**Luca e Andrea – Amici per la pelle**
Andrea era nel bel mezzo di una riunione con i colleghi quando il telefono vibrò sul tavolo. Stava per ignorare la chiamata, ma riconobbe il nome sullo schermo: il suo amico d’infanzia, Luca.
«Scusate un attimo,» disse ai colleghi, lasciando la stanza.
«Pronto,» rispose con cautela. Luca e Andrea si erano persi di vista da anni. Non sapeva nemmeno come avesse ancora il suo numero, dopo aver cambiato telefono così tante volte.
«Andrea?! Sei davvero tu?! Sono Luca, Luca! Pensavo avessi cambiato numero, non credevo ti avrei trovato!» La voce di Luca era piena di entusiasmo.
«Ciao, Luca… Come va?» Andrea era ancora sorpreso e rispose distrattamente, ma Luca non sembrò accorgersene.
«Benissimo! Sono a Milano! Ascolta, so che sei al lavoro, magari non è il momento migliore… Ma possiamo vederci? È passato un secolo! Chissà quando sarà la prossima volta.»
«Diciamo tra un’ora. Dove sei? Diavolo, che piacere sentirti,» rispose Andrea, scaldandosi al suono della sua voce.
«Sono alla stazione Centrale. Aspetto fuori dall’ingresso principale.»
«Non muoverti, arrivo,» promise Andrea prima di rientrare in ufficio.
Per il resto della riunione, non riuscì a smettere di pensare a Luca. Quindici anni senza un messaggio, da quando aveva lasciato il paese per studiare all’università.
Parcheggiò l’auto e si avviò verso la stazione. La folla era sempre la stessa, ma dopo qualche istante, riconobbe un uomo che gli sorrideva. Non era più il ragazzino di un tempo. Si fermarono a guardarsi, si strinsero la mano, poi si abbracciarono senza pensarci due volte.
«Andrea…»
«Luca…»
«Non ci credo! Sei sempre lo stesso, anzi, meglio! Si vede che ti è andata bene! Lo sapevo che saresti arrivato lontano. Qui è troppo rumoroso, andiamo a prendere un caffè?»
«Certo. Ho l’auto, c’è un posto carino qui vicino. Sei a Milano per lavoro?»
«No, per la suocera. Deve operarsi al ginocchio, non cammina più. Abbiamo aspettato mesi per l’intervento. Ma… questa è la tua macchina?!» Luca fissò il SUV con occhi increduli.
Andrea sorrise, soddisfatto dell’effetto.
«Sali,» disse, accendendo il motore tra i commenti ammirati di Luca.
Cinque minuti dopo, erano seduti in un piccolo bar poco frequentato, lontano dal caos della stazione.
«Allora, qui possiamo parlare. Dimmi tutto.»
Ma prima che potessero ordinare, arrivò la cameriera.
«Un caffè per me, senza zucchero, e per il mio amico…» Andrea guardò Luca.
«Anch’io caffè,» rispose in fretta Luca.
«Metti anche una bistecca al sangue con patate, un altro caffè e un dolce per lui.»
La cameriera si allontanò.
«Non guardarmi così. Dovrai tornare in treno, e scommetto che non hai mangiato oggi.»
«Giusto. Io e la suocera abbiamo impiegato tre ore per arrivare in ospedale… Ma pago io,» insistette Luca.
Andrea ignorò il commento.
«Non mi serve aiuto, l’operazione è coperta dal SSN… Volevo solo rivederti.»
«Lo so. Allora, dimmi di te. Sei sposato?»
«Sì, due figli. Marco ha undici anni, e la piccola Giulia sette. Mio suocero mi ha lasciato un’officina, ora gestisco quella. Se racconto a Chiara che ti ho visto, non mi crede.»
«Chiara?! Aspetta, ti sei sposato con Chiara?!» Andrea fece una faccia stupita.
«Ti ricordi di lei? È diventata mia moglie!» Luca rise. «Alle superiori ti correva dietro, ti ricordi come ci nascondevamo? A me piaceva già allora. Quando te ne andasti, voleva venire a Milano per te. Poi ci siamo messi insieme… Insomma, per una volta ti ho battuto. E tu? Hai la fede, vedo.»
«Sposato, sì. Ma niente figli per ora.»
«E lavori?»
«In un’azienda. Dirigo il reparto vendite.»
«Mamma mia! Auto di lusso, vita a Milano… Sei il più in gamba di tutti noi!»
Andrea sorrise modestamente.
«Ti ricordi quando andavamo a pescare? O quel piano di scappare al Polo Nord? Quante sgridate dopo!»
«E il capannone che quasi bruciammo in campagna?!» lo interruppe Andrea.
«Che tempi…» Luca sospirò. «Sapevo che saresti diventato qualcuno.»
«Non invidiarmi,» disse Andrea.
«Non è invidia, solo un po’ di amarezza. Ma non mi lamento. Ho la vecchia Fiat di mio suocero, l’ho sistemata e va che è una meraviglia. Chiara è una brava moglie, i ragazzi… Venderei l’anima per loro. Sono fortunato, sai? E tu?»
«Io cosa?»
«Milano, lavoro, macchina, soldi… Sei felice?»
Andrea ci pensò su.
«Non lo so. E tu dove vuoi arrivare?»
«Dai, sai cosa intendo. Siamo su pianeti diversi. Tu con la tua giacca firmata… Non so neanche di cosa parlarti.»
«Luca, smettila. Sono felice di averti rivisto,» disse Andrea.
«Felice? E allora perché non hai mai chiamato in tutti questi anni?»
«Nemmeno tu.»
«Orgoglio, ecco. Basta, lasciamo perdere. Sei forte, ti sei fatto tutto da solo.»
«Già.»
«Tua moglie almeno è bella?»
Andrea pensò ad Elena, impeccabile nei suoi vestiti firmati, capelli perfetti…
«Bellissima…»
Quando arrivò il cibo, Luca si gettò sul piatto con appetito. Andrea lo osservò: jeans, giacca leggera, capelli ricci con qualche filo bianco. Si sentì improvvisamente a disagio nel suo completo elegante, sotto lo sguardo discreto di Luca.
«Se hai bisogno di qualcosa, dimmelo pure,» disse, posando la tazzina vuota.
«Vuoi offrirmi soldi?» La voce di Luca era improvvisamente fredda.
«Perché no? Se posso aiutare un vecchio amico…»
Luca appoggiò la forchetta e lo fissò.
«Andrea, sei diventato un pezzo grosso, eh? Soldi? Davvero? Credevo di trovare il mio amico, non un bancomat con le gambe. Non ti manca mai casa? Tornare nel paese dove siamo cresciuti, respirare la stessa aria? Qui c’è solo smog.»
«Vieni a trovarmi, dai. Pesca, barbecue, birra… Porta pure tua moglie.»
«Forse lo farò.»
Il cibo era finito, le storie raccontate. Un silenzio cadde tra loro.
«Ti ho rubato tempo dal lavoro, scusami,» disse Luca.
«Non importa. Sono contento di averti rivisto. La vita qui è una corsa, sempre avanti senza fermarsi. E intanto mi sono perso tante cose. Tu hai detto di essere felice… Io ho sempre voluto dimostrare che valevo qualcosa, arrampicandomi. Ora ho tutto, ma quando ero davvero felice? Là, nella vecchia vita. Pensavo che i soldi, la macchina, la casa a Milano fossero la felicità. E invece continuo a correre senza sapere dove. Dimmi, la scritta sul muro della scuola c’è ancora?»
«Quella che facemmo con il coltello? Certo!» rise Luca.
«Dipingono ogni anno, ma si vede ancora.»
«Andrea sorrise, guardando Luca che salutava dalla stazione, poi accese il motore e pensò che forse era finalmente il momento di rallentare.