Amore e Sfortuna: Una Sposa in Attesa Fino ai Trenta Anni

**Diario di Ginevra**

Ginevra era una donna che aveva avuto la sfortuna di innamorarsi dell’uomo sbagliato. Fino ai trent’anni aveva aspettato il principe azzurro, ma poi, disperata, aveva accettato di essere solo l’amante di qualcun altro.

All’inizio non sapeva che Paolo fosse sposato, ma quando lui lo ammise, ormai era troppo tardi. Ginevra era già persa, incapace di lasciarlo. Si rimproverava ogni giorno per quella relazione, sentendosi in colpa, come se la colpa fosse solo sua se non aveva trovato un uomo libero in tempo. Non era una bellezza straordinaria, ma aveva un viso dolce, anche se un po’ pieno, cosa che forse la faceva sembrare più matura. La situazione non aveva futuro, eppure continuava: troppo terribile l’idea di restare sola.

Un giorno arrivò suo cugino, Sergio, di passaggio per lavoro a Milano. Si fermò da lei qualche ora, e mentre pranzavano in cucina, chiacchierarono come ai vecchi tempi. Ginevra, commossa, gli raccontò tutto di Paolo, anche le lacrime che cercava di nascondere.

Poco dopo, la vicina la chiamò per mostrare qualche acquisto, e Ginevra uscì per venti minuti. In quel momento, suonò il campanello. Sergio aprì, pensando fosse lei, ma invece si trovò davanti Paolo, immobile sulla soglia. Bastò uno sguardo per capire chi fosse.

«Ginevra è in bagno» mentì Sergio, andandogli incontro con aria minacciosa. «E tu chi saresti?»

Paolo, intimidito, balbettò: «Sono un amico…»

«Ah, l’amico sposato, immagino» lo afferrò per la giacca. «Se ti vedo ancora qui, ti lancio giù dalle scale, chiaro?»

Paolo scappò via senza voltarsi. Quando Ginevra tornò e seppe cosa era successo, scoppiò in lacrime. «Non tornerà più! Perché l’hai fatto?»

«Meglio così» rispose Sergio, deciso. «Ho un uomo perfetto per te. Un vedovo del nostro paese, Alessio. Le donne gli si gettano addosso, ma lui non cede a nessuna. Dovresti conoscerlo.»

«Impossibile!» protestò lei. «Non posso presentarmi così, sarebbe imbarazzante!»

«È più imbarazzante essere l’amante di un uomo sposato» ribatté Sergio. «Vieni al compleanno di Lucia, mia moglie. Lui sarà lì.»

Una settimana dopo, Ginevra e Sergio erano nel paesino toscano. Lucia aveva preparato una festa in giardino, tra amici e vicini. E lì c’era Alessio, silenzioso, riservato. Ginevra lo osservò di sfuggita, pensando: «Chissà quanto soffre ancora per la moglie. Pover’uomo…»

Poi, una domenica, qualcuno suonò alla sua porta. Inaspettatamente, trovò Alessio con un sacchetto in mano. «Ero di passaggio» disse, imbarazzato. «Ho pensato di farti visita.»

La invitò dentro e lui le porse un mazzo di tulipani. Sorrise mentre lo prendeva, e poi bevvero il caffè in cucina, parlando del tempo e dei prezzi al mercato. Quando fu ora di andare, Alessio indugiò sulla porta, poi si voltò all’improvviso.

«Se me ne vado senza dirtelo, non mi perdonerò mai. Ginevra, ho pensato solo a te tutta la settimana. Ho preso il tuo indirizzo da Sergio…»

Lei arrossì. «Ma ci conosciamo appena…»

«Non importa. Dimmi solo che non ti sono sgradito. E poi… ho una figlia, Sofia, otto anni.»

«Una bambina è una benedizione» sussurrò Ginevra. «Ho sempre desiderato una figlia.»

Allora Alessio le prese le mani e la baciò. Quando si separarono, vide le sue lacrime.

«Ti ho offesa?»

«No… è solo che finalmente non rubo più niente a nessuno.»

Da allora, si videro ogni fine settimana. Due mesi dopo, si sposarono e Ginevra si trasferì nel paesino, trovando lavoro in un asilo. Un anno più tardi nacque la loro bambina. Ora in casa c’erano due piccole donne, entrambe amate, entrambe felici. E con gli anni, l’amore tra Alessio e Ginevra diventava sempre più forte, come un buon vino invecchiato.

A ogni festa, Sergio le strizzava l’occhio: «Allora, Ginevra, com’è quel marito che ti ho trovato? Diventi sempre più bella! Fidati del cugino, io non sbaglio mai!»

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