**4 Settembre 2023**
Oggi è accaduta una cosa che mi ha scosso. Sofia Rossi era in piedi davanti alla preside Valeria Romano, le mani che strizzavano documenti sgualciti. “La supplico, Valeria! Non mi licenzi! Ho due figli e un mutuo!” Piangeva di sangue. La vedevo tremare. Valeria, con tono grave, le ricordò che aveva falsificato il diploma magistrale. “Ma mancava solo un anno alla laurea! Al San Raffaele!” urlò Sofia. Le concessero un mese per produrre il vero diploma.
Mentre usciva dall’ufficio, Sofia mi sbatté quasi addosso. La trattenni per un gomito: “Sembri un fantasma!”. Mi confessò tutto, vergognandosi: “Ho falsificato i documenti, Marco. Per i bambini”. Le proposi di aiutarla con l’archivio dell’università, sapendo di un contatto là. Ma mentì ancora: disse che il diploma era andato perduto nel trasloco.
Venne a cena da me quella sera. Vivevo solo da quando Lucia morì tre anni fa. Aveva lasciato un vuoto che nemmeno la pesca sul lago di Como o i romanzi storici riempivano. Sofia mi parlò dei suoi figli: Matteo, sette anni, e Viola, cinque. Il marito pagava gli alimenti a singhiozzo. Le portai mele dal mio orto in Brianza. Ogni sorriso suo mi scaldava il cuore.
Una settimana dopo, la verità emerse. L’amico dell’archivio non trovò tracce di lei. “Non mi laureai mai”, ammise a capo chino. “Dopo il matrimonio e le gravidanze, abbandonai tutto”. Aspettavo il mio sdegno, ma sorpresi me stesso: “Ti aiuto a finire gli studi. Ti presto i soldi per le tasse”. Tremava. “Perché?” le chiesi. “Perché ho visto come curi quei bambini”.
Spiegammo l’attesa alla
Finalmente, tenendo stretta mia moglie Giulia mentre ballavamo, compresi che la vita mi aveva dato una ricompensa inaspettata per aver creduto nella sincerità di un cuore pentito.
