Alla Fine dell’Autunno

Alla fine dellautunno

Giunta quasi alla fine del liceo, finalmente Giulia si decise sulluniversità, anche se aveva sempre esitato sul futuro. Allimprovviso capì che avrebbe dedicato la sua vita alla medicina. Studiava bene a scuola e viveva con i genitori, al caldo e al sicuro. Non le mancava nulla: genitori affettuosi, bei vestiti, vacanze al mare e regali.

Suo padre, Carlo, lavorava nel comune della città e ricopriva una posizione di prestigio. Non negava mai nulla a moglie e figlia, vestendo Giulia come una bambola. Era certo di un futuro luminoso e agiato per lei. La madre, Silvia, era una casalinga.

Ma la vita ha una sorte beffarda, capace di cambiare tutto in un attimo

«Mamma, vado!» annunciò Giulia, ingoiando in fretta la colazione prima di uscire di corsa dallappartamento. Era in ritardo a scuola e dovette correre a perdifiato. «Perché ieri sera ho fissato il telefono fino alle tre? Stamattina faccio fatica ad alzarmi», pensò, ma riuscì comunque a entrare in classe ansimante, appena prima del suono della campanella.

«Ti inseguiva qualcuno?» chiese lamica quando Giulia si lasciò cadere al suo fianco.

«Nessuno, ho dormito troppo», rispose, mentre la campanella suonava per linizio delle lezioni, facendo incrociare gli sguardi contrariati delle ragazze.

Dopo la terza ora, la professoressa si avvicinò a Giulia, evitando di guardarla negli occhi.

«Devi tornare a casa, cè qualcosa che riguarda tuo padre»

«Cosa? Che è successo?» chiese spaventata, afferrando le sue cose e correndo verso casa.

Davanti al palazzo cerano i vicini, unambulanza e la polizia appena arrivata. Giulia entrò nellappartamento con due agenti La madre non piangeva più, seduta immobile, il volto scavato dal dolore. Sul divano giaceva il padre.

«Il cuore, Giulietta, il cuore di tuo padre non ha retto», le sussurrò allorecchio la vicina.

Giulia abbracciò la madre e scoppiarono entrambe in lacrime. Il funerale e il pranzo di commemorazione passarono in un nebuloso ricordo. I vicini vennero a sostenerle. La madre si era chiusa, incapace di parlare con la figlia.

«Mamma, dimmi qualcosa», la supplicava Giulia, ma lei la fissava a lungo, lo sguardo vuoto, come se guardasse nel nulla. Poi, una mattina, mentre Giulia beveva il caffè con un panino, la madre uscì in cucina e disse con voce fioca:

«Mi chiama, piccola, mi chiama tuo padre» Si guardò intorno e cadde a terra.

Giulia le si precipitò accanto, scuotendola:

«Mamma! Mamma!» Poi corse dalla vicina.

La signora Elena chiamò subito lambulanza. La madre giaceva senza muoversi, Giulia piangeva, mentre la vicina la stringeva tra le braccia:

«Tranquilla, Giulietta, arriverà il dottore, hanno detto che saranno qui subito»

Lambulanza arrivò davvero in fretta. I medici entrarono, il dottore si chinò sulla madre:

«Mi dispiace, non possiamo fare nulla» Guardò Giulia e la signora Elena, allargando le braccia. «Purtroppo se nè andata.»

Anche il periodo successivo fu un vuoto nella memoria di Giulia. La signora Elena si occupò di tutto: Giulia non aveva parenti. La madre era cresciuta in orfanotrofio, il padre era figlio unico. Insegnanti e compagni di scuola la aiutarono. Lentamente, Giulia si riprese, e la signora Elena si prese cura di lei. La svegliava, le preparava la colazione, laspettava dopo scuola, e la cena era sempre a casa sua.

Finalmente, gli esami furono superati e la maturità arrivò. Giulia non poté che cambiare i suoi piani. Luniversità era un sogno lontano, gli studi superiori un ricordo. Doveva pensare al presente: come vivere? I sold

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