Affidare le proprie chiavi alla suocera: un gesto di fiducia che si trasforma in una prova di igiene

Affidare le chiavi alla suocera: un atto di fiducia diventato prova di pulizia
«Avevamo dato le chiavi del nostro appartamento a mia suocera, e lei decise di fare unispezione igienica»

Mia suocera, Rosalba Mancini, è una donna di una certa età, con uno sguardo severo e un carattere inflessibile. Con mio marito, non la vedevamo come despota o ostile. Al contrario, i loro rapporti sembravano sempre cordiali, e con me rimaneva educata, anche se distante. Fino a quel recente viaggio in Sicilia dove le lasciammo le nostre chiavi solo per innaffiare le piante.

Rosalba, le dissi prima di partire, ecco le chiavi. Fai un salto per controllare che sia tutto a posto, dai da mangiare al pesce rosso, innaffia i gerani. E chiamaci se cè qualche problema.

La settimana sulle spiagge di Taormina fu idilliaca: sole, relax, dolcezza. Al nostro ritorno, nulla sembrava cambiato: lavoro, routine, serate davanti alla tv. Eppure, alcuni dettagli non tornavano. Una tazza spostata, un asciugamano ripiegato in modo diverso. Pensavo fosse la mia immaginazione. Mio marito scrollava le spalle: «Stai esagerando.»

Poi arrivò il venerdì in cui tornai prima dallufficio. Aprendo la porta, trovai le sue scarpe nellingresso. Il suo cappotto beige era appeso allattaccapanni. E lì, Rosalba, seduta in cucina, sorseggiava un tè mentre sfogliava le nostre bollette dellEnel.

Buongiorno, dissi, trattenendo un tremore nella voce. Che ci fa qui?

Sussultò come se avesse preso la scossa:

Chiara! Già tornata?

Devo avvisare prima di rientrare a casa mia? E lei?

Io volevo assicurarmi che tutto andasse bene. E ho due parole da dirti.

Ne seguì una scena surreale. Indicò la polvere sotto la mensola, ispezionò il frigorifero con locchio di unispettrice sanitaria, e dichiarò:

Dovè il ragù? La carne stufata? Non nutrite bene mio figlio! Prima era curato, sazio. Adesso? Torna a casa sfinito in un focolare gelido. La prossima volta, voglio questo frigo pieno di piatti fatti in casa. E questo disordine Qui si soffoca!

Serrai i pugni, soffocando dalla rabbia repressa. Aggiunse un vago «Scusami, voglio il tuo bene», infilò il cappotto e se ne andò. Rimasi immobile nellingresso, derubata non di oggetti, ma dellintimità.

Poi la raggiunsi davanti allascensore.

Riprenditi le chiavi, dissi. Ma basta ispezioni. Aiutaci o astieniti.

Finse di rifiutare, imbarazzata:

Non arrabbiarti, Chiara. È per amore.

Il giorno dopo, tornando a casa, trovai una pentola di minestra fumante. Un biglietto era appoggiato: «Di a Luca che sei stata tu a prepararla. Sarà così felice!»

Sorrisi nonostante tutto. Forse potevamo trovare un terreno comune. A patto di stabilire limiti chiari. Le chiavi aprono le porte, ma non devono mai forzare quelle del rispetto. E se le affidi, devi saperle riprendere in tempo.

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