Caro diario,
oggi mi è tornato in mente lincresciosa vicenda di Ginevra, la figlia di Maria, che una volta fu la più spensierata di tutte le ragazze di San Casciano. Un pomeriggio, sulla soglia del vecchio granaio, lha vista chiedersi con voce tremante: Che accadrà ora? ma più per rassicurarsi che per chiedere conferma al suo fidanzato. Lui, impassibile, le ha risposto: Sto per mandare i parenti a farsi avanti. Aspetta solo un po.
Ginevra tornò da un appuntamento che cambiò tutta la sua esistenza, radiosa e misteriosa. Raccontò con dettagli alle due sorelle minori, Livia e Aurora, che era stata travolta da un amore folle per Lorenzo, il giovane del villaggio vicino di Montepulciano. Lorenzo le aveva promesso di sposarla in autunno, dopo aver finito i lavori nei campi. Dopo quel quasibacio tra le spighe, ormai era suo dovere chiedere la mano di Ginevra.
Il raccolto era stato mietuto, le provviste erano immesse nelle granai, lanno nuovo si avvicinava, ma i parenti non si vedevano. Maria, la madre, notò un cambiamento nella figlia più grande: la solita allegria era scomparsa, il suo aspetto era divenuto irregolare. In una serata di confessione, Ginevra rivelò i suoi timori e la zia Gianna, curiosa di guardare negli occhi il presunto cognato, chiese se i parenti fossero davvero spariti.
Senza esitare, Gianna andò a Montepulciano a bussare alla porta della madre di Lorenzo, Signora Francesca, che non sapeva nulla della vita privata del figlio. Gianna sfogò tutta la sua opinione e le due donne si rivoltarono contro Lorenzo, il quale replicò: Come faccio a sapere chi sarà il padre di Ginevra? In paese ci sono tanti ragazzi. Dovevo riconoscere tutti i bambini come miei? Inorridita, Gianna, per rimpianto, gli augurò: Che tu possa sposarti per tutta la vita, infame!
Forse quelle parole risuonarono fino al Cielo, perché Lorenzo fu poi sposato quattro volte. Il volto di Maria tradì che aveva intuito il risultato amaro dellincontro tra le due madri. Gianna, con tono rigido, ammonì tutte le sue figlie: Al padre non dire nulla! Decideremo noi. Così Ginevra fu mandata a Firenze a stare con parenti; quando sarebbe nato il bambino, doveva essere lasciato al reparto maternità, altrimenti le donne del villaggio avrebbero sussurrato per sempre. Che Dio voglia che tutto si risolva, disse Gianna.
Il marito di Gianna, il vecchio maestro della scuola, Denis Valeriano, era rispettato e temuto per la sua giusta severità. Quando la figlia maggiora fece entrare il neonato in casa, fu considerato un vero scandalo. Gianna non poteva permettere una tale vergogna e, con il marito, decise di mandare Ginevra in città a lavorare. È già una donna di ventanni, commentò Denis, mentre sorvegliava le sorelle più giovani. Livia fu destinata a Padova per larte, Aurora a Roma per il commercio.
Le voci del villaggio arrivarono alle orecchie di Denis. I suoi studenti gli riferirono che nella sua stessa famiglia cerano problemi. Il maestro, furioso, rimproverò sua moglie: Come hai potuto mettere il bambino in un orfanotrofio? È la nostra prima nipote! Vederò la bambina nella nostra casa! Gianna, spaventata, non poteva più sostenere la pressione.
Il piccolo fu portato a San Casciano e chiamato Annalisa. Per il primo anno non seppe nulla della sua famiglia. Ginevra portò il peso di quel peccato per tutta la vita, ma accettò ogni suo gesto con pazienza. I nonni, Denis e Gianna, si occuparono delleducazione di Annalisa, mentre Ginevra ricordava lultimo incontro con Lorenzo tra le spighe profumate. Nonostante il tradimento, lamore che provava per lui rimaneva, lamore non è una patata da buttare via come diceva una volta il nonno.
Diventata madre single, Ginevra vide nei tratti di Annalisa il riflesso di Lorenzo, anche se la bambina era più dura come un vero ragazzaccio. Quando Ginevra compì venticinque anni, un giovane chiamato Federico, amico dinfanzia e figlio di una vedova con tre figli, iniziò a corteggiarla. Il fratello di Gianna, ormai sposato, aveva una figlia, ma Federico mostrava interesse sincero. Ginevra, pur esitante, accettò, sapendo che la vita con un figlio non sarebbe stata semplice.
Organizzarono un matrimonio rustico, poco più di una festa di paese, e si trasferirono a Roma per sfuggire agli occhi indiscreti. Federico adottò Annalisa e la trattò come sua figlia, senza distinzioni. Nacque poi una seconda figlia, Lucia, e la famiglia fu felice, serena, con i valori di rispetto e comprensione.
Dieci anni passarono. Unestate, Annalisa, Lucia e quattro nipoti si recarono a casa di Gianna per le vacanze. Gianna, ormai una nonna orgogliosa, passeggiava per il villaggio con tre nipoti e tre nipotine. Un giorno, mentre Lucia rovistava in un vecchio ripostiglio, trovò un taccuino polveroso. Leggendo le pagine, scoprì che il padre di Annalisa non era Federico ma Lorenzo. Il taccuino era il diario segreto di Ginevra.
Annalisa, scioccata, lo mostrò subito a sua cugina. Le due ragazze corsero dalla nonna Gianna, che confessò tutto, rimpiangendo di non aver bruciato quel diarietto tanto tempo fa. Incapace di accettare la rivelazione, Annalisa volle incontrare il suo vero padre. Giunta a Montepulciano, fu accolta dalla madre di Lorenzo, che riconobbe subito la somiglianza.
Lorenzo, uscito dalla stanza accanto, guardò le due ragazze e chiese: Chi di voi è la mia figlia? Annalisa rispose con audacia: Potrei esserlo! Lorenzo la invitò fuori, ma pochi minuti dopo tornò furiosa. La madre di Lorenzo, per stemperare la tensione, offrì loro del vino e del liquore forte. Siamo ancora giovani, non beviamo così tanto, protestarono, ma poi finirono per bere.
Il viaggio di ritorno fu confuso. Annalisa raccontò a sua cugina: Mi ha proposto dei soldi per liberarmi, ma non li ho accettati. Non mi piace mio padre, neanche se sembrava una copia di lui. Gianna, curiosa, chiese cosa fosse accaduto e Annalisa rispose: Oltre a Federico, non ho altri padri. Da quel giorno, nutrì rancore verso la madre, che aveva affidato la bambina allorfanotrofio.
Ginevra, ormai anziana, osservava le figlie crescere, le nuore sposarsi e i nipoti prosperare. Lorenzo non dimenticò mai Ginevra, talvolta la incontrava a Roma. Lei lo accoglieva con dignità, dimostrando al suo ex che viveva bene, amata e autosufficiente.
Alla fine, la vita mi ha insegnato che le passioni impetuose lasciano cicatrici profonde, ma è il rispetto reciproco a ricostruire la casa. Ho imparato che non si può colpevolizzare il passato, né punire chi ci ha tradito, perché il perdono è lunico ponte verso la pace. Così, caro diario, concludo: la vera saggezza sta nel saper accettare gli errori altrui, lasciarli alle spalle e costruire un futuro basato sulla lealtà e sullamore autentico.





