Al suono del campanello, passi veloci si avvicinarono alla porta.

Oggi è stato un giorno speciale: il compleanno di mio nipote, che ha compiuto dieci anni, un traguardo importante. Avevo scelto con cura il regalo, pensando che fosse perfetto per l’occasione. Una grande scatola con un set di costruzioni che desiderava da tempo. Nel giorno stabilito, mi sono preparata, ho indossato il mio vestito migliore e sono andata a casa loro. Appena ho suonato il campanello, ho sentito i passi veloci di qualcuno che correva ad aprire.

«Entra in cucina, mamma,» ha detto mia figlia, aprendomi la porta. La sua voce era calda, ma con una lieve stanchezza, come se avesse passato tutta la giornata a preparare la festa. «Ti ricordi come si chiama il festeggiato?»

Ho sorriso mentre varcavo la soglia. Certo che ricordavo che mio nipote si chiama Matteo. Ma invece di rispondere, ho solo annuito, stringendo tra le mani il regalo avvolto in una carta colorata. In cucina, la tavola era già apparecchiata: piatti vivaci, tovaglioli con disegni di personaggi dei cartoni e una torta imponente con dieci candeline che aspettavano di essere spente. Matteo era seduto al centro, raggiante di gioia. I suoi amici, altri monelli di dieci anni, parlavano tutti insieme, interrompendosi a vicenda.

«Nonna, sei tu?» ha esclamato Matteo vedendomi. Mi ha abbracciato e poi ha fissato la scatola che tenevo con occhi pieni di curiosità. «È per me?»

«Certo che sì, tesoro,» ho risposto porgendogliela. «Apri, non aspettare!»

Con un’esplosione di entusiasmo, ha strappato la carta e i suoi occhi si sono illuminati quando ha visto il set di costruzioni. Subito, gli altri bambini gli si sono avvicinati, esaminando la scatola e suggerendo a gran voce cosa si poteva costruire. Guardavo quel trambusto e sentivo il cuore riempirsi di tenerezza. Non c’è nulla di più bello della gioia di un bambino, specialmente nel giorno del suo compleanno.

Mia figlia, che nel mio cuore chiamavo ancora “Caterina”, si è avvicinata e mi ha sussurrato:

«Grazie, mamma. Sai sempre come renderlo felice.»

Ho scrollato le spalle, come se fosse ovvio. In realtà, avevo riflettuto a lungo sul regalo. Dieci anni non sono più un compleanno da bambini piccoli, è l’età in cui inizia a sentirsi quasi grande. Volevo che il mio dono non fosse solo un gioco, ma qualcosa che restasse nei suoi ricordi.

Il festeggiamento è continuato tra risate e giochi, fino al momento di spegnere le candeline. Matteo ha chiuso gli occhi, ha fatto un desiderio e con un solo soffio ha spento tutte e dieci le fiammelle. Gli ospiti hanno applaudito, mentre Caterina tagliava la torta e la distribuiva a tutti. Io, seduta in disparte, osservavo quel caos gioioso e pensavo a quanto il tempo vola. Sembrava ieri che Matteo era ancora un bimbo in braccio, e ora eccolo qui, già con le sue passioni e i suoi sogni.

Dopo la torta, mentre i bambini correvano a giocare, Caterina si è seduta accanto a me. Abbiamo chiacchierato di come cambia la vita, di quanto in fretta crescono i figli. Mi ha raccontato che Matteo si è appassionato alla robotica e si è persino iscritto a un corso per costruire modelli. Ascoltavo con gioia, felice che il mio regalo fosse stato così azzeccato.

«Sai, mamma,» ha detto Caterina, «aspettava questo giorno con così tanta impazienza. E la tua visita per lui è stato il regalo più bello.»

Ho sorriso, ma dentro di me pensavo che ero io a dover ringraziare loro per questi momenti. Essere nonna è una felicità unica: non hai più tutte le responsabilità di un genitore, ma puoi donare amore, sostegno e, naturalmente, un po’ di vizi.

Verso sera, mentre gli invitati iniziavano ad andarsene, Matteo mi è corso incontro con un modellino già assemblato: una piccola navicella spaziale. Con orgoglio me l’ha mostrata, spiegandomi che avrebbe costruito un’intera galassia. Lo ascoltavo ammirata, pensando che questo compleanno sarebbe rimasto nei nostri ricordi per molto tempo.

Mentre tornavo a casa, sentivo il cuore leggero e gioioso. Dieci anni sono solo l’inizio. Matteo ha ancora tante scoperte davanti a sé, e io spero di esserci per vederlo crescere e diventare chi sogna di essere. Per ora, sono semplicemente felice di avergli regalato un po’ di magia in questo giorno speciale.

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