**Amore**
Marco rimase a lungo immobile, fissando il telefono. Aveva rimandato troppo. Finalmente, respirando profondamente, premé il tasto per chiamare. Un suono, due… “No, non ce la faccio,” si rimproverò per la vigliaccheria, stava per riattaccare quando all’improvviso la voce di Enrico risuonò dall’altra parte:
“Ehilà, testa di legno! Dove ti sei cacciato?”
“Ciao. Eh, il lavoro mi ha sommerso…”
“Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?” reagì prontamente l’amico.
“No, tutto a posto. E da voi?”
“Da noi bene. Solo che Bianca ci sta facendo impazzire. Si è innamorata, figurati! Un giorno piange, il giorno dopo balla. A volte non vuole uscire di casa, altre volte torna a mezzanotte. E soprattutto, non dice una parola, muta come un pesce. E tu? Ancora scapolo?”
Marco deglutì, come prima di un tuffo da una scogliera alta dieci metri. Eccola, la domanda scivolosa.
“No, ma ci sto pensando,” rispose con una voce che gli si era fatta stranamente sottile.
“Davvero? Finalmente una donna ha conquistato il cuore del nostro eterno single? Era ora, amico, era ora. Non dimenticarti di invitarci al matrimonio, sarò offeso se mi freghi.”
“Certo. Senza di voi non sarebbe lo stesso.”
“Non hai intenzione di venire a trovarci?”
Marco sapeva che sarebbe arrivata quella domanda. Non poteva più tornare indietro.
“Beh… in realtà sono già qui.”
“Cosa? E allora perché non parli, maledetto! Ti sei sistemato in un albergo? Roberta si offenderà. Quando vieni da noi?”
“Ehi, rallenta. Non riesco a seguirti,” rise Marco. “Passerò quando posso.”
Era arrivato già da mesi, mezzo anno fa. Ma non era necessario che Enrico lo sapesse. Aveva comprato un appartamento, lo aveva arredato, sistemato il lavoro e, soprattutto, suo padre era malato. E poi c’era Bianca, il vero motivo per cui aveva evitato di farsi vedere.
“Niente ‘quando posso’. Mi senti? Ti conosco troppo bene. Vieni subito,” insisté Enrico.
“Oggi è troppo tardi. Domani,” promise Marco.
“Ricordati, domani ti aspettiamo. Vado a dare la bella notizia a Roberta.”
E così, il primo passo era fatto. Se solo Enrico avesse saputo cosa gli aveva combinato, non sarebbe stato così felice. Bianca poteva essere fiera di lui. Lui, invece, si comportava come un ragazzino impaurito che non osa presentarsi ai genitori della sua ragazza. “Ma Bianca è fantastica, non ha detto nulla. Incredibile, l’ho tenuta tra le braccia appena nata, e ora… voglio sposarla.”
Ma andiamo con ordine…
***
Erano amici dal primo anno di università: Enrico, Marco e Roberta. Entrambi si erano innamorati della bella e intelligente ragazza. Piaceva a molti, ma nessuno poteva competere con Enrico e Marco. Litigarono persino per lei, nessuno voleva cedere. Se Roberta aveva intuito i sentimenti che ribollivano nei loro cuori, non lo diede a vedere, trattandoli entrambi con la stessa affettuosa neutralità, senza favorire nessuno. E, bisogna dargliene atto, senza mai approfittarsi del suo potere.
I ragazzi impazzivano, rischiarono pure di azzuffarsi. Alla fine si promisero che, se Roberta avesse scelto uno di loro o qualcun altro, non si sarebbero opposti. Eppure, ognuno cercò in tutti i modi di conquistarla. Ma lei non fece preferenze. Non rimase che aspettare.
Poi, verso il terzo anno, Roberta iniziò a mostrare interesse per Marco. Lui si gonfiò d’orgoglio. Enrico, invece, impazzì dalla delusione e dall’amore, ma una promessa era una promessa. Si autoesiliò, smise perfino di andare all’università pur di non vederli insieme.
Marco comprò una bottiglia di vino e andò da lui. Passarono la serata a bere e parlare. Verso la fine, Marco capì che non amava Roberta con la stessa intensità di Enrico. Lui davvero non poteva vivere senza di lei.
Risolse tutto in modo semplice: finse di essersi innamorato di un’altra. Roberta, naturalmente, ingelosì, lo aggredì, pianse, lo accusò di tradimento. E proprio come aveva previsto Marco, trovò conforto accanto a Enrico.
E lui la amava così tanto che presto Roberta ricambiò, con un affetto sincero. Marco, certo, provò gelosia—l’amore non svanisce in un attimo—ma sapeva che Roberta sarebbe stata più felice con Enrico. Non si pentì mai di quella scelta. Né Enrico né Roberta capirono mai il ruolo che lui aveva avuto nella loro felicità.
Si sposarono subito dopo la laurea. Marco fu testimone alle nozze. Nove mesi dopo, Roberta diede alla luce una bambina. Gli amici andarono insieme in ospedale. Entrambi felici, con i fiori in mano. L’ostetrica esitò, non sapendo a chi consegnare il fagotto avvolto nel nastro rosa.
Enrico si fece avanti, prese la piccola tra le braccia, ma poi la passò a Marco.
“Prendila tu, ho paura di farla cadere, sono troppo emozionato,” sussurrò.
Marco la prese, guardò dentro la copertina e vide un miracolo: labbra rosa a forma di cuore, un nasino a bottone, guance di velluto. Il suo cuore si riempì di un tale calore che gli salirono le lacrime agli occhi. “Poteva essere mia figlia,” pensò.
Pochi giorni dopo, Marco partì. Prima per Firenze, poi per il Nord. Tornando in vacanza, faceva sempre visita agli amici. Bianca cresceva identica alla madre. Da ragazzina magra con le treccine, divenne una donna affascinante. Invidiava, nel bene, la felicità dei suoi amici. Lui, invece, non aveva mai incontrato quella donna giusta. Ci furono relazioni, ma mai abbastanza serie per un matrimonio.
***
Con Bianca aveva sempre avuto un rapporto speciale. Forse per quel momento in ospedale, quando il cuore si era riempito d’amore davanti a quel piccolo miracolo. Tornato in vacanza, rimase stupito da quanto fosse cresciuta, quanto assomigliasse a Roberta, la ragazza di cui una volta si era innamorato. Non gli correva incontro festosa, non lo baciava più sulla guancia come faceva da piccola. Il suo imbarazzo in sua presenza, Marco lo attribuì all’età.
La vacanza finì troppo presto, come sempre. I suoi genitori invecchiavano, si ammalavano, e Marco iniziò seriamente a pensare di tornare a casa per sostenerli. Si salutarono in fretta, perché partiva all’alba con il primo treno per Roma, e da lì sarebbe volato a Milano.
Il treno quasi vuoto. Marco si sistemò vicino al finestrino, chiuse gli occhi sperando di dormire. Poco dopo, sentì qualcuno sedersi di fronte. Apri gli occhi sotto quello sguardo insistente e, con stupore, vide Bianca. Il sonno svanì all’istante.
“Che ci fai qui?” chiese sorpreso.
“Ti accompagno. So che non mi prendi sul serio, ma devo dirtelo… Ti amo.” Così, senza mezze misure, lasciandolo senza fiato.
“Anch’io ti amo. Ma come una figlia. La figlia dei miei amici,” rispose controllato. “I tuoi non sanno dove sei, vero? Se no mi avrebbero già tempestato di chiamate. Non ho tempo di riaccompagnarti a casa,Marco la guardò scendere dal treno, il cuore stretto in una morsa di desiderio e rimpianto, mentre il fischio del convoglio segnava la fine di un amore impossibile e l’inizio di un silenzio che avrebbe portato per sempre.