— E perché mi hai raccontato tutto questo? — chiese Carla con una voce fredda, che non le apparteneva.
— Non lo so nemmeno io, — rispose Giulia, altrettanto spenta.
Aveva l’aria di voler continuare, ma si bloccò davanti allo sguardo di Carla: tagliente, diffidente, penetrante. Quello sguardo che si riserva a chi ormai non merita più fiducia.
Quel venerdì, come ogni sera dopo il lavoro, Carla e Giulia erano entrate nel solito bar. Un rituale che le accompagnava da anni: un bicchiere di vino, chiacchiere confidenziali, risate, qualche lacrima. Solo due donne stanche della vita, della famiglia, della routine. Davanti a quel tavolo vicino alla finestra, potevano essere sé stesse.
Ma quella sera, tutto andò storto.
Carla si alzò di colpo, illuminandosi di gioia, ed esclamò: — Scusa, un attimo! — uscendo di corsa. Giulia, alzando un sopracciglio incuriosito, la seguì con lo sguardo.
Attraverso il vetro, la vide abbracciare una donna. Elegante, curata, con un sorriso dolce. Giulia si irrigidì.
Un istante. Poi un altro. Il volto di quella donna le tornò alla memoria. E un brivido gelido la attraversò.
La conosceva.
Quando Carla rientrò, ormai nulla era più come prima. Giulia sorrise con tensione:
— Chi era?
— Ah, Veronica. Mia cugina. Perché me lo chiedi?
— È che… mi sembrava di conoscerla.
— Vi conoscete? Vuoi che ti presenti meglio? Veronica è fantastica!
— No! — esclamò Giulia, troppo forte, troppo secca. Alcuni si voltarono. — Scusa… non importa.
Carla aggrottò la fronte:
— Che succede?
Giulia abbassò gli occhi, stringendo le mani sotto il tavolo:
— Carla… Veronica era sposata. Con Davide, vero?
— Sì. E quindi?
— Lui stava con me. Io ho distrutto il loro matrimonio.
Tutto ciò che Carla sapeva sul divorzio di Veronica le era stato raccontato dalla cugina. Un tradimento. Una delusione. Un silenzioso addio. Un dolore muto e insopportabile.
E ora, la confessione di Giulia. La sua amica. Quella a cui aveva affidato ogni segreto.
Giulia parlò, come sciogliendo un nodo che la soffocava da anni:
— Io e Veronica siamo cresciute insieme. Strade, scuole, università. Poi ha conosciuto Davide. All’inizio ero felice per lei. Poi… poi ho perso la testa. I suoi occhi, la sua voce… mi abbracciò al loro matrimonio, durante un ballo. E il mio cuore si fermò. Non capii come fosse successo. Ma una cosa la sapevo: lo volevo. E non mi bastava più esserle amica. Volli esserle rivale.
Prima furono sguardi. Poi sfioramenti. Poi serate a casa sua. E poi… quel giorno in cui Veronica era in ospedale. Andai per aiutare. E uscii come l’amante di suo marito.
Lui venne da me. Pensai che sarebbe iniziata una nuova vita. Invece cominciò l’inferno.
Davide confrontava. Criticava. Rimproverava. Diceva quanto Veronica fosse perfetta, e io no. Nell’anniversario del loro matrimonio si ubriacava e piangeva. Sempre. Piangeva.
Vissi nell’illusione, finché non capii: non mi aveva mai amata. Ero solo un rifugio. Non una casa.
Carla ascoltava, le labbra serrate. Tremava. Anni di amicizia con Giulia. Consigli, confidenze, sostegno. Tutto con una persona che aveva tradito la sua famiglia. Ucciso l’anima di sua cugina.
— Sapevi che Veronica era mia cugina? — chiese cupa.
Giulia scosse la testa:
— No. Solo ora ho capito. E sai… qualunque cosa dirai ora, lo accetterò. Ho sbagliato. Lo so da tempo.
Carla si alzò:
— Allora tutto qui. Addio, Giulia. Buona fortuna. Io vado.
Giulia tornò a casa. Vide vestiti sparsi, vino sul tavolo, piatti sporchi. Davide era passato. E non solo.
In camera, una ragazza dormiva. Giovane e ignara.
Giulia si voltò e uscì in silenzio in cucina. Poco dopo, Davide apparve sulla porta. Col suo accappatoio. Ubriaco.
— Dai. Urla, pianti, rimproveri. Tanto non m’importa. Me ne vado. Per sempre.
— Fai le valigie tu. E sparisci.
Non se l’aspettava. Si aspettava una scena. Resistenza. A piangere doveva essere lei.
Ma lei non pianse. Le lacrime si erano asciugate da tempo. E dentro, solo un vuoto che pulsava.
Carla raccontò tutto a Veronica. La cugina ascoltò in silenzio. Alla fine disse solo:
— Giulia è morta per me anni fa. Come Davide. Li ho perdonati. Ma nella mia vita non torneranno mai. Perdonare è semplice. Ridare fiducia? Impossibile.