– Allora, mi riporterete all’orfanotrofio?

Oggi ho pensato molto a quella domanda che mi ha spezzato il cuore.

“Allora mi riporterete allorfanotrofio? La signora ha detto che vi siete affrettati a prendermi perché non sapevate che sarebbe nata una bambina. Io non sono vostro…”

Mentre preparavo la cena, rigiravo le crespelle sulla padella. Presto mio marito sarebbe tornato dal lavoro e avremmo cenato tutti insieme.

Strano che oggi Flavio fosse così silenzioso nella sua stanza. Di solito, quando faccio le sue crespelle preferite, mi gira intorno, mi guarda con quegli occhioni e implora:

“Mamma, posso averne ancora una?”

Gliela do, anche se è già sazio, ma dopo un po torna, allungando ogni sillaba con aria sognante:

“Maaaa-mma, per favore, ancora una?”

Capisco che non ha più fame, vuole solo ripetere quella parola dolcissima: “mamma”. E di solito, metto da parte la paletta, lo sollevo tra le bracciaè ancora leggero, Flavio ha solo cinque annie gli chiedo: “Allora, piccolino, andiamo a prendere papà?”

Lui sorride, gli brillano gli occhi, e risponde entusiasta: “Sì, mamma, andiamo a prendere papà!”

Non è ancora abituato a queste parole magiche. Prima non aveva né una mamma né un papà, ma ora sì.

Adesso ha una sua camera, un letto tutto suo, una parete per arrampicarsi con le altaleneè stato papà a comprargliela!e poi macchinine, robot, costruzioni, e un sacco di altri giochi che sono solo suoi. La sera, gli leggo una storia, gli accarezzo i capelli e gli dico che gli voglio bene. È così pieno damore che quasi dimentica comera prima.

Stavo per chiamarlo, quando ho sentito una piccola spinta nella pancia.

Ho posato una mano e la bambina ha dato un altro colpetto.

Dio mio, prego ogni giorno per questo dono inaspettato. Spero solo che tutto vada bene. Abbiamo già scelto il nome: Nicola ha detto di chiamarla Caterina, come sua nonna.

Mi avevano detto che non avrei mai potuto avere figli miei, e così abbiamo adottato Flavio dallorfanotrofio. E ora, un anno dopo, è arrivata anche Caterina!

Ero così persa nei pensieri che ho quasi bruciato una crespella. Allora ho chiamato Flavio:

“Flavio, amore, vieni qui! Perché sei così tranquillo oggi?”

Nessuna risposta. Possibile che non mi senta?

Ho spento il fuoco e sono andata nella sua stanza.

Strano, la luce era spenta. Dovera Flavio?

Poi ho sentito un rumore. Ho acceso la luce e lho trovato seduto sul divano, con la giacca e il cappello, uno zaino pieno delle sue macchinine stretto tra le braccia.

“Che fai al buio?” gli ho chiesto ridendo. “Su, levati il cappotto, sei pronto per un viaggio? Vieni, andiamo a mangiare le crespelle con la panna e la nutella!”

Ma Flavio non sorrideva. Fissava il vuoto con uno sguardo troppo adulto, poi ha sussurrato:

“Posso portarmi via almeno le macchinine? A lei non serviranno, vero?”

“Flavio, cosa dici? Che ti prende? Dove vuoi andare?” Mi sono sentita mancare. Forse sono una cattiva madre? Forse non sente il mio amore? O forse ha paura perché sta per arrivare la sorellina? Eppure ieri era così felice…

“Mi riporterete allorfanotrofio? La signora ha detto che mi avete preso in fretta perché non sapevate che sarebbe nata una bambina. Io non sono vostro…”

Aveva gli occhi lucidi, si sforzava ma non riusciva a trattenersi.

“Flavio, tesoro, ma che dici? Quale signora?” E poi ho capito. Laltra giorno avevo incontrato la vicina, che aveva detto: “Menomale che presto avrete una figlia vostra”, e poi aveva fatto una smorfia verso Flavio. “Vi siete affrettati troppo, Marina!”

Ero sicura che Flavio non avesse capito, era troppo piccolo! Avevo tagliato corto, evitando di litigare davanti a lui. Ma lui aveva capito tutto.

E ora si sentiva solo, un estraneo.

Lho stretto forte. Lui ha provato a respingermi, poi si è abbandonato e ha pianto.

“Tesoro, quella signora non sa nulla! Io e papà ti vogliamo bene, non ti manderemo mai via!”

Gli ho tolto il cappotto e siamo rimasti abbracciati sul divano, in silenzio.

Quando è nata Caterina, Flavio e Nicola sono rimasti a casa, poi sono venuti a prenderci allospedale.

Flavio era nervoso: “E se non le piaccio?”

Ma quando ha visto quanto era piccola, ha sorriso. “Mamma, come farà, così minuscola, senza un fratello grande? Le insegnerò a giocare con le macchinine, ci divertiremo insieme!”

Ora non si stacca mai da lei. Aspetta che cresca, così potrà dormire nella sua stanza.

Intanto è il mio aiutante.

Stasera lho chiamato: “Flavio, amore, Caterina è pronta, andiamo a prendere papà!”

Lui era già in corridoio, tutto vestito. “Mamma, io apro la porta, tu esci con la carrozzina!”

Siamo scesi con lascensore, e nel palazzo è comparsa quella stessa vicina.

Flavio mi ha stretto la mano più forte, ma gli ho detto: “Sei un uomo, aiutala, ha le borse pesanti.”

“Va bene, mamma!” Ha guardato la signora con orgoglio, le ha aperto lascensore e poi è corso da me.

Domani è sabato, andremo tutti al parco. Peccato che Caterina sia ancora piccola, ma presto crescerà e potremo salire sulle giostre. E Flavio, da fratello maggiore, la terrà stretta se avrà paura. Perché loro sono fratelli per sempre.

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