Ah, mi sembra che tu abbia dimenticato che questo appartamento è mio — comprato prima del matrimonio!” dissi con freddezza quando sentii mio marito dare ordini con sicurezza riguardo alla mia casa.

“Sembra che tu abbia dimenticato che questo appartamento è mio, comprato prima del matrimonio!” dissi con freddezza quando sentii mio marito dare ordini con sicurezza sulla mia casa.

Alessandra posò la tazzina di caffè sul davanzale e fissò pensierosa la finestra. Aveva risparmiato per questo appartamento per dieci anni, lavorando due lavori. Ogni euro messo da parte, privandosi di tutto. E ora

“Sandrina, ho deciso di spostare un po i mobili,” arrivò la voce della suocera dal soggiorno. “Quel divano è chiaramente nel posto sbagliato.”

Alessandra sospirò. Maria Rosa era arrivata di nuovo senza avvisare, aprendo la porta con la sua chiaveche, tra laltro, si era fatta fare da sola “per ogni evenienza”.

“Non cè bisogno di spostare nulla,” entrò in soggiorno. “Io mi trovo bene così.”

“Come fai a trovarti bene?” la suocera alzò le mani al cielo. “Qui tutto è sbagliato secondo il feng shui! Lho visto in un programma ieri”

“Maria Rosa, sono davvero contraria a cambiare nulla.”

“Luca!” la suocera alzò la voce vedendo il figlio entrare. “Di a tua moglie che in famiglia bisogna ascoltare i consigli degli anziani.”

Luca esitò, guardando prima la madre, poi la moglie.

“Mamma, forse non è il momento?”

“E quando allora? Tuo padre ed io non siamo più giovani. Presto avremo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi. E voi avete così tanto spazio qui”

Alessandra serrò i denti. Eccola lì. La cosa che aveva temuto fin dallinizio del matrimonio. Maria Rosa stava testando il terreno per trasferirsi.

“Avete un bellissimo trilocale,” ricordò Alessandra.

“Bellissimo, dici!” la suocera fece un gesto di fastidio. “Quinto piano senza ascensore. Alla nostra età è un problema. E voi siete al secondo piano, negozi vicini”

“Mamma, ne parleremo più tardi,” cercò di intervenire Luca.

“Di cosa cè da parlare? Credevo fossimo una famiglia. E in famiglia si sta uniti. Tua sorella ha preso i genitori subito con sé”

“Laura e suo marito hanno comprato il loro appartamento,” non trattenne Alessandra. “Io questo lho guadagnato da sola. Prima del matrimonio.”

“Ecco, ci siamo!” la suocera alzò di nuovo le mani. “Mio, tuo In famiglia tutto dovrebbe essere condiviso!”

“Alessandra ha ragione,” disse Luca con inaspettata fermezza. “Questo è il suo appartamento.”

“Figlio mio, cosa dici?” Maria Rosa si strinse il petto in modo teatrale. “Ho speso tutta la mia vita per te E tu”

“Mamma, non ora, per favore,” Luca la prese per il gomito. “Vieni, ti accompagno giù.”

Quando la porta si chiuse dietro la madre, Alessandra si lasciò cadere stancamente sulla poltrona. Tre anni di matrimonio, e queste conversazioni non finivano mai. Prima erano stati accenni, poi consigli sulle ristrutturazioni, e ora era tutto detto chiaramente

“Mi dispiace per mia madre,” si sedette accanto a lei Luca. “Sai che si preoccupa per noi.”

“Per noi?” Alessandra sorrise amaramente. “Vuole solo controllare ogni nostro passo.”

“Dai, non esagerare”

“Luca, arriva senza avvisare. Sposta le cose. Critica tutto, dalle tende alla mia cucina. E ora vuole anche trasferirsi qui!”

“Non sono più giovani,” sospirò Luca. “Forse dovremmo pensarci? Sono pur sempre i miei genitori”

Alessandra balzò in piedi come punto da una vespa.

“Cosa intendi con pensarci? Stai davvero suggerendo di ospitarli qui?”

“Be, non subito, ovvio Ma in futuro”

“Luca, questo appartamento è lunica cosa che ho guadagnato da sola. Dieci anni di risparmi, capisci? È il mio spazio, il mio”

“Ora nostro,” corresse dolcemente lui. “Siamo una famiglia.”

Alessandra tacque, sbalordita. Un pensiero le attraversò la mente: “Anche tu? Già consideri il mio appartamento tuo?”

“A proposito,” continuò Luca come se nulla fosse, “visto che parliamo dellappartamento Ho consultato un agente immobiliare.”

“Quale agente?” Alessandra si irrigidì.

“Mamma mi ha consigliato un suo conoscente. Un professionista molto competente. Dice che se vendiamo il tuo appartamento”

“Cosa?!” si voltò di scatto verso il marito. “Vendere il MIO appartamento?”

“Nostro,” corresse lui. “Se vendiamo il nostro e quello dei miei, potremmo comprare una casetta fuori città. Ci staremmo tutti, e laria è più pulita”

Alessandra fissò il marito, incapace di credere alle proprie orecchie. Avevano già pianificato tutto con sua madre? Alle sue spalle?

“Luca, capisci cosa stai dicendo?” la voce le tremò. “Quale casetta? Quale vendita?”

“Amore, ma è logico,” parlò con quel tono pacato che usava sempre nelle discussioni con la madre. “Perché tenere un appartamento in città quando potremmo”

Il campanello suonò. Sulla soglia cera un uomo in completo.

“Buonasera. Sono dellagenzia immobiliare. Avevo un appuntamento con il signor Luca Bianchi”

“Prego, entri,” Alessandra spalancò la porta. “Proprio in tempo.”

Luca impallidì.

“Sandra, aspetta”

“No, caro, aspetta tu,” si rivolse allagente. “Mi dica, sa che questo appartamento è di mia esclusiva proprietà? Acquistato prima del matrimonio?”

Lagente guardò Luca, confuso.

“Ma suo marito ha detto”

“Mio marito dice molte cose,” tirò fuori una cartella dal mobile. “Ecco, guardi. Latto di proprietà. E la data del matrimonio. Vede la differenza?”

“Capisco,” lagente aggrottò le sopracciglia. “In tal caso, laffare è impossibile senza il suo consenso.”

“Esatto. E io non lo do.”

“Alessandra, avevamo un accordo!” intervenne la suocera.

“No, voi avevate un accordo. Alle mie spalle.”

Lagente si scusò, promettendo di restituire la caparra a Luca. Alessandra sistemò metodicamente le cose del marito in una valigia.

“Non puoi farci questo,” singhiozzò la suocera. “Siamo famiglia!”

“Lo eravamo,” chiuse la valigia. “Finché non avete deciso di gestire la mia vita.”

Luca le afferrò una mano.

“Sandra, parliamone!”

“Di cosa? Di come hai cercato di vendere il mio appartamento? O di come hai già fatto un prestito?”

“Volevo il meglio”

“Per chi?” si liberò la mano. “Per tua madre? Per te? Di certo non per me.”

In quel momento, il telefono di Alessandra suonò. Un messaggio della bancanotifica che lappartamento era stato ipotecato per un prestito. Doveva confermare la richiesta e portare i documenti originali. Davanti agli occhi le si fece buio.

“Cosè questo?” mostrò il telefono al marito. “Quando hai fatto in tempo?”

Luca distolse lo sguardo.

“Era per lanticipo della casa Pensavo che avremmo trovato un accordo”

“Un accordo?” rise Alessandra. “Hai falsificato la mia firma?”

“Dovevamo fare lanticipo subito,” intervenne la suocera. “E tu complici sempre tutto”

“Io complic

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