Amore nato da una menzogna

Alessia Rossi aspetta con gli occhi gonfi davanti al preside, le mani che stringono documenti sgualciti. “Dottoressa Bianchi, la supplico! Non mi licenzi! Ho due figli, un mutuo!”
Valeria Bianchi, dirigente della Scuola Primaria Manzoni di Milano, Milano, scuote la testa con un sospiro. “Alessia, lei ha falsificato la laurea in Scienze della Formazione. È una violazione gravissima che…”

“Stavo per completare gli studi! Giuro! Mi mancava solo un anno alla discussione della tesi!” interrompe Alessia, lacrime che solcano le guance. “Mi dia un’altra possibilità!”

Valeria osserva la giovane insegnante con compassione. Alessia lavora qui da tre anni, adorata dagli alunni, apprezzata dai genitori. Ma le regole sono chiare.

“Bene. Ha un mese per presentare la laurea autentica. Altrimenti…”
“Grazie! Mille grazie!” Alessia si precipita verso l’uscita, ma si volta sulla soglia. “Come ha scoperto?”
“Il Provveditorato ha verificato i titoli di tutto il personale. È emersa una discrepanza.”

Fuori dall’ufficio, Alessia sbatte quasi contro Bruno Mancini, insegnante di educazione fisica. L’uomo alto, dai capelli brizzolati, la trattiene per un gomito. “Alessia, cosa succede? È pallida come un cencio.”
“Bruno, è finita! Mi licenziano!” singhiozza.
“Ma perché?”
Lei esita. Rivelare la verità è umiliante. Bruno è integerrimo, rispettato da tutti, insegna da vent’anni.
“Problemi con i documenti,” bofonchia evasiva.
“Quali problemi? Forse posso aiutare.”
Alessia alza lo sguardo gonfio di pianto. Dopo il divorzio, l’affetto paterno di Bruno le mancava terribilmente.
“La laurea… Ho difficoltà con la laurea.”
“L’ha smarrita?”
“Sì,” mente, aggrappandosi a quell’unica scusa. “Durante il trasloco. Le pratiche per il duplicato sono lunghe, burocrazia infernale.”
Bruno si gratta pensieroso il mento. “Dove ha studiato? Quando si è laureata?”
“All’Università di Milano,” risponde senza esitare. In verità aveva frequentato solo tre anni, prima di sposarsi e avere figli.
“Sa? Conosco qualcuno nell’ufficio archivi di quell’ateneo. Potrebbe accelerare il duplicato. Sposata o nubile all’epoca?”
Alessia sente la menzogna inghiottirla sempre più.
“Nubile. Alessia Rossi.”
“Bene, parlerò con Pietro Santini. Gestisce l’archivio. Siamo amici dai tempi dell’università.”
“Bruno, siete… troppo gentile con me,” sussurra. “Non so come ringraziarvi.”
“Su, siamo colleghi. Ci si aiuta tra noi.”

A casa, Alessia si aggira per la cucina come una fiera in gabbia. Matteo, sette anni, fa i compiti, mentre Sofia, cinque, gioca con le bambole.
“Mamma, perché piangi?” chiede il bambino sollevando lo sguardo dal quaderno.
“Niente, tesoro. Solo stanche
—Ginevra mio tesoro, raccontami come avete incontrato Bruno? Sarà stato romantico— chiede zia Marina avvicinandosi alla sposa.
Ginevra osserva il marito che balla con i bambini tra risate e musica festosa e sorride dolcemente.
—Tutto è nato da un errore, zia. A volte dalle scelte sbagliate possono sbocciare i fiori più belli—.
—Com’è possibile?—
—Così, l’importante è trovare il coraggio di rimediare e credere nel perdono—.
Bruno si avvicina raggiante, tendendo la mano verso di lei.
—Mia splendida moglie, balliamo ancora un valzer?—
—Balliamo, amore mio—.
Mentre volteggiano nel lento abbraccio, Ginevra ripensa alla vita che a volte forgia dolori in gioie inaspettate.
L’ombra dell’inganno è svanita per sempre davanti alla luce della loro sincerità condivisa.

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