Amara verità sotto il cuscino: “Sono arrivata per sempre

Giorgia rientrò a casa distrutta. Tutto dentro di lei le suggeriva che suo marito aveva passato di nuovo la notte fuori. E, a giudicare dalle cose sparse in giro e dai piatti sporchi, era corso da qualche parte, lasciandosi dietro solo tracce di indifferenza. Iniziò a mettere in ordine come sempre, ma, avvicinandosi al letto, si fermò di colpo. Sulla federa del cuscino c’era un capello lungo, rosso, di qualcun altro. Con le mani tremanti andò in cucina: due bicchieri, rossetto. Giorgia guardava tutto come attraverso l’acqua torbida. Ma questa volta non pianse. Capì con fermezza: era ora di agire.

Una volta Giorgia aveva un sogno semplice da ragazza: trovare il suo principe. Originaria di un piccolo paese, aveva sempre sognato la città, una vita bella, la felicità. Studiava, faceva lavoretti la sera al ristorante, aiutando sua zia Anna, che dopo il divorzio non riusciva a gestire tutto. I soldi non bastavano mai. La madre le mandava qualcosa, ma nella famiglia del patrigno una figlia non sua era sempre in secondo piano. Tutto quello che aveva ottenuto, lo doveva a se stessa. E credeva: l’amore un giorno l’avrebbe salvata dalla grigia monotonia.

E l’amore arrivò. Al ristorante dove lavorava veniva spesso Marco, più grande, sicuro di sé, con i soldi. Si innamorò a prima vista, senza sapere che lui non aveva solo una macchina, ma anche una fila di ammiratrici. La notò. E Giorgia presto le rimpiazzò tutte, persino quella “fidanzata” che in realtà era solo la figlioccia del padre. Marco scelse proprio lei.

Il matrimonio fu da favola: sfarzoso, costoso, abbagliante. I genitori di Marco l’accolsero con un sorriso forzato, ma si arresero: il figlio, tardivo, coccolato, la sua parola era legge. La suocera dirigeva tutto: dall’abito al colore dei capelli della nuora. Giorgia annuiva. Credeva di essere stata accettata. In famiglia c’era ordine, comfort, premure. Un anno intero come in una fiaba.

Ma il tempo passava. La gravidanza non arrivava. E un giorno la suocera le disse senza mezzi termini:

«Ti ho prenotato dal medico. È ora di capire cosa non va.»

Giorgia si sentiva benissimo. Ma non osò contraddirla. Poi arrivò la sentenza: figli non ne avrebbe mai avuti.

Tornò a casa senza sapere come dirlo. Come vivere ora? Ma presto capì che non avrebbe dovuto parlare. Tutto era già stato detto. Di persona. Dalla suocera.

«Non importa, ce la faremo. L’importante è stare insieme», disse.

Marco la sostenne: «Non ti lascerò». Giorgia ci credette. Ma iniziarono visite da medici, cliniche, trattamenti. E lui si assentava sempre più spesso. Poi si trasferì nella stanza accanto. E infine passava più notti dai genitori.

La vita andava avanti, ma non insieme. La sua amica Sara ebbe un figlio. Giorgia divenne la madrina. Matteo divenne la sua luce. Ma Sara e il marito morirono in un incidente. Matteo rimase orfano. Mentre Giorgia si preparava a visitare il bambino, già lo aveva preso con sé Luca, il fratello di Sara, quello che un tempo le regalava caramelle e quaderni.

«Siamo troppo vecchi», dissero i genitori di Sara. «Lui è giovane, e poi si deve sposare. Che se lo cresca da solo.»

Giorgia non poteva accettarlo: il bambino sarebbe cresciuto con un’altra donna. Una matrigna. Le venne un’idea: prendere Matteo con sé. Convincere Luca. Forse avrebbe ceduto.

Ma Luca non cedette:

«È mio nipote. Ho promesso a mia sorella: non lo lascerò mai!»

E poi, come in un delirio, aggiunse:

«Se vuoi, sposami. Lo cresceremo insieme. Ti ho sempre amata, e tu mi hai sempre snobbato.»

«Hai perso la testa?!», sbottò Giorgia. Poi se ne pentì. Ma era troppo tardi.

Tornò a casa distrutta. E ora: un capello estraneo sul cuscino. Rossetto. Bicchieri. La verità le bruciava. Ma era davvero dai genitori? E quelle “trasferte”?

Tutto ciò che li legava era il senso del dovere, l’abitudine, la paura di essere abbandonata. Fece rapidamente le valigie, prese i documenti, e lasciò un biglietto:

«Così sarà meglio per tutti…»

Marco avrà figli. I suoi genitori avranno nipoti. Luca avrà una famiglia. Matteo avrà una madre. E lei?

L’amore? Chissà cosa sia. Forse è già qui.

Luca le aprì la porta assonnato, confuso:

«Di nuovo?.. Che vuoi?»

Giorgia chiuse gli occhi e sussurrò piano:

«Io… sono venuta per restare.»

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