Mamma, capisco tutto, ma davvero è stato così difficile avvisare in anticipo? Ho già fissato lappuntamento con il parrucchiere, hanno riservato lora per me! Per colpa tua lo faccio saltare. Non puoi fare la nonna solo quando ti va. O sei sempre nonna, o non lo sei affatto.
Livia, non posso proprio gettare tutto e tornare indietro? Non ho il tempo di fare il viaggio provo a difendermi, dice Giovanna.
E io? Ho già pagato lanticipo per il taglio, non mi restituiranno nulla se non vengo!
Livia si lamenta con la madre come se fosse stata lei a incatenarla al termosifone e a non lasciarla entrare nel salone. In realtà, secondo Giovanna, la colpa è tutta di Livia, che si è abituata a far arrivare tutti al suo comando con la minima scintilla. Livia crede sinceramente che tutti debbano adattarsi a lei, perché è una giovane madre di due bambini.
Cerca qualcuno che possa darti una mano o annulla lappuntamento, conclude Giovanna con tono ancora pacato. Io non posso fare nulla in questa situazione.
Allora Livia ragiona freneticamente. Provo a rimandare a domani o dopodomani. Avrai tempo per tornare?
Giovanna resta perplessa. Vorrebbe rispondere sì, ma qualcosa la trattiene: i pochi resti di dignità che ancora arde dentro di lei.
No, Livia. Torno martedì, tra cinque giorni.
Vuoi dire tra cinque? Qui il viaggio dura al massimo tre ore!
Sì, ma ho promesso alle mie ragazze di non lasciarle. Non posso abbandonarle.
E i miei nipoti, allora, li puoi lasciare ribatte Livia, irritata. Le tue figlie avrebbero potuto mangiare lo spiedino senza di te, ma capisco, è una questione di priorità. Certo, qualche vecchia è più importante della famiglia. Sai, mamma, se non ti serviamo più, non ci vedrai più. Scusa per il disturbo, ciao.
Il rumore di un clacson fa sobbalzare il cuore di Giovanna. Sa che sua figlia la tratta male, ma è lunica figlia che ha e ha paura di perderla. È pronta a lasciare la casa di campagna e tornare in città pur di non litigare con lei.
Giovanna ha cresciuto Livia da sola. Quando Livia aveva otto anni, il marito scomparve e la madre cercò di colmare il vuoto con attenzioni, regali e amore infinito. Questo lha rovinata.
Giovanna capisce che qualcosa non va quando Livia inizia a convivere con il fidanzato. Prima si potevano attribuire i capricci alladolescenza, ora è una questione di adulto che non riesce a trovarsi daccordo con nessuno.
Marco, il marito di Livia, è tranquillo, riservato e non conflittuale. Lavora in un centro di assistenza tecnicoelettrodomestici e guadagna abbastanza. Livia non ha lavoro. Quando rimane incinta, i soldi cominciano a scarseggiare e nascono le liti.
È impazzito! si lamenta Livia a sua madre, estraendo vestiti dalla valigia. Mi ha detto che non tornerà a casa la sera. Ha trovato un lavoro extra da guardia, ma è solo una scusa per andare da qualche altra donna.
Livia non è così. Tu stessa volevi che guadagnasse di più. Sta solo cercando di arrangiarsi, la cerca di calmare Giovanna.
Volevo un lavoro diurni! Un uomo normale deve stare a casa la notte, accanto alla moglie, insiste Livia. Il lavoro extra può essere fatto di giorno o nei weekend. Non posso vivere con un marito che sfreccia di notte.
Queste discussioni diventano routine. Il giorno dopo uno dei loro scatti, Marco arriva con un peluche o un mazzo di fiori; Livia lo sgrida per aver speso soldi del bilancio familiare in cianfrusaglie, ma poi lo perdona e torna con lui. Dopo una o due settimane, la scena si ripete.
A un certo punto Giovanna è stanca di essere la terza ruota di questo triangolo. Non lascia lappartamento a Livia quando ritorna con le valigie e la ragazza le ribatte:
Fantastico. Quindi non ti importa di me, né del fatto che tua figlia dovrà dormire in strada?
Livia si vergogna davanti ai vicini e si preoccupa per sua madre, ma dopo quel litigio non torna più a lasciare Marco.
Con la nascita del primo nipote, Livia diventa ancora più esigente, attribuendo tutto agli ormoni e alla depressione postpartum. Spesso lascia il bambino alle nonne senza chiedere aiuto, semplicemente imponendolo.
Mamma, prendi Luca per un giorno o lo uccido. Non sopporto più le sue urla, dice Livia irritata. Devo rilassarmi, andare al centro estetico.
In quei momenti la madre accetta il rifiuto, si irrita, ma il giorno dopo chiama come se nulla fosse fosse successo e non minaccia di tagliare i contatti con i nipoti.
Probabilmente è colpa della suocera. Se Giovanna non può badare al bambino, Livia ricorre a Rosina, la madre di Marco. Anche con Rosina i rapporti sono tesi.
È stufo di lei, le dice sempre a Marco: Figliolo, non dimenticare che hai una casa, imita Livia con voce stridula. Insinua che lei lo aspetta, che sta dormendo e sogna di separarsi da noi per tornare da lei.
Quando il nipote compie quattro anni, Rosina si trasferisce a Napoli. A quel punto Livia ha già due figli e si rende conto di non poter più farcela senza le nonne.
La soluzione è ovvia: Livia trasferisce tutta la responsabilità sulla madre. E smette di permettere scuse.
Giovanna ama i nipoti, moltissimo. Ha però una vita propria: non è ancora in pensione e ama uscire con le amiche. Una di loro è Marina, laltra Elena.
Mamma, devo farti stare con Matteo e Leonardo. Li porto da te entro unora, dice Livia, senza chiedere se è comodo o dire per favore.
Giovanna lavora da remoto, quindi a volte riesce a organizzarsi, ma non sempre. Quando non può, Livia ricorre al ricatto.
Chiaro, le tue faccende sono più importanti della famiglia, sbuffa Livia offesa. Non ti disturberemo più.
Dopo quel commento Livia sparisce: non chiama, non scrive. Giovanna capisce che la figlia ha torto, ma è terrorizzata di perdere il legame con la famiglia e fa il primo passo di riconciliazione, prendendo permessi dal lavoro, cancellando serate con le amiche, regalando biglietti per il teatro. Così è sempre andata.
Ma non questa volta.
Qualche giorno fa Giovanna è arrivata con due amiche in una struttura balneare a Rimini per le vacanze. Ha appena preso qualche giorno di ferie e vuole rilassarsi. Non avverte Livia, temendo la sua reazione e sperando che non ci siano crisi in una settimana.
Sbagliato. Livia ha di nuovo urgente bisogno di aiuto perché ha lappuntamento dal parrucchiere e non riesce a parlare dei suoi piani con Giovanna. Livia pensa che la madre debba scattare e venire subito. Giovanna, invece, non riesce a farcela fisicamente, né ha voglia di spendere soldi per trasporti. È già pronta a godersi la vacanza.
Perché sei così amara? chiede Marina, una delle amiche, infilzando la carne sugli spiedini. Cosè successo?
Giovanna racconta tutto: la telefonata, il fatto che Livia lha messa di fronte, il timore di un silenzio a distanza, la stanchezza di temere di perdere sia la figlia sia i nipoti.
Le mie non sono certo una garanzia, ma almeno si comportano con un po di sobrietà aggiunge Elena. Se fossi al tuo posto, avrei già ignorato tutto.
E che guadagno? Non parleranno più con me. A chi giova? ribatte Marina. A te. Chi ti aiuterà se non sei tu? La suocera è lontana, i figli di Marco non parlano più, non puoi permetterti una tata. A te resta solo la madre che è stufo di ultimatum.
Passano mezzora a discuterne. Giovanna, convinta della ragione delle amiche, decide di non cedere più a richieste impossibili. La suocera è partita, non ha più contatti con la famiglia di Marco, non può pagare una babysitter. È rimasta solo la madre, stanca di minacce.
Le due settimane seguenti sono un periodo di ansia. Giovanna controlla il cellulare ogni cinque minuti, ma non riceve notizie da Livia. Sta per cedere quando, una mattina, squilla il telefono.
Mamma, ciao. Leonardo ha la febbre, devi stare con lui, dice Livia come se nulla fosse. Vorrei prendere un giorno di malattia, ma siamo sommersi di lavoro, non mi lasciano. Puoi farcela?
È una richiesta inedita per Livia, che solitamente non chiede piani altrui. Giovanna potrebbe prendere un giorno libero e saltare tutto, ma pensa: se dovesse ammalarsi lei stessa, chi la coprirà?
Livia, mi dispiace, ma anche io sono sommersa di scadenze Capisci, vero? Ti avrei voluto aiutare se mi avessi avvisata ieri
Un silenzio. Giovanna aspetta la reazione, ma non arriva.
Beh, chi lavrebbe detto che Leonardo avesse la febbre risponde Livia con un leggero fastidio. Mamma, potresti almeno occupartelo nel weekend? Ti prego, cercherò di riorganizzare il lavoro.
Livia non è diventata una dolcetta, ma ha mostrato disponibilità a un compromesso. Giovanna vede un piccolo passo verso la madre e risponde.
Posso nel weekend, non ho ancora impegni.
Grazie, lo terrò presente.
La conversazione non è perfetta, ma finalmente madre e figlia trovano un accordo senza ricatti o pressioni. Da allora Livia chiede sempre se è comodo per la madre badare ai bambini e la ringrazia per laiuto, a volte porta tè e i biscotti preferiti di Giovanna. Talvolta la pressione ritorna, ma almeno è più gentile, senza minacce. E Giovanna non cede più a ogni capriccio; se sente che le chiedono troppo, dice no. Laiuto è un gesto volontario, non un obbligo imposto.






