mani, radiosa. – Da sei mesi non vedo mia figlia!
Giulio, suo marito, guardò fuori dalla finestra con un’espressione annoiata, ma nessuno dei due lo notò. Aveva accompagnato Lisa fin da Roma quel mattino presto, lei per rivedere la madre, lui per compiere il dovere coniugale. Il tragitto non era lungo, ma Antonia aveva accolto i due con abbracci, baci, esclamazioni di gioia…
– Mamma, ho portato i regali! – Lisa si mise a frugare in borsa.
– Aspetta coi regali, guardatemi bene! Vittorio, la tieni abbastanza nutrita? Che scheletro è questo?
Giulio sorrise a fatica, strofinando le mani l’una sull’altra:
– Certo che la nutro. Tre volte al giorno come si deve.
– Anche un po’ poco ironico! – Antonia indicò l’aria verso di lui. – E tu, invece, hai la pancia piena. Comunque, visto che è venuto tuo suocero, tanto vale che portiamo fuori il sambuca.
Mentre andava in cucina, Lisa si chinò verso Vittorio e gli sussurrò:
– Zio Giulio, fatemi pure un po’ di volta! Siamo qui solo per una settimana, dài…
– Una settimana? – Vittorio masticò aria, dicendo piano. – Avevamo parlato solo del fine settimana. Oggi sabato, domani… e via.
– Carezzone, anch’io lavoro, – gli rispose Lisa con un filo di voce, gli occhi pieni di lacrime. – E papà dice che puoi lavorare da remoto, lo hai detto tu stesso.
Antonia tornò con il vassoio.
– Zia Antonia, con le mie ragazze non fate troppo casino, – ruppe la quieta Giulio, comparso all’improvviso in soggiorno. – Dammi una mano, Vittorio, andiamo all’aria aperta, al parco.
Vittorio si rianimò: un giro fuori era un sollievo, soprattutto con Giulio, che era una persona semplice, non come sua moglie sempre piena di parlata.
– Con molto piacere, – disse con finta entusiasmo.
– Oh, ma dov’è finita l’idea di restare a tavola? – Antonia alzò le mani in segno di protesta, mentre sistemava i bicchieri. – Dovete rilassarvi dopo il viaggio!
– Mamma, il miglior riposo c’è quando si fa qualcosa di diverso, – Giulio rispose con calma. – Andiamo a spasso solo un’oretta. Lisa ti aiuterà a sistemare le cose, e torniamo per pranzo come un ago!
Vittorio aveva sí di essere contento di Giulio, ma si vergognava per lei. Lisa sembrava leggere la sua mente:
– No, non è per questo… è che se non c’è un’idea fisica, ci pensiamo in modo diverso. Mia madre non la capisci.
La mattinata passò velocemente. Vittorio e Giulio si avevano affari in centro, mentre Lisa e Antonia restarono a casa. I ricordi di Antonia si riferivano a Lisa da bambina, con aneddoti su festività, modi di dire regionali, brusio di famiglia. Ogni volta Vittorio sorseggiava il sambuca, trovandosi stranamente confortato da quel sapore, e contava fino a dieci come gli aveva insegnato un amico psicologo anni prima.
– Tu ricordi quel Natale che ti preparai la sorpresa di carbone per le calze? – Antonia si lanciò in un racconto.
– Certo, mamma, – Lisa sorrise, ma con un’ombra d’incertezza. – Era buffo!
– No, di carbone non c’era, – corresse Antonia con voce severa. – Era carta colorata!
I momenti con Antonia continuarono a scaldare, a distrarre, e a infastidire. Vittorio aveva notato che Giulio, benché cercasse di starsene in disparte, era cosí abituato alla sua collera da quasi non reagire.
– Quindi, quando pensate di darmi dei nipoti? – chiese improvvisamente Antonia, e Vittorio quasi sputò il sambuca.
– Mamma, ne abbiamo già parlato… – Lisa arrossí. – Vogliamo prima costruire una casa migliore, sistemare…
– E io non ho mai avuto figli prima di sposarmi? – replicò Antonia con ironia. – Se fate aspettare troppo… pazienza!
– Forse ci vogliono tempo e pazienza, – intervenne Vittorio con tono calmo.
– Ma lui cos’ha da dire? – sbuffò Antonia. – A voi uomini non importa! A 60 anni fate pure babbo!
– Lisa ne ha solo 27, – Vittorio si difese. – Ci vorrà del tempo.
– Del tempo? – Antonia alzò le mani al cielo. – Io avevo la tua età quando ti ho già visto ballare con tuo padre! E ti ricordi quanti anni avevi tu, Lisa?
Vittorio si voltò verso Lisa, che lo supplicava con gli occhi di tacere. Giulio, il suocero, si alzò di scatto:
– Bene, bene, Vittorio, andiamo per l’aria. Lasciamo che si parlano da sole.
Antonia acconsentí, con voce fresca.
– Via, via, fate pure. Ci sono tante cose da discutere, le donne.
Gli uomini uscirono a prendere freddo. Sul balcone, davanti a Basilicata, Vittorio sospirò, finalmente respirando aria limpida.
– Non prendertela troppo, – disse Giulio quando si allontanarono dal punto di vista casalingo. – Lei pesa su tutti, non solo su di te.
– Lo ho capito, – Vittorio rise asciutto. – E voi, come fate a stare con lei?
– Non ci penso punto, – rispose Giulio con dolce sdegno. – Mi nascondo in garage, lavoro, vado in campagna. Lei si va con il suo brusio.
A pranzo tornarono con un pescatto di poco conto, ma Antonia fu delusa. Lisa sembrava stranamente a disagio, le spalle basse, gli occhi un po’ persi.
– Che male. E se non hai tempo, ricordati che si può vivere anche senza figli. – Continuò Antonia con le sue critiche.
Quel pomeriggio fu dedicato a girare in casa, con Antonia che mostrava orgogliosa le nuove tende, i quadri, l’arrangiamento delle stanze. Lisa annuiva sempre, ma Vittorio si guardava attorno, cercando di evitare i ricordi del passato, quelli che non aveva mai vissuti ma che Antonia non smetteva mai di ricordargli.
La sera, a cena in famiglia, Antonia non risparmiò nemmeno il minestrone.
– Vittorio, non mangi? – chiese guardando il minestrone. – A Roma mangiate solo cibo da fast food?
– No, che dite, Antonia, – Vittorio cercò di non offendere. – Lisa cucina bene, lo sapete.
– Certo che cucina, io gliel’ho insegnato, – Antonia si vantò. – Però non capisco mai quando la trovo a lavoro invece che a casa.
Vittorio notò il dolore di Lisa e rimase in silenzio. Aveva poco potere con Antonia, e aveva imparato da Giulio che saper aspettare era la migliore strategia.
La notte, in una stanza piccola e pulita, parlano piano.
– Scusami, – disse Lisa.
– Non importa, – la rassicurò Vittorio. – Giulio mi ha detto che domani ci portiamo all’isola, dice che è bella.
– Se tua madre non si arrabbia, – Lisa sospirò.
– Non chiediamo mica il permesso, – sorridé lui. – Semplicemente usciamo prima.
Era quasi riuscito a fuggire quando Antonia comparí sulla soglia, vestita con un grembiule colorato.
– Dove pensate di andare a quest’ora? – chiese minacciosa.
– All’isola, a pesca. – Giulio rispose con calma.
– E io che devo fare da sola? – scoppiò Antonia. – Mia figlia si va via con voi?
Lisa lo confessò con voce bassa.
– “Solo un momento” – oh, già so come finisce! Mi lascerete in pace per tutto il giorno!
Vittorio cercò il conforto di Lisa, lei gli fece segno di andare. Ebbe un senso di colpa, ma Giulio lo trascinò via.
Il pomeriggio all’isola fu sereno e rilassante. Giulio era un uomo compatto, poco parlante, ma con racconti interessanti. Vittorio scopri che aveva una serietà e una semplicità che gli facevano bene.
– Allora, non pensate mai di trasferirvi qui? – chiese Vittorio durante uno spuntino.
– Perché? – Giulio sembrò sconcertato. – Mi sto bene. Hanno un lavoro di custode, pesco… e mia moglie… è come è.
Rientrati a casa trovarono Lisa in lacrime sul divano, Antonia scimberciando in cucina.
– Che è successo? – Vittorio corse da lei.
– Niente, – Lisa si asciugò le lacrime. – Solo… lei, come sempre…
– Ancora di figli? – capí lui.
Lisa annuì. Vittorio propose di andarsene l’indomani, ma Lisa lo dissuase.
La sera seguente, i toni salirono. Antonia criticava sempre tutto – la gente moderna, il governo, anch’ella figlia.
– Mia amica Clara ha due figli, – disse improvvisamente. – Non si lamenta mai per la casa o il tempo.
– Mamma, non è che non mi stressa, – Lisa si difese.
– Allora è esagerazione… Sei sempre troppo preoccupata, Lei, lui…
– Antonia, – interruppe Vittorio. – Noi decideremo quando sarà giusto.
– Deciderete? – Antonia lo imitò. – Ma chi pensa a me? Voglio i miei supervisori!
– Mamma, – Lisa iniziò a piangere. – Io non sono pronta…
– Cos’hai detto? – Antonia si infuriò. – Tutti possono, tranne te?
– Vittorio e io proviamo a bambini da due anni, – disse con voce ferma. – Andiamo in ginecologo, ffaceiamo trattamenti… non riusciamo.
Silenzio. Antonia era immobile, muta.
– Perché? – chiese piano.
– Perché ti dedichi troppo a premere! – Vittorio non poteva nascondere più. – Lei si sente in colpa ogni volta. Anche i medici dicono: rilassati… e come si fa, quando sei sempre sotto pressione?
Antonia sembrò crollare. Giulio posò una mano sulla sua spalla.
– Lasciateli. Avranno figli, sì o no?
Lisa abbracciò sua madre con forza.
Gli altri giorni passarono in pace. Antonia non disse más niente su figli, né altre critiche, solo un sorriso ogni tanto.
A salutarli, un abbraccio lungo.
– Addio, cara suocera. – Vittorio scherzò.
– No, addio, caro genero. – Sorrise lei. – Prenditi cura di lei.
In treno, mentre Lisa guardava le strade romane, Vittorio l’abbracciò.
– Hai cambiato qualcosa, – disse lei.
– Non lo so. Ma forse sì. Forse lei non lo sapeva.
E in bagno, mentre intaccava una traccia di nostalgia, Lisa gli sorrise.
– Forse tra qualche mese avremo una buona notizia.
Vittorio si rallegrò. Sí, forse era vero.