**PROTETTI DALL’AMORE**
L’incontro di Chiara e Gabriele era scritto nel destino.
…Gabriele non aveva mai conosciuto suo padre. Era cresciuto con la madre e la nonna. Quando, da piccolo, chiedeva notizie del papà, la madre balbettava qualcosa di vago, dicendo che era un geologo, sempre in giro per il mondo alla ricerca di minerali preziosi. Una volta, esasperata, gli aveva persino gridato: «Non hai mai avuto un padre, Gabriele!».
Da bambino, Gabriele accettava quelle scuse senza dubitare, fidandosi ciecamente della mamma. Ma quando crebbe, decise di scoprire la verità. Dopotutto, non era venuto al mondo per miracolo! Scoprì così che sua madre, in gioventù, era partita per un viaggio di lavoro e, al ritorno, era incinta di lui. La nonna glielo rivelò in segreto.
Gabriele fu sollevato dall’aver risolto il mistero. Meglio così, almeno non era stato trovato sotto un cavolo! Decise che, appena possibile, avrebbe conosciuto il suo genitore, che lo volesse o no. «Sono pur sempre suo figlio, non un estraneo!». E fece una promessa a se stesso: «Avrò una famiglia vera. Una moglie, tanti figli. E sarà un amore per sempre».
…Nemmeno Chiara aveva conosciuto l’affetto di un padre. I suoi genitori si erano separati prima che compisse due anni. Il posto del papà era stato preso dal patrigno, un uomo buono ma… insomma, i figli del primo matrimonio di lui erano sempre stati l’esempio da seguire, e questo la infastidiva. In sostanza, l’unico amore che Chiara poteva contare era quello della madre.
Quando diventò grande, si ripeté: «Se mai mi sposerò, sarà una volta sola e per sempre. Basta trovare l’uomo giusto».
E lo trovò.
…Era la vigilia di Natale. Gennaio, freddo pungente, sera. Una libreria nel centro di Milano. Gabriele e Chiara fanno la cassa, entrambi con una copia delle opere di Dante in mano. I loro sguardi s’incrociano per caso. E Gabriele non resiste. La sommerge di complimenti, domande gentili, sorrisi. Non poteva lasciarla andare così. Doveva diventare sua moglie! Proprio lei, quella ragazza dagli occhi luminosi.
Chiara non fece la timida. Si sentiva a suo agio con quel giovane vivace, come se si conoscessero da una vita. Ma, venendo da una famiglia perbene, non era il caso di fare conoscenze così avventate. Gabriele apprezzò la sua riservatezza e propose di scambiarsi i numeri di telefono. Chiara annotò il suo, ma non gli diede il suo. «Ti chiamo dopo le feste», promise vagamente.
Gabriele non poteva lasciarsi sfuggire quel dono del cielo. Si salutarono, ma appena Chiara uscì, lui la seguì di nascosto per scoprire dove abitava.
Per tutto il periodo delle feste, Gabriele camminava su una nuvola. Aveva trovato la sua «colomba» e l’avrebbe amata per sempre.
Ma le feste finirono, e la «colomba» non chiamava. Gabriele si preoccupò e passò all’azione. Infilò il suo libro di Dante nella buca delle lettere di Chiara. Come poteva non capire da chi veniva?
Quella sera stessa, Chiara lo chiamò, facendo finta di essere arrabbiata:
«Ciao, Gabriele! Perché non mi hai chiamato? Ti aspettavo!»
«Chiara, non avevo il tuo numero. Ti avrei chiamato subito! Non ricordi che in libreria non me l’hai voluto dare?» Gabriele sorrideva felice.
«Eppure mi hai trovato lo stesso!» ribatté Chiara.
«Tipica logica femminile», pensò Gabriele. Ma era felice: finalmente tutto era chiaro. Chiara non era indifferente a lui!
Senza perdere tempo, si sposarono in municipio e in chiesa. Come potevano fare altrimenti? Avevano tanto in comune: un amore puro, il desiderio di tanti figli e una passione per Dante. Non bastava forse?
Su queste basi solide, costruirono la loro vita.
Chiara insegnava italiano all’università, Gabriele era un brillante informatico.
Passò il tempo, e nacque Lucia. Due anni dopo, arrivò Matteo. Tutto filava liscio.
Gabriele non smise mai di cercare suo padre. Grazie a internet, tra decine di omonimi, trovò l’uomo giusto. Si scrissero. Il padre viveva a Roma e lo invitò a trovarlo.
L’incontro fu emozionante. L’uomo aveva una sua famiglia, ma non aveva mai dimenticato Gabriele.
«Sono felice che tu mi abbia trovato, figliolo. Ora ci saremo l’un l’altro», disse abbracciandolo.
Gabriele gli parlò con orgoglio della sua famiglia: «Guarda, papà, sei già nonno due volte. E non è finita qui…».
Suo padre era un professore di medicina.
Tornato a casa, Gabriele era raggiante. Gli era piaciuto tantissimo: un uomo sincero, affettuoso.
Certo, tra lavoro e famiglia, non potevano vedersi spesso. Col tempo, i contatti si diradarono.
Lucia e Matteo crebbero. Chiara decise di preparare la tesi di dottorato: sua nonna e sua madre erano dottoresse in filosofia, e lei non voleva essere da meno.
Scelse un tema significativo: Dante. Con impegno, tra una poppata e l’altra, raccolse materiali e studiò.
Gabriele la sosteneva, aiutandola in casa. Tre anni di preparazione intensa, e poi… nacque Sofia.
La tesi dovette aspettare.
Quando Sofia iniziò l’asilo, Chiara riprese i suoi studi. Ormai il dottorato era a portata di mano…
Ma all’improvviso, Gabriele si ammalò. Una malattia rara, pericolosa. I medici non sapevano come curarlo, e Gabriele peggiorava giorno dopo giorno. A Chiara dissero che le speranze erano poche. E Gabriele aveva solo quarant’anni!
Il dolore di Chiara era indicibile. Gabriele, lucido fino all’ultimo, le chiese perdono: «Mi dispiace lasciarti sola con tre figli…».
Chiara piangeva in silenzio. E sapeva di aspettare un altro bambino. Non glielo disse, per non farlo soffrire ancora.
Nel cuore, non credeva che la felicità potesse finire così. Perché tutto questo?
«Gabriele, tornerai in piedi! Non ci lascerai! Devi vivere!» singhiozzava accanto al letto.
Arrivò suo padre da Roma. Chiara si era ricordata che era un luminare della medicina.
Il professore visitò Gabriele, poi scosse la testa. Prese Chiara da parte.
«Tesoro, la medicina ufficiale non può fare nulla. Posso prescrivere qualcosa per dargli sollievo, ma…».
Chiara sperava che tirasse fuori una pozione magica, dicendo:
«Fagli bere questa, e domani tornerà tutto come prima».
Ma non fu così.
Chiara scoppiò in lacrime. L’ultima speranza era svanita.
«Basta piangere, suvvia! Non c’è tempo per la paura. Chiara, ti darò l’indirizzo di un erborista. In passato, mi ha guarito. Prova da lui».
Il giorno dopo, Chiara era nello studio del vecchio erborista. Gli mostrò le analisi di Gabriele. L’uomo le diede alcune boccette di liquido verde.
«Ecco il trattamento. Attenzione al dosaggio! Tornate insieme fra dieci giorni. Continueremo».
«Insieme? È a letto!» esclamò Chiara.
«Ragazza«Tornerà in piedi, vedrai. L’amore è più forte di tutto», rispose l’erborista con un sorriso enigmatico, e così fu.






